Prestiti personali in Italia

29 Aprile 2020 di Indiscreto

Prestiti personali in Italia, finalmente una notizia positiva anche se da asteriscare. Nel primo trimestre del 2020 ne sono stati erogati per quasi 6 miliardi di euro, esattamente 5.889.858.000, secondo una tabella che abbiamo letto su Milano Finanza: meno 16,3% rispetto allo stesso trimestre del 2019. Ed in generale tutto il credito al consumo, da gennaio a marzo del valore di 14.348.488.000, è calato del 12%.

Le ragioni di questa tendenza sono evidenti, anche se soltanto per metà del trimestre si può parlare di effetto coronavirus: di certo se calano i consumi cala anche la richiesta di credito al consumo. Notizia secondo noi positiva, dicevamo, perché nessuno sta ancora morendo di fame ed il dato dei prestiti personali è particolarmente importante perché riguarda prestiti non finalizzati (tipo auto o ristrutturazioni), ma pura liquidità per vivere e consumare nella quotidianità.

Il calo dei prestiti personali è una buona notizia anche perché i loro tassi di interesse, anche di primari istituti di credito, tipo Intesa San Paolo o Unicredit, possono in scioltezza avere un TAN (Tasso annuo nominale) superiore al 9% e un TAEG ovviamente superiore, visto che comprende anche le spese. Da questo si capisce come mai le banche, anche quelle messe meglio, facciano penare un mutuo che bene o male è garantito da un immobile ed invece concedano più facilmente, non solo per i minori importi, crediti garantiti da situazioni aleatorie come il reddito.

Ma dicevamo dell’asterisco. Perché il calo dei consumi nel giro di pochi mesi si ripercuoterà sulla produzione, sulla distribuzione e quindi sul lavoro. Se tu azzeri o quasi il turismo, che vale il 13,2% del nostro PIL e il 15% dell’occupazione, ma anche con cifre minori il vituperato calcio, metti in moto un meccanismo di questo genere.

Poi c’è anche chi esulta: lavorare meno, consumare meno, aspettare l’intervento dello Stato, eccetera, è anche un manifesto politico. Per questo le decisioni, in un senso o nell’altro, le devono prendere i politici da noi eletti e non i virologi. Conclusione? Secondo noi, ma tutto è secondo noi, bisogna dare i soldi alle aziende che creano lavoro e non alle persone che ancora in qualche modo sono vive, con gli strumenti di prima (reddito di cittadinanza compreso), facendo la spesa alla Lidl invece che da Peck.

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