Non è da Inter, manca sempre un Matteoli

27 Febbraio 2015 di Stefano Olivari

Molti lettori di vecchia data (siamo nati nel 2000, nell’epoca d’oro di Jumpy e Tin.it) ricordano con affetto l’Indiscreto delle origini, quello in cui si discuteva senza costrutto della posizione di Cristiano Zanetti o di Di Biagio e in generale quasi unicamente di Inter, argomento preferito di simpatizzanti e antipatizzanti. Adesso siamo arrivati al punto che raramente compare un articolo di calcio, un po’ perché quasi tutti i temi vengono anticipati e sviluppati dal Muro in tempo reale e un po’ perché di calcio scriviamo e parliamo altrove: non ci va di fare per hobby, al di là di tutto l’orrore sottinteso dalla parola ‘hobby’, una cosa per noi diventata lavoro. Ciò non toglie che quel cazzeggio ci manchi e che vada trovato un modo per rimettere il calcio in questo sito. Per questo abbiamo pensato alla riproposizione di una rubrica sui fatti interisti di attualità, tenuta da noi medesimi. Perché solo Inter? Ma è ovvio: perché non paghiamo noi stessi mentre non chiederemmo mai a colleghi milanisti o juventini (ma anche interisti) di contribuire gratis. Magari con il crowdfunding o qualche altra web-cialtronata ci arriveremo, chissà. E quando ci stancheremo, o più verosimilmente vi stancherete, smetteremo. La rubrica uscirà il giorno dopo le partite (prima puntata quindi lunedì prossimo, dopo Inter-Fiorentina), tanto per simulare un pretesto calcistico, abbracciando tutto ciò che è accaduto nei giorni precedenti e con l’ambizione di dare spunti anche ai non interisti fra i ‘polemisti’ (cit. Wikipedia) di Indiscreto. È un buon momento per ripartire con qualcosa di interista perché c’è poco da celebrare e poco da affossare, tutto è in transizione e quindi adatto al giornalismo o alla sua parodia. Rileggendo queste righe le abbiamo però trovate seriose, vi promettiamo che la rubrica sarà meglio ed è per questo che la chiameremo Non è da Inter, come quel bar, per nulla immaginario, dove si mitizzavano Suarez e Matteoli mentre noi ragazzi ridevamo di quei nostalgici di professione. Adesso è arrivato il turno di Mourinho, perché i vecchi rincoglioniti della situazione siamo diventati noi.

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