Rosetti è uno dei nostri

30 Giugno 2008 di Stefano Olivari

L’arbitraggio della finale merita qualche considerazione, al di là del fatto che un male inteso spirito patriottico abbia portato la maggior parte dei media (ma anche il suo capo Gussoni) a giudicare positivamente la prova di Rosetti che invece secondo noi è stata disastrosa. Non per episodi specifici che abbiano falsato direttamente il risultato (anche il fallo di mano in area di Capdevila è discutibile), quanto per una cattiva gestione delle situazioni ed una politica disciplinare schizofrenica: dal permissivismo al ‘ducismo’ passando per le raccomandazioni da padre di famiglia. Il tutto sintetizzato nell’assurdo doppio giallo a Casillas e Ballack, nell’ignorare la testata di Silva a Podolski e nel fischiare una quantità spropositata di falli di confusione. Buon per lui che le squadre siano state in sostanza corrette e che non ci sia stato l’errore stronca-carriera: certo è che la lagna ‘i nostri arbitri quando vanno al’estero sono i migliori’ ricorda in maniera inquietante quello che si diceva dei contestati De Santis pre-Calciopoli. Sbagliata anche l’autoflagellazione, osservando il livello medio dell’Europeo (il meno in forma è sembrato lo svizzero Busacca), la conclusione più scontata è che gli arbitri non possono essere lasciati soli in un calcio sempre più equilibrato e quindi in balia del singolo episodio, con oltretutto i maxischermi che hanno ripreso a mostrare le azioni discusse agli spettatori dal vivo. Come al Mondiale 2002, ma senza destare lo scandalo di allora. Difficile che Platini, tifoso del ‘fattore umano’, possa portare presso la Fifa ed a cascata l’International Board certe istanze tecnologiche, ma il momento giusto per parlarne è proprio quando non c’è il morto ancora caldo. Per sua fortuna Rosetti non è stato il Pairetto 1996, ma questo non toglie che l’arbitro anche in un calcio dal ritmo controllato e dai tifosi in larga parte civili, come è il calcio delle nazionali, sia un predestinato al linciaggio.

stefano@indiscreto.it

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