Scemo chi (rispetta la) legge

28 Settembre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
1. La tessera del tifoso è una schedatura, per chiamare le cose con il loro nome. Ma al di fuori del mondo dei giuristi e di quello degli avvocati dei delinquenti, è evidente che la schedatura sia solo un fastidio per la gente normale ed un costo per le società (7 euro a tessera) in teoria ammortizzabile con iniziative di marketing (che mai peraltro saranno fatte). Il vero problema è che questa tessera è inutilissima: la vendita nominativa dei biglietti già di per sè sarebbe sufficiente ad ottenere effetti sui teppisti in trasferta. Poi ai cancelli il controllo dovrebbe essere effettivo, ovviamente, quando invece ognuno di noi ha assistito almeno cento volte nella vita alle entrate di massa con le scuse più varie (c’era traffico, i controlli sono lenti, la partita è iniziata, stanno arrivando gli ultras avversari, vi promettiamo che saremo buoni). Comunque poniamo che si tratti di un’ingiustizia pazzesca, di un attentato alla Costituzione: non esiste che società di calcio e associazioni più o meno pacifiche dicano ‘la legge non ci piace, quindi non la rispettiamo’, alla Zamparini. Non è possibile iniziare una discussione sulla fiscalità dicendo ‘io le tasse non le pago’. O una sulla Rai dicendo ‘Basta con il canone’.
2. A proposito di fisco, c’erano pochi dubbi che la nuova presunta guerra all’evasione avrebbe colpito qualche famoso senza potere, mentre gli imprenditori illuminati di casa nostra continuano a far sparire tutto nelle loro holding lussemburghesi nell’ovvio silenzio dei loro quotidiani. Un pilota di Formula 1, Vitantonio Liuzzi, e un campione del ciclismo come Davide Rebellin, attualmente fermo per i soliti motivi (oggi a te domani a me), lasciano trapelare (si fa per dire) gli inquirenti. Se verrà accertata l’evasione non potranno avvalersi dello scudo fiscale, al contrario di molti professionisti del falso in bilancio.
3. Grandissimo Malù, il giornalista congolese che molti conoscono come commentatore televisivo specializzato in calcio africano (è un po’ come dire ‘calcio europeo’, ma se Sconcerti fa il punto tattico su sette partite in contemporanea allora vale tutto) e pochi come team manager della nazionale del Congo. Malù è da poco diventato direttore sportivo del Botev Plovdiv, squadra della serie A bulgara con un buon passato (due scudetti nella notte dei tempi) che è allenata da Enrico Piccioni ed in cui giocano diversi italiani: Ciro Sirignano (ex Avellino e Sambenedettese), Marco D’Argenio e Fabio Tinazzi (ex Reggiana, Fermana e Sambenedettese). Quanti giocatori ‘simpatici’ arriveranno adesso in Bulgaria? In realtà siamo solo invidiosi di chi ha trovato un lavoro vero, sempre che a Plovdiv non paghino a ’90 giorni data fattura da intendersi 115′.
4. Meno grande è Studio Aperto, il telegiornale (così si dice) di Italia Uno che a seconda dei direttori punta più sui backstage dei calendari (la solita valletta oliata che si rotola sulla sabbia) o sugli sgozzamenti del mostro del momento. La spettacolarizzazione della vecchiaia dei nostri amati Sandra Mondaini e Raimondo Vianello (loro grande colpa: essere anziani e malati), in un servizio andato in onda ieri, ci ha fatto stringere il cuore e non certo perché siamo nostalgici di Pressing. Una schifezza la vecchiaia, ma sempre meno di questo servizio. Siccome la vita è tragica e comica, così come il giornalismo, il tema era un ricordo di Mike Bongiorno. Che proprio Mediaset, in pratica da lui fondata (non gratis, va detto), aveva mandato in pensione.
5. Leggiamo sull’Ansa che secondo l’Auditel la Domenica Sportiva ha battuto Controcampo per 1 milione e 332 mila spettatori a 840mila. Guardando noi solo partite non sapremmo dire perché, quindi ci aspettiamo qualche commento da chi magari segue queste trasmissioni con attenzione. Quello che volevamo dire è che nonostante gli impietosi confronti con il passato non ci sembrano dati modesti, visto che non conosciamo nessuno (nessuno!) che le guardi. E non frequentiamo intellettuali scomodi, come si può immaginare…Mentre sull’autobus o per strada si sentono riferimenti o battute su trasmissioni locali, non perché siano più credibili ma forse perché sono più vive.
6. Finita l’autobiografia di Adriano Panatta, ‘Più dritti che rovesci’, scritta con (dove ‘con’ si intende ‘da’) Daniele Azzolini: al di là di qualche imprecisione (tipo il tifoso Serafino con la maglia di Baggio alla finale di Davis 1979: ma Baggio aveva 12 anni…) è poco autocelebrativa ed offre mille spunti interessanti che vi infliggeremo. Volevamo solo consigliarne la lettura, davvero avvolgente e coinvolgente soprattutto per chi come noi l’ha avuto come mito d’infanzia (insieme a Jura, ovvio).

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