Rinascimento unico

13 Giugno 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni nel sacco a pelo che gli ha prestato il balivo Pini per una notte al fresco valtellinese, ai duemila di Bormio dove con un binocolo calibrato vedremo quali azzurri risponderanno a Recalcati, quali a Cassì, quali a Maifredi, quali alle loro vedove inconsolabili. Quando tutto cambia meglio isolarsi in montagna rimpiangendo di non aver trovato i soldi, un degno compagno di viaggio per vivere il rinascimento nelle terre di Siena accomodandosi sul tavolo della servitù di fianco al tavolone dei ragazzi lecca lecca. Rinascimento unico, brillante, spirituale, ispirato. La sigla è del Simone Pianigiani a cui piace essere beatificato, guai a dirgli che correva contro avversari che si erano fatti del male quasi da soli, che non c’era partita e quindi non poteva esserci lotta contro chi ad agosto già sapeva di avere un vera squadra mentre gli altri litigavano a Montepulciano. Gloria infinita a chi ha vinto a chi ha rivinto, a chi pensa di aver fatto la storia, gloria al capitano Stonerook che adesso Recalcati vorrebbe coinvolgere nelle qualificazioni europee dopo aver fatto l’orgoglioso prima della Spagna quando ci serviva un tipo del genere e non certo i frilli che aveva convocato lui, ma il problema, ci ha spiegato bene micione Charlie adesso, lui lo sapeva già ai tempi dell’infortunio di Mason Rocca, è che se porti Stonerook all’europeo mandi in banca una garanzia per la vita sul passaporto italiano trovato con matrimonio e divorzio lampo, anche se la qualificazione non vale come la partecipazione all’europeo.
Fare in fretta ad accendere il fuoco, in attesa che Lucio Zanca finisca le sedute con il tutor in via Caltanisetta dove si è imposto di studiare bene la storia dell’Olimpia, cominciando dalla sala dei trofei che Corbellon dei Corbelloni e Ginettaccio avevano lasciato un po’ all’incuria del tempo. Se vuole un consiglio non faccia nulla che assomigli a quello della famosa coppia nel dipinto col velo. Un manager che si sposa con la filosofia di Giò, ci ha detto il nuovo amministratore delegato Proli, e la gente è contenta che ci sia una filosofia societaria, soprattutto adesso che le altre ricche d’Europa provano a saccheggiare Siena campione, ora che il capitano Minucci-Minacci, alla ricerca di risposte su amorazzi che nascono e finiscono, ha già un piano per avere finalmente la squadra che potrà sfidare la grande Europa pur sfiorata a Madrid quando la beatificazione senese dovette sopportare la santa inquisizione come in coppa Italia dopo aver perduto contro Pesaro.
Fare in fretta a smaltire la sbornia. I senesi, beati loro, hanno l’appuntamento del Palio per il 2 luglio, agli altri servirà più tempo dopo aver registrato il peana della quinta partita benedetta. Fare in fretta a scappare sulla montagna in un paese dove non devi intercettare, o difenderti, perché altrimenti paghi e ti prendono pure in giro dicendo che forse esageri, che forse ti meriti il castigo e il tiro libero, dove se picchi tu sei un bruto, ma se picchiano gli altri è strategia. Lo abbiamo sentito dire dopo gara quattro a Roma. Ecco come stanno le cose e questo Repesa che continua a combattere battaglie impossibili dovrebbe chiedere ai magistrati delle acque cestistiche un confronto uomo contro uomo per avere la perizia sulla impossibilità di sfidare un’avversaria che i suoi malati li ha curati, sostituiti bene, rimessi in gioco quando contava, mentre a Gelsomino, il grande orco che vorrebbero veder fuggire da Roma, hanno servito su un letto di rucola il famoso Allan Ray, quel danese di cui non ricordiamo più il nome, Crosariol ed Aradori, mentre Giachetti non è più tornato e soltanto il ragazzo Jaaber, veloce di mano e di pensiero, ma non un vero regista, non un vero tiratore, è arrivato per dare energia ad una squadra dove Stefansson è sparito, dove Ukic ha imparato, ma non abbastanza, dove Lorbek si è sfinito, dove Fucka e Tonolli erano quello che potevano essere, fossile e bandiera, generosi, ma niente di più. Ora diteci voi se il capolavoro senese non merita una sosta premio a Santa Maria della Scala, alla Pinacoteca, alla libreria Piccolomini, al museo delle tavolette di Biccherna che sono il meglio per capire questo nuovo mondo, questo linguaggio messianico filtrato dalla signora “alura”, condiviso dalla tavolata in fiamme?
Gloria nei cieli al basket che ci dava sollievo nelle notti mefitiche di Italia-Olanda doccia gelata pallonara, quelle dove per farci sentire più freddo avevano portato “Baffone” dal ciclismo al calcio rubandoci persino Blob, unico sollievo alla fine di telegiornali blindati, scritti dalla stessa mano, serviti dagli stessi maggiordomi, purtroppo questa paura di omologazione ci è venuta anche ascoltando il coro a spicchi e se del domani non abbiamo certezza vorremmo dire che per contrastare i migliori bisogna cominciare dalle mente e dalle veline. Ora gli allievi del maestro baffuto diventeranno feroci, vedranno Boscia Tanjevic nella sua immensità, mentre accarezza e sistema Pozzecco come da copione, soffrendo per non aver trovato a primavera certi nomi che andavano bene a Natale, si daranno da fare per spiegare che la Lega ha bisogno di gente con sano umorismo per cambiare sede e nascondersi nella selva oscura. L’uomo giusto lo vede ad ogni ora in TV e ciao ciao cari Uva, cari Corrado, cari tutti.
