Scarsezza corretta

15 Giugno 2009 di Stefano Olivari

L’amore incondizionato che abbiamo per il calcio delle nazionali, o per meglio dire lo sport con senso di appartenenza non dettato unicamente dal denaro (considerazione valida anche quando i campioni venivano comprati dagli evasori-elusori di casa nostra), non ci impedisce di giudicare la Confederations Cup per quello che è: un torneo senza identità, che ha trovato un minimo senso solo come prova generale del Mondiale, in cui più del cinquanta per cento dei partecipanti è di un livello inferiore a quello della nostra Lega Pro: in quasi contemporanea con Sudafrica-Iraq su RaiSport c’era Crotone-Benevento, in un contesto di rara tristezza (il campo diviso a metà da sole e ombra riconcilia con la morte) ma con giocatori assolutamente paragonabili a Modise o Shaker senza che nessuno debba sentirsi offeso. Momenti di ilarità impagabile li regala solo il politicamente corretto dei commentatori: gente che lincia Mourinho o Benitez per il loro gioco si mette poi ad analizzare con compunzione le caratteristiche tecniche di Sudafrica (”Al Mondiale possono arrivare in semifinale”), Iraq (con l’innovativa espressione ‘Il giramondo Milutinovic)’ e Nuova Zelanda (”Non devono fare la corsa sulla Spagna”), solo per pompare il proprio evento ed ovviamente prepapare il terreno agli eventuali momenti del po-po-po azzurro: in fondo che gusto c’è a vincere un torneo che conta niente? Quasi nessun accenno, se non in telecronaca, ai buuu forse razzisti riservati a Matthew Booth, unico bianco del Sudafrica in formazione (nella rosa ce n’è solo un altro: il portiere Rowen Fernandez, riserva nell’Arminia Bielefeld) ma non più scarso di molti suoi compagni. Solo complimenti per la folla ballante con tamburelli e costumi inevitabilmente tipici, con le ripetute zoomate sugli stessi gruppetti (ma si sa che i negri hanno il ritmo nel sangue: per la serie ‘il razzismo dell’antirazzismo’) a discapito degli spettatori normali, rifiutando di ammettere che si tratta sì di una festa ma di una festa che con il calcio c’entra poco. Nessuno dava l’idea di seguire la partita, tutto sommato meglio così. Poi magari il 28 giugno sera saremo a fare il bagno nelle fontane, ma solo per il caldo.

Share this article