Senza dinastie è meglio

28 Dicembre 2007 di Roberto Gotta

1. Ad una giornata dalla fine della regular season è finalmente il momento di fare una piccolissima analisi della situazione in vista dei playoff, che in settimane precedenti sarebbe stata troppo campata in aria e legata ad una combinazione eccessiva di risultati per poter essere digeribile in uno spazio come questo. Allora, le già qualificate sono dieci: New England (15-0) come vincitrice della AFC East e con il miglior bilancio della American Football Conference, Indianapolis come prima della AFC South, Pittsburgh nella AFC North, San Diego nella AFC West, Dallas prima nella NFC East, Green Bay nella NFC North, Tampa Bay nella NFC South, Seattle nella NFC West. Qualificati di sicuro nella NFC anche i New York Giants, che giocheranno contro Tampa, e nella AFC Jacksonville. Restano in ballo nella AFC Cleveland e Tennessee, nella NFC Washington, New Orleans e Minnesota, con le seguenti combinazioni: nella AFC, Tennessee è ai playoff in ogni caso se vince (contro Indianapolis), mentre Cleveland (in casa contro i San Francisco 49ers) la scavalca ottenendo un risultato migliore, dunque una vittoria nel caso di pareggio dei Titans o un pareggio (o vittoria, ovviamente) in caso di sconfitta dei rivali, ma anche curiosamente se perdessero entrambe. La cosa strana, infatti, è che se entrambe vincono passano i Titans mentre viceversa, se entrambe dovessero perdere, passano i Browns. Questo per un semplice motivo: in caso di duplice vittoria le squadre sarebbero pari in classifica e, in assenza di scontro diretto, si procederebbe a confrontare il record all’interno della conference, il quale risulterebbe a quel punto 7-5 per ambedue le franchigie spostando l’attenzione sul terzo punto (non applicabile: risultati di almeno 4 partite con avversari comuni) e poi al 5 che, da quanto si legge, favorisce Tennessee (la cosiddetta Strength of victory). Ma se entrambe perdessero ecco che Cleveland manterrebbe il 7-5 contro le rivali Afc, mentre quello dei Titans sarebbe 6-6 e Tennessee uscirebbe dai giochi (grazie ad Alessandro Santini per averci chiarito le idee). Nella NFC, la situazione è in mano a Washington, che vincendo contro Dallas sarebbe ai playoff, in caso contrario potrebbero rientrare Minnesota (che gioca a Denver) e New Orleans, che gioca a Chicago. Qui è facile vedere come la vittoria dei Redskins a Minneapolis domenica scorsa, 32-21, sia stata una sorta di spareggio.
2. Ad alcuni, ovvero alla corposa frangia di giornalisti americani che parteggia sempre per l’emergere di una “dinastia”, non piacerà, ma ancora una volta la NFL si è dimostrata dunque la lega più imprevedibile di tutte, se si parla di squadre qualificate ai playoff. Parrà strano proprio nell’anno in cui una di esse, ovviamente New England, vince tutte le partite, e le vincitrici di division sono note da tempo, ma è così: come non manca di precisare una nota ufficiale della lega, è il dodicesimo anno di fila che ai playoff si qualificano cinque o più squadre che non vi avevano partecipato nella stagione precedente. Si potrà parlare di livellamento verso il basso, di mediocrità che permette di anno in anno a chi effettua anche solo un paio di buone mosse di mercato di lasciarsi alle spalle le altre, ma questa competitività è un aspetto cruciale: negli Stati Uniti la parità tra squadre, e soprattutto la speranza per ciascuna di esse di poter arrivare al Super Bowl se vengono operate le giuste scelte di mercato e di strategia, è alla base dello sviluppo di una lega professionistica. Può anche darsi che ai Dallas Cowboys non faccia piacere sapere – ma non si tratta nemmeno di “sapere”, è fatto assodato e fuori discussione – che, nonostante il loro numero di tifosi e la loro potenza economica e storia, la loro posizione di preminenza non è assicurata, ma è per il bene di tutti, e allora viene accettato.
