Bastia e avanza

10 Marzo 2007 di Stefano Olivari

Novembre 1977, Zurigo, sede dell’Uefa; ci sono i sorteggi degli ottavi di finale della Coppa Uefa ed al piccolo Bastia, che ha eliminato nei primi due turni i favoritissimi Sporting Lisbona e Newcastle, viene accoppiato uno dei candidati per la vittoria finale: il Torino di Gigi Radice. In queste stagioni i granata sono i veri antagonisti in Italia della Juventus di Trapattoni e Scirea, hanno vinto uno scudetto due anni prima e possono contare su diversi giocatori che militano in nazionale come Castellini, Mozzini, Pecci, Zaccarelli, Claudio e Patrizio Sala oltre ai fortissimi “gemelli del gol” Pulici e Graziani: molti di loro faranno parte della brillante spedizione Mundial in Argentina sei mesi dopo, un giornale autonomista corso ne approfitta cercando di accendere i toni con una prima pagina “Corse – Italie” piuttosto aggressiva. Il Bastia ha pochissime chances di passare, tanto più che nella partita di andata Paolino Pulici porta avanti il Toro già a metà del primo tempo con un tiro al volo su cross di Claudio Sala. I Corsi però si mettono a giocare pazientemente e nel finale del primo tempo pareggiano con Claude Papi , dopo un ottimo uno-due con Larios, raddoppiando al quarto d’ora della ripresa con un gol di Johnny Rep su sponda di Felix; il vantaggio di 2-1 è modesto, anche perchè Felix e Papi sprecano due ghiotte palle gol che avrebbero arrotondato il punteggio, ma consente comunque di sperare per il ritorno in Piemonte. E’ già arrivato l’inverno quando, il 7 dicembre 1977, si gioca al Comunale di Torino la partita di ritorno su un campo completamente ricoperto dalla neve; ci sono circa settantamila spettatori ma ben quindicimila sono tifosi dei Leoni in maglia blu, arrivati dalla Corsica e da tutta la Francia: non sanno ancora che li aspetta la notte più incredibile della storia della loro squadra…Passano venti minuti e con un gol da antologia al termine di una splendida azione collettiva Jean-François Larios porta in vantaggio il Bastia con un tiro da 25 metri, ma il Torino è una corazzata e dopo due minuti pareggia con Ciccio Graziani che approfitta di un rinvio maldestro di Orlanducci. In apertura di ripresa segna ancora Graziani ristabilendo così la parità sul doppio incontro, con i Granata che però sembrano lanciati verso il trionfo, spinti dal pubblico di casa e dal vantaggio psicologico di aver ribaltato il risultato. Il Bastia inoltre ha diverse assenze, in attacco gioca il giovanissimo marocchino Abdelkrim Merry “Krimau”, nel prepartita Cahuzac aveva definito il suo impiego una “soluzione non ottimale, ma l’unica possibile”; ebbene, proprio Krimau, che tutti pensavano sarebbe stato in difficoltà con il suo fisico esile su un campo pesante come quello del Comunale, pareggia al 50′ dopo un’azione insistita di Cazes, e porta di nuovo in vantaggio il Bastia al 67′ con una meravigliosa corsa in solitario partita nel cerchio di centrocampo. Il punteggio non cambierà più, il Torino è in 10 per l’infortunio di Mozzini che si scontra con Rep (Zaccarelli e Castellini sono già stati sostituiti, sempre per problemi fisici), sulla neve di Torino il Bastia vince 3-2 ed i tantissimi tifosi corsi, che tanti chilometri avevano fatto per venire a vedere i loro campioni, piangono dalla gioia applaudendo Krimau e gli altri eroi della serata; il Torino ha giocato bene ma lo spirito combattivo ed il cuore dei giocatori in maglia blu, titolari e riserve, isolani e non, ha avuto la meglio in una partita da leggenda. Con la primavera ritornano i quarti di finale, in Coppa ci sono ancora, tra gli altri, il Barcelona (che grazie a una prestazione magistrale di Cruijff ha ribaltato al Nou Camp lo 0:3 subito in casa dell Ipswich Town), l’Aston Villa che ha eliminato l’Athletic Bilbao, l’Eintracht Frankfurt di Grabowski e Holzenbein (battuto 4-0 il Bayern di Rummenigge), il Grasshoppers che ha eliminato la Dinamo Tbilisi di Ramaz Shengelija (uno dei giocatori preferiti dell’autore), il PSV Eindhoven dei gemelli Van de Kerkhof e due squadre della DDR, il Magdeburgo ed il Carl Zeiss