Un’estate al Mariner

6 Luglio 2007 di Stefano Olivari

L’11 giugno 1982 la carovana della nazionale francese si sposta da Font-Romeu a Tordesillas, trenta chilometri a sud di Valladolid, una piccola città famosa perché qui nel 1494 Spagnoli e Portoghesi si erano riuniti per decidere come spartirsi il continente americano. In quella data, di passaggio a San Sebastian, i Francesi affrontano in amichevole la Real Sociedad campione di Spagna (ma i cui migliori giocatori erano ovviamente in Nazionale) battendola per 3-0 (Rocheteau, Platini e Lacombe i marcatori). Come si può ben immaginare la differenza di temperatura tra i freschi Pirenei e la Castilla spagnola non aiuta i giocatori a recuperare dopo alcune settimane di preparazione durissima svolta in altura. In più nella residenza di El Montijo giornalisti e tifosi hanno praticamente libero accesso, disturbando così la serenità dei giocatori francesi. Nel Girone D l’Inghilterra di Greenwood è testa di serie, (giocherà quindi tutte e tre le partite a Bilbao) mentre Francia, Cecoslovacchia, e l’esotico Kuwait si affronteranno allo Josè Zorilla di Valladolid.
Il Maracanà, il Bernabeu, San Siro, l’Old Trafford, l’Azteca…difficile dire quale sia lo stadio più bello del mondo, ogni appassionato di calcio ha la sua preferenza, non è facile stabilire una gerarchia universale…noi romantici ed indipendentisti, abbiamo una debolezza per l’unica squadra al mondo i cui giocatori arrivano dalla stessa regione, l’Euzkadi, pertanto, quando lo scorso dicembre abbiamo potuto visitarlo di persona (guidati tra l’altro da una ragazza molto carina e simpatica), ci siamo emozionati come non mai; i seggiolini “a picco” sul terreno di gioco, il prestigio di una squadra che antepone la propria identità alle coppe in bacheca, la leggenda di giocatori come Telmo Zarraonandia, che qui hanno scritto pagine gloriose della storia del calcio: questo è lo stadio San Mames di Bilbao, cuore palpitante della regione e del popolo più antico d’Europa, i Baschi…questa è “la Catedral”.
16 Giugno 1982, ore 16.15 spagnole; è l’ora del tè e l’Inghilterra sfida la Francia nella Catedral di Bilbao. La temperatura è terribile, il caldo è soffocante, all’interno di questa vera e propria stufa la resistenza atletica sarà senz’altro decisiva per stabilire chi sarà il vincitore; l’arbitro è il portoghese Garrido. Brooking e Keegan, stelle della squadra di Greenwood, non sono disponibili per problemi fisici e l’Inghilterra scende dunque in campo con un classico 4-4-2 di stampo ultrabritannico: il leggendario Peter Shilton in porta col numero 22, difesa a quattro con Terry Butcher (l’abbiamo sempre amato per il cognome), e Thompson centrali, il capitano Mills e Kenny Sansom terzini, Steve Coppell e Graham Rix esterni di centrocampo, Ray Wilkins regista con Bryan Robson del Manchester United come incursore dietro i due attaccanti Trevor Francis (futuro sampdoriano) e Paul Mariner. Hidalgo si aspetta un match molto fisico: sa che i suoi giocatori, reduci dalla faticosa preparazione, non sono al meglio e decide di schierare una formazione piuttosto coperta, con Ettori in porta (scelta molto contestata alla vigilia), Lopez e Tresor centrali, Battiston e Bossis terzini, Larios, Girard e Giresse a centrocampo, Platini centravanti con Rocheteau e Gerard Soler come ali; l’allenatore in pratica rinuncia alla qualità di Platini in mezzo al campo a beneficio di due giocatori più “fisici” come Larios e Girard, una scelta che evidenzia la sua intenzione di puntare al pareggio, possibilmente senza reti.
Infatti dopo soli ventisette secondi di gioco una rimessa in zona d’attacco di Mills viene prolungata di testa all’indietro da Butcher, tenuto a fatica da Tresor e Lopez, sul secondo palo arriva rapidissimo Bryan Robson, completamente dimenticato da tutti, che anticipa Ettori in semirovesciata per l’uno a zero. Uno schema da rugby ha portato gli inglesi a segnare il gol più rapido della storia dei Mondiali (battendo il record di Lacombe a Mar del Plata 4 anni prima), ma l’errore di posizione della difesa francese, che lascia liberissimo Robson, è drammatico; Hidalgo è costretto a rivedere la sua tattica dopo nemmeno mezzo minuto di gioco. La Francia deve inseguire, ma gli inglesi sono più potenti, occorre quindi giocare la palla a terra con la massima precisione e per almeno venti minuti l’Inghilterra si difende con facilità rendendosi pericolosa in contropiede con Mariner e Francis. Al 22’ la Francia ha la sua prima occasione, un traversone di Platini viene mancato di un niente da Gerard Soler, e tre minuti più tardi Giresse, ricevuta palla da Larios sulla propria trequarti, vede lo scatto di Gerard Soler sul filo del fuorigioco (errore di posizione di Butcher) e lo serve con un lancio di 40 metri perfetto. L’ala francese lascia rimbalzare la palla un paio di volte e poi appena entrato in area scarica un bellissimo sinistro ad incrociare che sbatte sul palo e termina in rete alle spalle di Shilton; è un gol simile a quello realizzato dallo stesso Soler contro il Belgio, che conferma le sue qualità.
In un modo o nell’altro la Francia termina in parità il primo tempo, ma nel secondo si spegne a poco a poco, sopraffatta da un’Inghilterra tutt’altro che irresistibile. Platini ha un paio di occasioni su punizione ma centra la barriera, Coppell prova un tiro dalla distanza che Ettori respinge di pugno in modo stilisticamente pessimo. Al 21’ un morbido traversone dalla destra di Trevor Francis chiama Jean-Luc Ettori all’uscita, sulla palla si avventa però anche Bryan Robson, è un duello in volo che dura un secondo interminabile. Ettori, un metro e settantadue di nervi, cerca di arrivarci ma il numero 16 inglese, altro più di un metro e ottanta, è saltato con un tempismo perfetto, Ettori si distende, ma Robson è in vantaggio e colpisce magistralmente il pallone di testa realizzando un gol fantastico. Il replay, che evidenzia a quale altezza il centrocampista del Manchester sia andato a colpire la palla, è impietoso, Ettori ne viene sovrastato, quando invece dovrebbe essere il portiere a travolgere tutto e tutti nelle uscite; ma non c’è niente da fare, l’Inghilterra di nuovo in vantaggio. In seguito al gol di Robson scoppiano intanto dei tumulti sugli spalti, la polizia spagnola riesce per così dire a riportare la calma tra gli hooligan ma le immagini non possono far altro che portare alla mente quello che accadrà tragicamente tre anni dopo a Bruxelles. Hidalgo toglie Larios e il deludentissimo Rocheteau per mettere Tigana e Didier Six, ma gli attacchi francesi sono sterili…all’81, quando la Francia è ormai sulle gambe, l’ennesimo traversone di Wilkins viene rimesso in mezzo da Graham Rix, e Francis cerca di servire con una volée Paul Mariner. Sulla traiettoria si trova Tresor che invece di rinviare svirgola la palla servendo il numero 11 britannico ancora meglio; questi non può far altro che insaccare il terzo gol, e il risultato non cambierà più fino alla fine. La Francia esce clamorosamente ridimensionata dal match di apertura, errori clamorosi hanno regalato tre gol agli inglesi, mettendo in dubbio tutta l’organizzazione difensiva. Solamente Larios, Giresse e Soler hanno giocato ai loro livelli. Lopez, Tresor e Rocheteau sembravano i fantasmi di loro stessi, Platini accusa indirettamente Hidalgo (“Se gioco centravanti, chi mi passa la palla?”), ma soprattutto il più criticato è il portiere Ettori gravemente colpevole sul secondo gol, in cui ha completamente sbagliato il tempo dell’uscita.
Non tutto è ancora perduto, il giorno dopo a Valladolid la Cecoslovacchia affronta il Kuwait e nonostante sia riuscita a passare in vantaggio con un rigore molto dubbio trasformato dal solito Panenka, si fa raggiungere nella ripresa da Al-Dakhil. La partita termina così ed i cechi non vanno oltre un pareggio assai deludente, il Kuwait ha mostrato un buon gioco collettivo ma senz’altro il caldo terribile è stato un fondamentale alleato della squadra asiatica: la Francia dovrà fare molta attenzione anche a questo aspetto, al momento di affrontarli. Il 20 giu

