Abbracci rotti

9 Novembre 2009 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal set romano di Pedro Almodovar per dimenticare etere e punti incrociati sulla pelle, per non scordarsi che se vai in un ospedale pubblico, tipo il San Paolo a Milano, se trovi una squadra come quella di Franco Disperati, allora puoi anche soffrire, ma sei sicuro di essere in buone mani e il chirurgo meriterebbe un premio, ma, per adesso, deve tenersi le maledizioni di chi ogni mattina si alza e vede nero, di chi risponde con la voce che arriva da molto lontano, dai giardini della disperazione anziana, da chi, magari, sembra più scortese del solito con i pochi amici che lo hanno chiamato dopo essersi allarmati per le notizie non buonissime dal fronte della chirurgia dove l’uomo diventa cicatrice. Scusa Santi, scusa Sandro, scusa Toto, anche se la digressione sul golf ci ha fatto venire i brividi.
Sono giorni di abbracci rotti nel basket che non ha una Penelope Cruz da stringere fra le braccia, ma soltanto gente che ha voglia di litigare senza averne la forza intellettuale per reggere l’urto. Carlo Recalcati conferma che soltanto il suo avvocato ha rapporti con Meneghin e La Guardia, ormai il vicepresidente vicario bisogna citarlo sempre perché sembra lui il pilota del barcone federale, come dicono nel generone romano che riabbraccia Gino Natali, tornato a casa Toti da dove era uscito, se ricordiamo bene, sbattendo la porta. Milano respira. Recalcati, invece, non conferma le cifre sopra gli 800 mila euro dell’ultimo contratto perché, come sanno bene all’ufficio imposte di Cantù dove lui è il quinto contribuente, non va oltre i 512 mila lordi, quindi restando sotto quello che invece incassa al netto qualche suo collega.
Abbracci rotti fra Pesaro e una proprietà che non ha mai voluto credere al valore delle tradizioni, ma questo sembra un malessere che prende tanti per la gola. Spezzatino di affetti anche a Milano dove i maligni avevano persino visto David Blatt gironzolare intorno alla piscina vuota del Palalido, dove qualcuno pensava che una sconfitta con la Virtus avrebbe aperto i cancelli all’ex cittì della Nazionale Recalcati Carlo di via Giusti. Piero Bucchi resiste anche al dopo partita non proprio allegro della Futur Station dove i perfidi spiegano che proprio quella vittoria dimostra quali sono i grandi equivoci di una squadra costruita senza sapere se il cemento armato per proteggere l’ingegnere era di quello buono. Certo se ci si chiude pensando che gli altri siano soltanto gelosi allora capita di dove mandare via i Vitali, i generi manager ingaggiati prima di scoprire che il ruolo non era utile, succede che i giocatori facciano una cura zen tutta loro per fingere di non capire che chi urla troppo si sente fragile e ha poco da trasmettere a chi sembra ricominciare sempre una vita nuova. Ci vuole pazienza dice la gente, ma intanto aspettiamo la settimana della verità milanese con il Khimki e Cantù per leggere la mano della solita addormentata d’inizio stagione: sembra che l’estate porti sempre e soltanto guai fisici, mentali, sembra che le colpe siano sempre degli altri e, ovviamente, dal bayon.
La stessa cosa che succede a Pesaro, che sta per accadere a Montegranaro, che forse accadrà a Roma se Nando Gentile andrà a sbattere sulle stesse rocce dove l’anno scorso naufragò la barca di Repesa, dove Jennings sembrava un naufrago nel rimpianto di chi, adesso, lo vede giocare bene nella NBA, che sarà anche il più bel campionato del mondo, ma se è vero quello che dicono certe cifre, certe giocate, allora siamo anche davanti al grande inganno e prima di ululare inneggiando a Bargnani valutiamo bene tutto, prima di scoprire che anche a Toronto Belinelli potrebbe avere qualche problema, prima di benedire i giorni del Gallo nella Grande Mela facciamo la tara su tutto. Certo meno sul valore di Mike D’Antoni anche se adesso lo prendono in giro per il disastro coi Knicks, anche se chi temeva che fosse lui l’allenatore della Nazionale già mette il pepe sul cacio e si fa grandi risate. Ci sarebbe da piangere per tutti gli abbracci rotti in una Federazione che non ha ancora un piano per il settore tecnico, che lascia andare tutto alla deriva perché gli stessi che vollero la testa di Maifredi ora urlano che è meglio il diluvio se loro non potranno contare come un tempo.