Jena, che (insieme alla Dinamo Dresda), fornirono quasi tutti i giocatori della Nazionale oro olimpico a Montreal 1976. Il Bastia è il classico vaso di coccio, ma il sorteggio contro il Carl Zeiss Jena, tutto sommato è relativamente fortunato… Il 1 marzo ritorna la Uefa al Furiani, il Bastia anche stavolta esordisce in casa ospitando l’undici tedesco che si presenta apparentemente in pigiama, a causa delle infelici divise a righine orizzontali bianche e blu; a svegliarli brutalmente ci pensa Larios con un siluro all’incrocio dopo tre minuti, sul quale Zimmer non può nulla, sul finire del primo tempo raddoppia Claude Papi e si va al riposo sul 2-0. Nella ripresa però il Carl Zeiss Jena si scioglie sotto gli attacchi dei Leoni, che segnano addirittura altre cinque volte con Mariot, Felix (2), Cazes e Franceschetti…la doppietta dell’attaccante Raab, fortissimo nel gioco aereo, riduce leggermente il passivo che resta in ogni caso umiliante, 7-2 per il Bastia che festeggia la settima vittoria consecutiva in Europa, un exploit all’epoca mai riuscito nemmeno al Real Madrid di Di Stefano. Nonostante un vantaggio decisamente corposo, il ritorno in Germania Est è sempre da temere per le “misteriose” trasformazioni dei giocatori tedesco-orientali nelle partite di Coppa giocate in casa, durante le quali corrono al doppio della velocità degli avversari (la Roma ne sa qualcosa). In più l’ambiente è caldissimo, sia perchè lo stadio intitolato al fisico Ernst Abbe è strapieno, sia perchè un altro Corso piuttosto famoso nel 1806 proprio a Jena aveva travolto l’esercito prussiano guidato da Federico Guglielmo I (un enorme striscone con scritto “Waterloo” accoglie i 1000 coraggiosissimi tifosi del Bastia che hanno attraversato la Cortina di Ferro), e i tifosi tedeschi non mancano di sottolinearlo minacciosamente. In effetti lo Jena si porta in vantaggio abbastanza presto col solito colpo di testa di Raab, ma cinque minuti dopo Papi pareggia; la partita diventa una battaglia, i Tedeschi passano ancora tre volte ma ai loro gol risponde Krimau, la partita termina poi 4-2, il Bastia viene sconfitto ma non importa, la semifinale è stata raggiunta. Il sorteggio è ancora una volta benevolo, PSV e Barcelona, le squadre di maggior prestigio, si scontrano tra di loro mentre al Bastia tocca il Grasshoppers Zurich (forse la miglior squadra svizzera di sempre nella storia delle coppe); l’andata questa volta si gioca in Svizzera contro una squadra ricca di nazionali e senz’altro superiore dal punto di vista fisico. Il Bastia passa per primo, con una serpentina di Merry Krimau servito da Papi, poi le “Cavallette” ribaltano il risultato con un giovanissimo Heinz Herrmann (quello che 10 anni dopo bucherà Zenga a San Siro con un siluro dalla distanza in un Italia-Svizzera) e Raymondo Ponte su rigore. Sempre su rigore conquistato da Rep arriva al 36′ il pareggio di Papi che spiazza il portiere svizzero. Nella ripresa la rete del centrale Montadon su corner sancisce il definitivo 3-2 per il Grasshoppers che spreca diverse occasioni per arrotondare il punteggio, il Bastia torna sconfitto, ma le possibilità di qualificazione per il ritorno sono intatte. Il ritorno dunque, si gioca il 12 aprile al Furiani sotto una pioggia battente, davanti a 15 mila spettatori stipati come sardine sulle tribune di uno stadio che ne può contenere diecimila a malapena, si soffre, basterebbe un solo gol ma non arriva, il Grasshoppers è una squadra forte e con una difesa ben organizzata, il portiere Bebig è in giornata di grazia e ferma gli attaccanti corsi con parate miracolose; quando mancano venti minuti circa, e la tensione si sta trasformando sempre più in ansia e nervosismo, dai piedi del trascinatore Claude Papi arriva il gol che tutto un popolo sta aspettando, dopo un rinvio affannoso della difesa Papi incrocia splendidamente un tiro al volo dai venti metri su cui Bebig non può nulla: gli ultimi minuti sembrano interminabili, gli Svizzeri si riversano in attacco ma le occasioni sono poche, il Bastia vince uno a zero ed è in finale, grazie all’orgoglio ed alla classe del suo gioca