Pagelle e sacco a pelo, quello del Pini che in Valtellina serve bresaola e affetto, serve passione e pizzoccheri, anche se a lui non piace la gente che rinuncia alla cacciagione perché afflitta dal complesso di Bambi.
10 A Giordano CONSOLINI che nella sua nicchia di basket giovanile, lui che ha vissuto lo splendore messiniano, lui che alla Virtus ha dato tutto, continua come Medusa virtussima un lavoro che altri si vergognano di fare, che altri non vogliono fare, che troppi non vogliono pagare.
9 A REPESA per aver sopportato tutto e di più in una stagione dove avrebbe voluto battersi almeno alla pari, dove avrebbe avuto diritto al riconoscimento degli avversari, all’onore delle armi.
8 A Simone PIANIGIANI perché la sua voce nel coro degli angeli ci dice che la bella Siena andrà avanti per la sua strada senza farsi strangolare dal ricatto degli agenti, dalle concorrenti che pensano di eguagliarla soltanto perché pagheranno di più. No, lui è l’esempio di cosa vuol dire costruire una società partendo dalla base. Bel voto, non altissimo, ma bello, ma allora perché non darlo a Minucci? Perché lui ha la lode con bacio accademico da almeno cinque anni nella piazza del Banco che abbiamo scoperto con gioia è del Bruco.
7 Ad Alfredo CAZZOLA, uomo che il basket ha onorato e da cui è stato quasi sempre onorato, che ha dimostrato ai soloni del pallone cosa serve un buon presidente, un grande manager ed organizzatore. Lui ha sopportato la tortura, le ingiustizie, ha rimesso Bologna in serie A, ha scherzato con il sindaco in traghetto, ha fatto finta di non poter aprire le porte agli americani, ma appena ha visto di cosa erano capaci i terribili ianchis li ha serviti di rosso e di blu e si è messo alla finestra.
6 Ai celti di BOSTON che hanno fatto scappare i divi dal campo di Los Angeles rimontando da meno 24, segno che la NBA in biancoverde è ancora qualcosa di più della serie A italiana dagli stessi colori che possono perdere con un più 18, ma vincere anche con un meno 20. Allegria gente e gloria a chi sente Bryant parlare italiano con il bimbo slavo portato da Tanjevic a Sarti in Uden quando aveva 15 anni. Voi conoscete altre magie del genere dai tempi di Bodiroga?
5 A Jerry BUSS il padrone dei Lakers che ha preferito Las Vegas e il mondiale di poker sette carte da cui è stato eliminato al primo giro piuttosto che il tormento di una partita vista in casa di Boston. Anche da noi ci sono proprietari che preferiscono la grigliata in famiglia alla fatica di stare con i loro giocatori, di capirne l’umore quando culo stringe pigiama (citazione dal vangelo secondo Tanjevic).
4 A Fabrizio FRATES ed Ale FROSINI se non manderanno al diavolo chi li considerava scelte sbagliate per la resurrezione di Caserta per il ritorno in s

erie A di una società che ci ricorderà sempre il cavalieri Maggiò e quel suo miracolo nella piana delle noci. Con loro tutto il presente, ma anche il passato, da Giancarlo Sarti al caro Costa, dal professor Martelletti costola di Tanjevic a chi, come Trinchieri, ha sofferto al punto da essere scambiato per un corrispondente americano del Corrierone.
3 A FABRIANO che non ha trovato nella grande industria cittadina la borsa benedetta per restare al vertice, che ci ha spaventato tanto come dice giustamente Valter SCAVOLINI nella difficile gestione del consorzio pesarese, nella quasi impossibile cena natalizia con la figlia e il genero passato a Milano, alla cara odiatissima Milano. I tempi cambiano, ma dovrebbe sentirsi orgoglioso perché chi è uscito dalla sua vera Scavo ha fatto belle cose, ovunque si è presentato.
2 Al re RIGAUDEAU che hanno rivisto ai giardini Margherita nel nome del professor Grandi perché la sua fuga da Parigi ci ha lasciato davvero senza parole e senza speranze se anche uno con la sua testa non riesce a smuovere i macigni che solitamente fanno delle grandi città un cimitero dove lo sport viene mangiato, ma non coltivato. Milano, Roma attente. Pallavolo ed hockey hanno mandato segnale inquietanti.
1 A Tim DONAGHY ex arbitro NBA incriminato per truffa, per aver truccato partite, perché la sua denuncia contro i vertici della Lega accusata di voler avere certe squadre in certe partite, in certe finali, ci ha fatto venire in mente che noi ancora non sappiamo come beatificare i Moggi e ancora non sappiamo se tutto quello che appare come frutto della divina provvidenza non nasce da rapporti protetti.
0 A Flavio TUDINI il presidente con trombetta, come dicono i suoi cantori di oggi con l’ironia che non avevano ieri, l’uomo del Castelmaggiore che lanciò il salvagente alla vera Virtus, perché, davanti al giudice che vorrebbe sapere dove sono finiti i soldi che gli amici avevano affidato al suo genio commerciale, ha dovuto ammettere che la sua vera rovina è stato il basket. Ce ne dispiace, siamo addolorati, ma siamo anche contenti che sia andato dal giudice, invece di scappare, senza trombetta.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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