Abbracci rotti con quelli che non capiscono il messaggio di Avellino: quando i giocatori erano gelosi e golosi tutto quello che aveva costruito Boniciolli era andato in vacca, quando il proprietario ha voluto gente che amava persino i lupi dell’Irpinia allora ecco risorgere un tipo di sole. Abbracci spezzati per chi non voleva più Bechi a Biella e adesso ha scoperto che se esiste una possibilità di far cadere Siena in campionato quella è proprio nella prossima domenica piemontese. Tenetevi la gente come Smith e fate attenzione al resto. Pagelle dalla fattoria virtuale dove si confonde ancora Bush con Obama, dove LeBron James, Bryant, i Boston Celtics, sono una cosa mentre tutto il resto è pollaio per i tipi alla Iverson già scaricato da Memphis.
10 A Cesare PANCOTTO perché si meritava una soddisfazione del genere, perché se la sua Avellino è stata costruita con gli stessi criteri delle altre sue squadre, dei diesel che alla fine mandavano fuori strada finte Ferrari, allora spettiamoci di scoprire qualcosa di speciale anche da questo campionato che sembra animarsi soltanto quando dimentichi che Siena vive su un altro pianeta. Certo a casa Snaidero piangeranno un po’. Ma sono abituati dai tempi del san Matteo che li fece promuovere.
9 A Romain SATO principe nel regno Mens Sana e dell’euriobasket che fa capire quanta distanza può esserci fra i giocatori veri e quelli che dovrebbero sostituirli come direbbero a Bologna dopo aver visto Moss andare per funghi sulla collina di San Luca dove Lardo è andato ad espiare per aver parlato bene troppo in fretta della Virtus, un peccato che nel tempo costa sempre caro. Possibile che nessuno impari certe lezioni?
8 A Mason ROCCA e, per conoscenza, a chi considera Mordente soltanto un gregario fra previtoccioli con la coda, perché prima di trattare male certi giocatori, prima di avere dei dubbi è meglio tenerseli anche se non si sono allenati tanto. Lui serve anche da rotto, ma certo se chi costruisce la casa sa di cosa stiamo parlando.
7 A Frank VITUCCI se davvero ha convinto Neal a diventare un giocatore per tutte le stagioni di un campionato, per tutte le tempeste di una partita. Non eravamo sicuri che potesse riuscirci, ma per ora le cose vanno bene e nessuno si accorge di Kus, ma piuttosto si alza in piedi per applaudire il giovane Gentile.
6 A Pino SACRIPANTI che ha spiegato bene a quelli di Pesaro perché prima di mandare via gli allenatori bisogna fare esami di coscienza dove tutti si prendono le giuste responsabilità.
5 Ai tipi come Mike HALL che tornano umili soltanto quando scoprono che potrebbero perdere il lavoro. Succede troppo spesso e su questo le società dovrebbero ragiona
rci bene, invece di mettersi a cantare per il ritorno a casa del figliol prodigo.
4 A CROSARIOL, SORAGNA, ARADORI, MORDENTE che ci stanno illudendo sul futuro di Azzurra: se vanno sempre così non è vero che siamo all’anno zero.
3 A chi sottovaluta l’acquisto di MARCONATO che rappresenta per Siena una garanzia che purtroppo non trovi in altri giocatori italiani. Attenti a lasciare fuori dal gioco Chiacig e Fucka, va a finire che chi li recupera fa tredici, certo un tredici costoso, ma l’usato sicuro serve come direbbero al Cus Bari dopo aver ingaggiato il quarantunenne Stefano Rusconi.
2 A MENEGHIN, LA GUARDIA e RECALCATI che anche seduti allo stesso tavolo non si sono rivolti la parola. Questo è il vero disastro.
1 A TERAMO, intesa come società, se lascerà spazio a chi non comprende il momento difficile nei rapporti interni di un gruppo dove qualche galletto meriterebbe la pentola invece delle carezze.
0 All’INFLUENZA che ci ha portato nel villaggio delle scelte ridicole sospendendo Cremona- Napoli. Giusto far recuperare con i tesserati al 7 novembre, giusto non farsi prendere in giro sempre dalla stessa gente.
Oscar Eleni
(per gentile concessione dell’autore)
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