Allargati e contenti

18 Marzo 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Le regole cambiate in corsa, gli arieti del Pianella, le prospettive di Treviso, l’allenatore perfetto dell’Armani, la sicurezza secondo l’Olympiakos e il mezzo basket di Sky.
 

Siamo pieni di vizi, diceva Monica Vitti a Jeanne Moreau nel passaggio storico de La Notte, ma senza praticarne nessuno. Sarà per questo che questa storia della serie A di basket allargata a chi può permettersi di tutto e quasi di più ha fatto venire le bisce in testa a troppa gente. Si parla del nulla, fuori dalle regole, come sempre, cambiando ancora in corso d’opera senza resistere un quadriennio. La crisi esiste, dare soldi avendo in cambio soltanto bocciature, per palazzi nuovi, per progetti nuovi, infastidisce chi nello sport è arrivato senza avere il sacro fuoco cercando due cose: visibilità e qualche buon affare. Dicono che i Benetton hanno mandato un segnale forte. Bugie. La famiglia non sente più nella stessa maniera la passione originaria che fece di Gilberto l’antagonista di Luciano il creativo. Una sfida su discipline diverse, ma un divertimento anche quello. Dire che bisogna stare all’erta è appena normale, ma prima di mettersi nel gregge valutare tutto.
A proposito di gregge, domani sera nell’ovile reale del Pianella ci saranno due arieti che ci stanno davvero simpatici: il Custer Trinchieri e il Pino Bertoldino Sacripanti. Due generali con fantasia, passione per la vita. Ci piacciono perché anche loro, come noi, nelle battaglie contro il peso eccessivo perdono più spesso che sul campo di basket, due che hanno fatto cose importanti a Cantù e lontano dalla culla. Il Pino prima del Trinca, ma è bello vederli in armi e sentirli litigare in rotativa: fa bene la Bennet a non credere che Caserta penserà più alla dura sfida europea con Kazan che a questo salto dalla roccia cantuchiana. Certo il viaggio all’Est sarà lungo, la partita dura, ma la classifica dice che la Pepsi ha bisogno di stare nel mare playoff per non trovarsi fra due settimane senza nulla in mano. Il Pino non regala colonie profumate, lui ha bisogno come Trinchieri di ripartire andando al massimo perchè nove giornate sono niente e c’è bisogno di fieno se davvero l’inverno durerà per tutto il mese.
Il sabato del villaggio offre anche la santa processione per i peccatori di Pesaro e Treviso. Sarà un tormento televisivo piacevole e Dalmonte ricorderà a Repesa che non esiste inganno europeo anche se è vero che la Benetton contro i tedeschi di Gottingen si gioca molto più della sua intera stagione perché se mancasse le finali organizzate in casa diventerebbe tutto molto tetro in un Palaverde dove, per ora, sono tornati i tifosi, gli amici del vecio basket ci saranno?, dove si sente qualcosa che aiuta a superare la crisi dopo il divorzio non consensuale con la famiglia benettoniana, ma dove non si vedono ancora gli eredi del patrimonio come pretende la stessa città che al basket e alla pallavolo dava pochissimo in termini economici, dove si aspetta di sentire il suono della voce di chi è pronto ad aiutare il sindaco ad evitare che tutto torni ai tempi in cui la città viveva d’amore per il rugby, questo c’è sempre, ma non aveva risorse per sostenere il resto, neppure il calcio, figurarsi la pallavolo che quasi non esisteva e sul basket vegliavano i maestri di una scuola che si è quasi estinta come del resto la lotta, lo stesso canottaggio.
Giornata da lupi per il basket rissoso che ci fa sorridere quando Dan Peterson, con lo stile che lo rendeva così particolare, ci spiegava cosa bere in un posto dove il sole spacca le pietre, spiega di non essere diventato più buono ma soltanto più saggio. Lui naviga a vista, aspetta la nuova terra di approdo, per ora è un cristo di Colombo in mezzo al mare sulla caravella Armani e il fatto di avere di fianco buoni assistenti, come il Valli e il Fioretti Spielberg, ci fa venire in mente Laura Morante che in Turnè si rivolge al Diego Abatantuono petulante sistemandolo per i giorni a venire:” Voi due  (o tre nel nostro caso) insieme siete un uomo perfetto”. Vedremo quando sboccerà questo fiore del Lido, sul Palalido lasciamo perdere perché di operai al lavoro si sentono soltanto profumi lontani al momento del pranzo-cena.
Stiamo per entrare nella settimana europea della verità per Siena. Tifiamo tutti per i campioni pur sapendo che ad Atene, nel palazzo del Pireo, non troveranno né Pace né Amicizia anche se quelli dell’Olympiakos insistono a dire che non esiste arena più sicura. Lo vadano a raccontare ai poliziotti e a quelli che ancora sono in malattia dopo le legnate per uno dei tanti Pana-Olympia, calcio o basket fa lo stesso. L’Eurolega vigilerà? Se lo fa con certi arbitri che manda in giro c’è da prendere paura, così come spaventano tutti questi piccoli Iago federali che fanno girare in tondo il basket per avere una porta aperta sul paradiso delle nuove formule, quelle che legano i “responsabili” di oggi con quelli di domani. Sono tutti uguali. Cadreghino mio non andare via.
Quelli di SKY, che devono essere tremendi se poi c’è gente che smentisce e ferisce per paura di rappresaglie, imbacuccati nel loro palinsesto dove sono convinti di servire l’abbonato originario perché adesso gli danno mezzo basket, tanto golf, il rugby, quando all’origine era tutto basket, molta atlletica, olimpiadi da non pagare, insomma quando c’era quasi di tutto e di più, questa generazione governata da un francese che se ne fotte dei galletti di casa nostra cucinati allo spiedo, propone per la diretta televisiva domenicale un bell’Armani-Sutor Montegranaro. Sono due squadre malate, chi le propone sa di esporle allo sguardo lascivo di chi ama le grandi crisi, ma non importa: ce le godremo lo stesso adesso che il tamburo dei playoff batte lentamente e si avvicina ai giorni in cui non ci sarà più tempo per concedere perdono a quelli che hanno scelto allenatori, stranieri, giocatori sbagliati.

Oscar Eleni

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