Anima del ciclismo

10 Maggio 2011 di Simone Basso

di Simone Basso
Accade all’improvviso, si materializza con un fotogramma tremendo che per pietà umana (e il buonsenso di chi manovra il banco della regia) viene rimosso subito. Wouter Weylandt sta correndo la terza tappa, che l’anno scorso (si era in Limburgo) vinse, cade in discesa e muore.
“Così è la vita”. Osservandolo in diretta, proprio quando il corpo annuncia la morte, è come se si avvertisse una brezza. E’ il vento, il sospiro, che ci collega all’anima della persona: ce lo dice il significato stesso della parola, che deriva dal greco ànemos. Tante altre persone muoiono lavorando, magari facendo mestieri più di merda e pericolosi del ciclista, di sicuro meno appaganti ed esaltanti. Il ciclismo però ti offre quel senso spietato dell’esistenza che ti conduce direttamente sull’asfalto della strada. Non fa mai sconti perchè tende all’assoluto: più passa il tempo, invecchiando, e non sopportiamo l’idea che lo si confonda con quasi tutto il resto dello sport. Perchè, dal punto di vista oggettivo, non c’è proprio paragone. E’ un paesaggio esteriore che ci obbliga a fare i conti, nudi e crudi, con quello interiore. Il resto invece, l’attualità, è il dolore cosmico, annichilente, di Anne Sophie che aspetta un figlio dell’uomo che ama.
Wouter era al Giro per sostituire Daniele Bennati, il velocista designato della Leopard Trek per la corsa rosa, che si era infortunato qualche giorno prima della partenza.
Una coincidenza.
Abbiamo già fiutato l’olezzo di chi sbatte in prima fila, sulla carta e sul web, quella foto e il frammento tragico della trasmissione tivù. Sono gli stessi che straparlano di ciclismo solamente per farlo a pezzi.
Forse, per qualche ora, si vergogneranno un po’ e faranno silenzio; poi ricominceranno la loro missione possibile. Una bella dichiarazione di un federale sull’etica sportiva e una barzelletta di Gene Gnocchi.
E faranno finta di niente. Oggi il plotone, verso Livorno, renderà omaggio a Wouter. Domani, dopo la processione, fingerà che tutto sia come prima. Noi che ne abbiamo viste troppe ma che non ci abitueremo mai, continueremo a coltivare un piccolo segreto.
… Quando una persona muore, muore solo in apparenza. Nel passato è ancora viva, per cui è veramente sciocco che la gente pianga al suo funerale… E’ solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segua un altro, come nodi su una corda, e che quando un istante è passato sia passato per sempre”,
(Kurt Vonnegut)
 

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