Negri da due miliardi di dollari

30 Maggio 2014 di Stefano Olivari

Donald Sterling ma soprattutto i suoi familiari (lui sembra in ogni caso al capolinea) staranno in questo momento benedicendo il commissioner della NBA Adam Silver, che li ha costretti a mettere i Los Angeles Clippers sul mercato al momento giusto. Mai come nell’ultimo mese il mondo che non segue il basket ha appreso dell’esistenza di una seconda squadra NBA a Los Angeles, anche se non è certo per questo che Steve Ballmer, appassionato del gioco non dell’ultima ora (tempo fa provò a rilevare i Kings, per spostarli da Sacramento a Seattle)pare aver rilevato tutta la baracca (fonte: Ramona Shelbourne di ESPN, anche se l’ipotesi era già stata lanciata da giorni dal Los Angeles Times) per una cifra vicina ai due miliardi di dollari. Operazione che dall’altra parte ha la firma di Shelly, la moglie di Sterling, in quanto rappresentante del trust familiare (diciamo che la signora l’ha presa bene, del resto abbiamo appena letto che Vittorio Feltri considera eccitante essere cornificati). L’ex amministratore delegato di Microsoft non è a capo di alcuna cordata e nemmeno finanzierà l’operazione dando in pegno i futuri diritti tivù dei Clippers o vendendo farloccamente il marchio a una società terza (chi vi ricorda?), visto che il suo patrimonio è stato stimato da Forbes in oltre 20 miliardi di dollari, quasi tutti merito di stock option. Non c’è bisogno di essere statistici per notare che si tratta della più costosa acquisizione della storia della NBA, mentre si può discutere se lo sia in quella dello sport (i Los Angeles Dodgers sono stati venduti nel 2012 per una cifra leggermente superiore). La morale? Le minacce della lega erano evidentemente chiacchiere e distintivo, perché gli avvocati degli Sterling avrebbero facilmente impegnato gli altri 29 proprietari in una guerra di trincea: l’abolizione della proprietà privata, nella terra promessa del capitalismo, non è ancora ipotizzabile. Se davvero fossero state concrete, gli Sterling sarebbero stati costretti a svendere. Basti pensare che fino a ieri si stimava che i Knicks o gli stessi Lakers valessero non più di un miliardo e mezzo. Insomma, la NBA si è salvata l’immagine con un pistolotto politicamente corretto riferito a frasi private (chiunque di noi dice di peggio, anche su gente che frequenta tutti i giorni), ma ha rischiato sul serio di finire in una palude: ha curato l’aspetto commerciale della questione, perché una NBA associata al razzismo sarebbe stata meno vendibile, ma ha trascurato quello legale. Però Ballmer ha salvato tutti… Alla fine i ‘negri’ di Sterling non erano graditi a bordo campo, ma quelli in campo gli hanno permesso di chiudere in bellezza la sua carriera di imprenditore, anche se la tassazione sul capital gain sarà tipo il maglio perforante di Goldrake, circa il 30% della cifra pagata dal nuovo proprietario.

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