gno al San Mamès di Bilbao si affrontano l’Inghilterra e la Cecoslovacchia: Greenwood non cambia nessuno degli undici che hanno battuto la Francia, Josef Venglos deve invece fare a meno di Panenka. I Cechi contro il Kuwait sono apparsi molto pesanti, lenti e con un gioco privo di fantasia: queste impressioni negative si confermano anche nella partita con gli inglesi, che forti della leadership del girone giocano senza scoprirsi troppo. Dopo un’ora scarsa di gioco, su calcio d’angolo, il portiere ceco Stromsik manca una facile presa permettendo a Trevor Francis, bene appostato, di realizzare l’uno a zero. Tre minuti più tardi il terzino sinistro Barmos, cercando di intervenire su un pallone pericoloso tra Francis e Mariner, devia alle spalle del proprio portiere, per il due a zero che chiude la partita. L’Inghilterra vince così la seconda partita del girone qualificandosi per la seconda fase senza aver fatto molta fatica: come già contro la Francia, è sufficiente una prestazione dignitosa in cui vengono capitalizzati al meglio i graditissimi regali delle difese avversarie; di conseguenza i Bleus, che di fatto si giocano il passaggio del turno contro i Cechi, non possono che gioire del fatto che i loro avversari sono in condizioni peggiori; occorre però vincere assolutamente contro il Kuwait.

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

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