Un chiringuito a Enna

4 Dicembre 2013 di Indiscreto

Napoli da scudetto? Quello delle scommesse di sicuro, precisando che si parla di quelle legali. Prendendo in considerazione le statistiche di Agipronews da gennaio a settembre 2013, infatti, si vede che a Napoli si sono giocati sulle scommesse sportive (ippica esclusa) 241 milioni di euro che rispetto al totale italiano rappresentano il 13,7%. A seguire Roma, con 155 milioni di euro (8,8%), poi Milano con 118,4 milioni (6,7%). Quarta Torino con 65 milioni (3,7%), quinta Bari con 55,6 milioni (3,2%). Campania anche al sesto e settimo posto: Caserta con 48,1 milioni (2,7%) e Salerno con 45,7 milioni (2,6%). Quindi? Grandi città uguale grandi volumi di scommesse, come è logico. 

L’analisi della raccolta media per punti di scommesse presenti sul territorio mette invece una realtà come Enna al primo posto tra i comuni italiani con 550 mila euro per ciascuno dei nove punti, per un totale di quasi 5 milioni di euro di incassi. Enna precede Fermo con 510 mila euro per ognuno dei 30 punti. Terza Isernia, che in ognuno dei suoi 6 punti raccoglie 385 mila euro. Seguono Rimini e Bologna, con una raccolta media di 384 mila euro e 326 mila euro. A seguire Parma, con 312 mila euro, mentre Napoli in questo caso è settima con 309 mila euro. Per Milano la media è di 304 mila euro, mentre a Roma è di 298 mila. Quindi? Se vogliamo svoltare, invece di aprire un chiringuito in Giamaica (tipico discorso da limoncello) apriamo una ricevitoria a Enna. Manca la spiaggia, ma ci sono i clienti. Ecco, magari un chiringuito in montagna con annessa ricevitoria potrebbe avere successo.

Altra statistica che riprendiamo, cioè copiamo, da Agipronews: una scommessa sportiva su cinque viene effettuata in Campania. Tra gennaio e settembre nella regione sono stati infatti puntati oltre 368 milioni di euro, pari al 21% del totale nazionale. La Campania precede la Lombardia che ha raccolto 247 milioni, pari al 14%. In terza posizione il Lazio con 190 milioni e una quota percentuale del 10,8%. Vicina al 10% anche la Puglia, che ha totalizzato 163,7 milioni, mentre l’Emilia Romagna è al 6,8% con 119 milioni.  Ma tutto va ponderato con il numero di abitanti, perché è chiaro che a Genova si scommette più che a Canazei. Anche in questo senso Napoli stravince (o straperde, secondo i nemici del gioco): 100 euro (!) di giocate procapite per ciascun maggiorenne. Come se anche nostra nonna puntasse una media di 11 euro al mese su Bolton-Millwall o Salernitana-Nocerina. In seconda posizione Bari, con 55,60 euro a testa (saranno tutti ex calciatori del Bari?), davanti a Milano e Roma, rispettivamente a 45,50 e 45 euro. Sorprende L’Aquila (sarà questa la ricostruzione?), in sesta posizione, che si mette alle spalle città come Firenze e Bologna, appaiate a 37,8 euro, o Torino, con 34,20 euro.

Chiusura con tristezza. Regina delle scommesse ippiche è Roma, di cui ci pregiamo di conoscere l’ex speaker (Vincenzo, dove sei finito?): 5,3 milioni di euro, pari al 17,7% del totale nazionale, davanti a Milano, con 4,2 milioni di euro e una quota percentuale del 14%, e Napoli, con 3,2 milioni (10,7%). Poca roba, cifre che rendono l’idea dell’agonia dell’ippica. Conclusione? Perché una morale la dobbiamo sempre tirare fuori… La propensione ‘etnica’ al gioco di un napoletano è tripla rispetto a quella di un torinese, considerando neutro il fattore reddito. Al di là del fatto che con il reddito si possa sostenere qualsiasi teoria: sei ricco quindi giochi per divertirti, sei povero quindi giochi per avere una speranza e così via. Interessante è anche che nelle città più grandi gli individui siano in media più portati a scommettere, come se l’allentarsi del controllo sociale (nei piccoli centri di solito fortissimo) ci togliesse la vergogna di entrare in un’agenzia di scommesse. Discorsi comunque da mondo over 50, perché il 90% degli under gioca sul web e sfugge ad ogni rilevazione, tranne che a quelle dei singoli bookmaker.

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