Sogno italiano

28 Marzo 2009 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

Capita di sognare, ma anche di pensare al presente, nella speranza che sia come il passato, con la presunzione di essere più svegli di chi comanda se, per decidere il rinvio di Siena-Avellino, riportando nella diretta televisiva una probabile battaglia come sarà quella fra Cantù e Montegranaro, hanno aspettato fino all’ultimo. Non conoscono il calendario europeo? O pensavano che sul due a zero per i greci Siena l’avrebbe comunque data per chiusa questa disfida? Lasciamo perdere. Giornata di primavera con l’incubo della pioggia. Oggi il nobile Vittorio Dal Pozzo, detto Ciccio, lo dice lui nel suo invito a corte, classe 1940, omone di oltre due metri che un tempo era rarità nel nostro basket, uno che faceva provincia e anche la differenza, raduna nella tenuta ad Oleggio Castello tutti i compagni di squadra del periodo genovese, lo splendore che profumava come i biscotti Saiwa, delle stagioni romane e milanesi, quelli delle nazionali universitarie, quelli che sono stati azzurri con lui nel mondiale in Brasile, era il 1963. Un raduno per contarsi e raccontarsela alla faccia della prostata, della chemio e delle dentiere instabili. Presente, passato e ancora i sogni capaci di animare una generazione di innamorati folli che sembravano tutti rivitalizzati dalla vittoria di Siena sul campo del Panathinaikos, con la rabbia di chi sapeva bene che un Montepaschi sano e al completo forse sarebbe già sul due a zero nella serie contro i greci che non cambiano mai: laser in faccia al giocatore avversario pronto a tirare, pensate ai ricordi di chi aveva affrontato le dracme di Salonicco ed Atene, campi all’aperto, arene inferno. Si rideva anche sulla sudditanza, diciamo paura, di arbitri che non si vergognavano. Certo il mugugno, la base del gruppo era genovese, resisteva, ma alla fine, brindando ai campioni si doveva ammettere che qualcosa si muove anche se tutti lamentavano la crisi della Nazionale, tutti avevano paura della qualificazione estiva contro la Francia. Raduno per combattenti e reduci e per tanti, il fatto che sarà una domenica televisiva con ben cinque partite in diretta su SKY, una Pasqua anticipata anche per quelli senza parabola. Gli ex bolognesi parlavano del derby che sembra davvero strano se il proprietario della Virtus si augura che a vincere sia la Fortitudo in fondo alla classifica perché la retrocessione sarebbe un danno anche per lui oltre che per il sistema. Chissà cosa penseranno gli altri, cominciando, magari, da Montegranaro che viene ad esplorare la crisi di Cantù, sapendo di dover rifare una partita contro la GMAC in pezzi, una partita perduta mentre i cronometri saltavano per aria. La Sutor è in caccia dei play off e se vincesse metterebbe proprio nei guai la NGC intossicata dalle 4 sconfitte consecutive che la fanno stare male perché ogni notte viene a visitarla il fantasma di Armani che ha lasciato nottetempo la casa liberty di via Caltanissetta perdendo per strada qualche coppa o qualche bella maglia. Parlavamo di sogni e Luca Dalmonte ha dichiarato pubblicamente che si aspetta grandi cose da Joel Zacchetti visto che la roccia Lydeka è fuori gioco per problemi ad un piede. Il sogno è quello di tutti. All’inizio il ragazzo di Casorate Primo, cresciuto ad Udine, è andato bene, poi è rimbalzato lontano, si è un po’ perduto, ma è giusto credere nel suo tiro, con la speranza che aggiunga anche altro. Pensavamo a Zacchetti, alla responsabilità che gli viene data mentre guardavamo le due partite ateniesi di Siena, perché anche nella bolgia di Oaka i campioni sognavano di avere molto dai loro ragazzi italiani considerando l’infortunio di Lavrinovic, i guai di Domercant. Nella prima solo Carraretto ha resistito. Nella seconda è andato bene Ress in partenza, poi si è fatto da parte, mentre Lechthaler ha dato quello che aveva, non molto ancora a livello internazionale. Ecco dove il sogno diventa incubo per chi deve lanciarli questi ragazzi italiani, per Recalcati, che deve misurarli, pesarli e magari arruolarli, anche se gli sembrano mancanti, perché si battono, perché qualcosa di positivo ti danno, ma non sai mai se sarà oro nelle fasi in cui i punti non si contano, ma si pesano. Vi lasciamo immaginare le accuse dei veterani che certo non avevano la concorrenza di così tanti stranieri, ma la realtà di oggi è questa: utilizzare chi hai e sperare che ti dia davvero qualcosa in un sistema dove conta la classifica, non la nazionalità. Dalmonte e Finelli, il suo avversario, un altro della scuola bolognese, si giocano molto, lo faranno pensando al bene della squadra ed è questo che alla fine conterà, perché non esiste libertà di sperimentare, non esiste niente se perdi troppe volte.
Oscar Eleni
(per gentile concessione dell’autore)
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