3. Ora, i Patriots sono già tranquilli da tempo come primi della AFC e dunque ora, per l’ultimo weekend, l’unico obiettivo sarà quello di concludere imbattuti la regular season, in una intrigante partita sabato sera contro i Giants che sono già ai playoff: il conflitto tra possibili atteggiamenti per una partita come questa in realtà non c’è, perché i Pats hanno già fatto chiaramente capire di puntare, ora che il resto è già in saccoccia, al record di 16 vittorie su 16, per cui utilizzeranno i migliori uomini, mentre non è ancora chiaro se i Giants faranno riposare qualcuno, in vista dei playoff e magari per non dare eventuali punti di riferimento agli avversari casomai le due squadre dovessero ritrovarsi al Super Bowl, o cercheranno invece di passare, più modestamente dei Pats, alla storia per avere impedito loro di raggiungere il primato. La partita è comunque così attesa che la NFL ha deciso di concedere a CBS e NBC, due dei suoi partner televisivi, di ritrasmettere la diretta che originariamente era prevista solo su NFL Network: è la prima volta nella storia NFL che viene fatta una diretta contemporanea su tre canali, e la prima volta che due o più canali condividono una telecronaca dal 1967, quando il Super Bowl I venne diffuso da CBS e NBC. Come noto, NFL Network ha i diritti su alcune gare della seconda parte di stagione, dal Thanksgiving Day in poi, ma è disponibile “solo” in 240 pacchetti via cavo più sui pacchetti satellitari di DirecTV e Dish Network, mentre le più note compagnie che offrono pacchetti l’hanno escluso, o meglio lo offrono per un prezzo supplementare. In breve: in condizioni normali, Giants-Pats l’avrebbero vista (relativamente) in pochi, mentre ora la potranno vedere tutti, ed è possibile che i numeri relativi all’ascolto siano molto alti.
4. Domenica scorsa, nella sconfitta 21-19 a San Francisco, i Tampa Bay Buccaneers hanno utilizzato per 33 volte su 76 giochi offensivi una formazione a shotgun, ovvero quella con il quarterback qualche yard dietro il centro, a ricevere il pallone al volo e non direttamente dalle sue mani. Anche se in alcune di quelle 33 occasioni il gioco scelto è stato poi una corsa, su ovvia finta di lancio, il fatto stesso che i Bucs abbiano usato la shotgun è particolarmente significativo perché nel 2006 Tampa Bay era stata l’unica squadra NFL a non avere mai effettuato un solo passaggio partendo dalla shotgun. Il motivo? Jon Gruden (foto), il coach già vincitore di un Super Bowl (XXXVII, gennaio 2003) con i Bucs, è notoriamente un cultore ed esteta della cosiddetta West Coast Offense, l’attacco che – semplifichiamo – privilegia il lancio corto alle bombe da 50 yard, e utilizza spesso i lanci laterali corti al running back come una sorta di corsa facilitata, e la West Coast, nella sua forma base, prevede un uso molto moderato della shotgun. Stavolta però Gruden ha cambiato, per un motivo molto banale: la linea di attacco è leggera più che potente, dunque non è la più adatta ad una protezione standard di un quarterback, che dunque ha bisogno della shotgun per guadagnare spazio e tempo, e se poi il Qb è Jeff Garcia, che è molto rapido a compiere il gesto del lancio, si comprende ancora più lo spostamento filosofico di Gruden. I risultati sono stati buoni, considerando che Tampa Bay ha presto conquistato la prima posizione nella NFC South e che battendo Carolina domenica terminerebbe la stagione con sei vittorie e nessuna sconfitta contro le avversarie di division, dodici mesi dopo avere ottenuto un risultato opposto, ovvero 0-6. L’unica altra squadra dal 1970 ad avere completamente ribaltato l’esito divisionale nel giro di un anno è stata St.Louis nel 1999. La statistica prosegue sottolineando come i Rams di quella stagione vinsero poi il Super Bowl, ma è solo una curiosità. Sempre a proposito di shotgun, solo Mike Holmgren di Seattle continua a tenersi fedele ai concetti di base e a rifiutare di schierarvi i suoi Qb: uno studio di fine novembre di The Sporting News segnalava che i Seahawks la usano solo nell’1% delle azioni.
5. Qualche altro numero, anche se non li amiamo troppo. Segnando sei punti domenica contro i Giants, i Patriots supererebbero i 556 segnati nel 1998 dai Minnesota Vikings, che sono tuttora record NFL. In più, due ricezioni in touchdow

n di Randy Moss gli darebbero quota 22 per il 2007, ovvero uno in più del record di 21 stabilito da Jerry Rice nel 1987. Se salta quel record, salta inevitabilmente anche quello di 49 passaggi-touchdown stabilito da Peyton Manning nel 2004. Tom Brady, qb di New England, ne ha infatti 48, ed è molto probabile che sarà lui a lanciare i due td che Moss eventualmente segnerebbe.

Roberto Gotta
http://vecchio23.blogspot.com

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