Il significato di Donnarumma

12 Agosto 2019 di Indiscreto

Pensiamo che Gigio Donnarumma non lascerà il Milan nemmeno nell’estate 2019, anche se non possiamo esserne sicuri visto che la società rossonera ha preparato da giorni il terreno mediatico alla sua cessione, con le solite imbeccate per i giornalisti-commercialisti CEPU (genere Falchetti e Mengoni per la metà di Giordano, da girare all’Udinese). Mentre scriviamo queste righe non è comunque arrivata alcuna vera offerta, tutto fermo.

Siamo però sicuri di una cosa: il futuro di Donnarumma, adesso o nel 2020, dirà se Elliott e in generale tutta l’operazione messa in piedi dall’estate 2017 ad oggi, porteranno a un Milan con ambizioni o con l’unico obbiettivo di tirare a campare in attesa di un proprietario vero, sfruttando l’immagine di grandi ex. Boban e Maldini stanno facendo apprendistato, come era logico, ma da loro ci saremmo aspettati almeno una linea.

Il problema non è tanto la scadenza 2021 del contratto che fra sei mesi farà passare il ventenne portiere in posizione di forza, quanto i 12 milioni lordi all’anno che lo rendono inavvicinabile per i parametri degli americani, massimo un lordo da 5 a stagione. Parametri inspiegabili, fra l’altro, perché nessuno come loro dovrebbe sapere quanto contino le stelle in proporzione ai giocatori normali. Una stella, Donnarumma, fra le poche italiane in grado di catturare l’immaginario. Un miliardo di articoli sul merchandising asiatico e poi si vende quello che fa vendere più magliette?

Essendo impossibile che il miglior portiere d’Italia, e forse non solo d’Italia, dei prossimi dieci anni, accetti di abbassarsi l’ingaggio, cosa mai successa nella storia del calcio per uno in ascesa, è chiaro che entro un anno o se ne va Elliott, lasciando spazio ad un proprietario vero e definitivo (almeno nelle intenzioni) o se ne va Donnarumma. Il problema è tutto qui, non certo l’acquisto del centrocampo dell’Empoli o di una incostante riserva dell’Atletico Madrid. Tutto questo al di là del fatto, come scriviamo per qualsiasi squadra, che quelli veri (nel Milan oltre a Donnarumma metteremmo Romagnoli, Suso, Conti sano, Piatek), quelli con cilindrata da Champions League, dovrebbero essere intoccabili mentre i giochetti di bilancio andrebbero fatti con classe media e mezze seghe, che nella rosa del Milan non mancano. Cerchiamo a fatica di astenerci dalla retorica sulle bandiere, ma in parole povere potremmo dire che il Milan non dovrebbe vendere i pochi campioni che ha.

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