Articoli
Quarant’anni che Ti amo, Umberto Tozzi in tutto il mondo
Paolo Morati 29/03/2017
È il 1977 quando Umberto Tozzi pubblica Ti amo, canzone che vince il Festivalbar segnando di fatto lo spartiacque italiano tra un’epoca musicale dominio sostanziale dei cantautori più o meno impegnati e quella che virerà verso i sapori pop che esploderanno poi nel decennio successivo, preceduti a livello internazionale dall’avvento della disco music da un lato e dal punk dall’altro.
Eppure la svolta rappresentata da Ti amo, scritta da Tozzi insieme a Giancarlo Bigazzi, non è impressa da una canzone propriamente leggera, che anzi potrebbe essere inquadrata (sacrilegio?) come una sorta di blues: dei più rigorosi, peraltro. Ritmica e testo che si ripetono come un mantra, tema sofferto ma che ti entra subito in testa (e qui c’è l’impatto pop, inteso come popular) capace quindi di diventare una hit mondiale, e un successo che si rinnoverà per appunto quarant’anni. Oltre all’Italia, innumerevoli i Paesi in cui si afferma immediatamente, anche per l’importanza data al suono delle parole e non solo al loro significato. Anzi, quello può tranquillamente arrivare dopo, se l’obiettivo è di rimanere nella memoria di chi ascolta. E Tozzi e il suo stile esplodono già allora, ben prima di Gloria (di due anni dopo) e della successiva versione americana di Laura Branigan (del 1982).
Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Svizzera…. è un giro d’Europa quello compiuto fin da subito da una canzone simbolo del rosso chitarrista. Perché Tozzi è anche musicista, anzi lo è soprattuto, avendo iniziato proprio come turnista in studio, seguendo poi le orme del fratello Franco. Lo ha raccontato lui stesso, così, alla nostra domanda, in occasione della presentazione del nuovo album celebrativo, Quarant’anni anni che Ti amo, lanciato da un duetto con Anastacia, e del tour che parte il 14 aprile da Milano, “Ti senti più musicista o cantante?”. Riposta di Tozzi: “Senz’altro musicista, cantante lo sono divento per caso dopo anni di lavoro in studio come chitarrista, e poi come autore. Il primo successo fu Un corpo e un’anima per Wess e Dori Ghezzi, che vinse Canzonissima 1974, scritta per la musica insieme a Damiano Dattoli. Lo scoprii al telegiornale, perché quella finale non venne trasmessa. A quel punto fui contattato da Franco Daldello, della Numero Uno, e poi approdai in CGD dove incontrai Giancarlo Bigazzi, mio futuro produttore e che mi diede una mano a mettere ordine fra parole e note. Quindi Alfredo Cerruti suggerì che avrei potuto cantare le mie canzoni, ma io non volevo farlo. Con il tempo capii però di avere una voce che poteva piacere”.
Una voce, quella di Umberto Tozzi, che comunque andava (e va) sentita (e trattata) bene, tanto che in apertura della presentazione del disco e tour svoltasi a Milano ha chiesto subito al fonico di correggere il suono raccolto dal microfono mentre parlava, un’imperfezione percepibile solo da chi ha un orecchio allenato. Finezze, per chi comunque non è abituato a scrivere tanto per fare, e negli anni ha cercato di non ripetersi, partendo da canzoni la cui forza sul pubblico è stata in certi casi anche inattesa: “La registrazione di un successo dopo l’altro (Tu, Gloria, Stella stai, Notte rosa…) è qualcosa che non mi aspettavo, e oggi fa effetto percepire ancora l’emozione del pubblico che ascolta questi brani, con Ti amo che ritengo sia tra l’altro uno dei più originali del mio repertorio”.
Ecco l’originalità, l’innovazione di cui dicevamo e di cui Tozzi è stato uno dei principali simboli in Italia, che fine ha fatto oggi? “Ammetto che – ha spiegato in conferenza – partendo dai Beatles finisco per fermarmi ai Police, non oltre… dopo, a livello di emozioni, secondo me c’è stato ben poco. Un nome italiano che posso fare è quello di Tiziano Ferro, che ha una sua personalità vocale e scrittura originale. Ma le nuove generazioni mancano di tutto questo, e di quel confronto con altri musicisti che noi abbiamo avuto la fortuna di avere. Io consiglio di lasciare a casa i computer, andare in cantina a suonare, e cercare una personalità da mettere poi nelle rispettive produzioni. Oggigiorno le voci infatti paiono tutte uguali, indistinguibili, e sembra più importante porsi in un certo modo, dal punto di vista televisivo e verbale. Di artistico, alla fine, rimane quindi ben poco”.
Quarant’anni che Ti amo include due inediti, oltre a una rinnovata Ti amo, appunto, in duetto con Anastacia (“una collaborazione molto bella, nata in modo semplice, che mi ha portato a trasformarla anche per adattarla al suo modo di cantare, senza stravolgerla. Magari sarò suo ospite in occasione delle date italiane del tour”), uno dello stesso Tozzi (Tu per sempre tu) e un brano scritto da Eros Ramazzotti insieme a Francesco Bianconi, Kaballà e Claudio Guidetti, Le parole sono niente (“Eros me lo ha mandato da ascoltare dopo una telefonata di saluti, mi è piaciuto e ho deciso di arrangiarlo e inserirlo”).
Intanto viene fatta notare a Tozzi la mancanza di Eva dalla scaletta del disco (la parte live). La sua risposta: “In concerto non posso proporre ogni brano del mio repertorio, per accontentare tutti. A volte creo dei medley, tendendo a condensare più canzoni in pochi minuti. Cerco anche di mantenere le sonorità originali che sono poi quelle a creare l’emozione e i ricordi di un determinato momento a cui è legato un brano. Cambiare le canzoni per me non ha senso. Relativamente a Eva, credo che fosse qualcosa di troppo avanti per l’epoca in termini di arrangiamento (siamo nel 1982). Anni dopo, tra le varie cover, è stata anche ripresa in Brasile da una band che si chiama Banda Eva, con grande successo, chiaramente nel loro stile”.
Da Ti amo in poi, Umberto Tozzi ha sfornato tanti dischi, alcuni di ottimo riscontro (uno dei nostri preferiti è Equivocando), e proponendo tracce che nella realtà spaziano su più versanti. Ecco che alla nostra domanda su quale genere in futuro gli piacerebbe esplorare, non ha avuto dubbi: “Approfondirei il repertorio della musica lirica, che conosco poco, al di là di Giacomo Puccini, probabilmente il compositore più vicino al mondo pop; intanto ho di recente coltivato la passione per la pittura, anche su spinta di mia moglie, che ti dà spazi di libertà simili a quelli della musica. E non escludo prima o poi di fare qualche mostra”, ha rivelato. Nell’attesa, forse non è un caso che, proprio nel 1977, nell’album che conteneva Ti amo, cantava: “E se non canto che cos’altro posso fare, essere terra per un fiore, e di un pittore essere quadro esser pennello, ma se non canto so che non sarebbe bello”. In effetti…