tore più carismatico e, purtroppo, compianto. Nell’altra semifinale il Barcelona, nonostante la doppietta di Charly Rexach, non riesce a capovolgere il 3-0 dell’andata e così il PSV Eindhoven viene a giocarsi l’andata della finale al Furiani. Il 26 aprile 1978 la Corsica nord-orientale è travolta da una tempesta, il Furiani è a ridosso delle montagne ed il campo è quindi completamente allagato, ma l’arbitro jugoslavo Maksimovic decide di giocare ugualmente, i Mondiali imminenti non permetterebbero di recuperare la partita. E così per la prima mezzora della finale non si può parlare di calcio, quanto piuttosto di un arrembaggio blu alla porta di Van Beveren nonostante le pozzanghere ostacolino drammaticamente l’avanzata coraggiosa dei Leoni di Corsica, deviando i passaggi e rallentando i tiri; uno sforzo così generoso si rischia di pagarlo sul finale del tempo quando i gemelli Van de Kerkhof si rendono assai pericolosi. Nella ripresa il copione non cambia, gli Olandesi si difendono nella risaia della loro area, solamente un colpo di fortuna potrebbe aiutare a segnare un gol; purtroppo questo non arriva, ed i ventidue giocatori, ormai ricoperti completamente di fango, devono giocarsi la Coppa ad Eindhoven. Il 9 maggio 1978 si disputa l’ultimo atto al Philips Stadion di Eindhoven, illuminato da un sole mai tanto beffardo, per la Corsica. I giocatori del Bastia sembrano avere le gambe di piombo, non riescono a frenare gli Olandesi che puntualmente passano con Willy Van de Kerkhof. La partita è a senso unico, Rep e Krimau hanno un paio di occasioni che potrebbero ribaltare il risultato ma non riescono a concretizzare; al ventesimo della ripresa si chiude l’agonia, in due minuti segnano Dyckers e Van der Kuylen e la speranza svanisce: il PSV vince la Coppa. Sicuramente nel momento più importante della stagione il Bastia ha deluso, ma la Corsica e la Francia intera applaudono con orgoglio i loro campioni, tanto che l’ Equipe pubblica le righe del poeta Vittoriu d’Albitreccia “in lingua materna” “… Da Levante a Punente, l’Auropa scummossa hà scupertu una squatra, un’ isula, un populu è i ghjurnali di tutti i paesi indicanu induv’ella si trova a CORSICA ! Dimula franca, hè questa a più bella vittoria di BASTIA!”, ed è proprio vero che Papi, Orlanducci e gli altri Leoni hanno dato visibilità e prestigio ad una regione meravigliosa, onorandolo con le loro imprese di campioni per tutta l’Europa. Prima di tornare a parlare della storia della nazionale di Michel Hidalgo, è doveroso raccontare della mitica impresa del Metz nella Coppa delle Coppe 1984/85, che al primo turno si trova a dover affrontare il Barcelona di Bernd Schuster futuro vincitore della Liga. L’andata in Francia si chiude sul 2-4 per i Catalani che passano prima grazie ad un autogol di Luc Sonor, pareggiato dall’attaccante jugoslavo Zvonko “Toni” Kurbos, e in apertura di ripresa con Schuster, Calderè e Carrasco; nel finale Rohr accorcia su rigore, ma nessuno può pensare che il Barcelona possa dilapidare un vantaggio simile, tanto più che al Nou Camp dopo mezz’ora di gioco “Lobo” Carrasco porta in vantaggio i blaugrana. A questo punto accade l’incredibile, nel giro di due minuti prima Kurbos poi un’autogol di Sanchez ribaltano il risultato, ed al decimo della ripresa ancora Kurbos segna per i “Lorraines”. Il Barcelona sarebbe ancora qualificato ma diversi soci già abbandonano lo stadio indignati per la figuraccia; si perderanno all 85′ minuto la terza rete di Kurbos, quella decisiva per l’ 1-4 che vale la qualificazione per il Metz. La leggenda vuole che Schuster durante la partita abbia offerto dei prosciutti ai giocatori francesi, forse per “ammorbidirli”… Il Metz non andrà molto avanti nella Coppa, poichè nel turno seguente verrà eliminato dalla Dynamo Dresden, ma la notte del 10 ottobre 1984 resterà per sempre la più gloriosa della storia del piccolo club della Lorena.

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

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