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Calcio

Quel gran colpo di Mutu all’Inter

Dominique Antognoni 11/01/2019

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Fra gli articoli di giornali stranieri che difficilmente saranno ‘ripresi’ (cioè copiati) in Italia difficilmente troveremo quello che abbiamo appena letto su Gazeta Sporturilor, il più importante giornale sportivo rumeno.Non cambiate sito, per favore, vi promettiamo che il calcio italiano e l’Inter c’entrano anche questa volta. Partiamo da Cornel Dinu, in Romania conosciuto da tutti come ‘L’Incorruttibile’. Un grande titolo, per gli standard di questo paese e soprattutto del suo calcio. Per i più giovani diciamo che Dinu ha appena compiuto 70 anni ed è stato uno dei difensori rumeni più forti della storia, oltre che uno dei migliori liberi del calcio europeo anni Settanta: 75 partite in nazionale, un’intera carriera nella Dinamo di Bucarest prima di diventare allenatore, dirigente e adesso commentatore, seguitissimo per la sua fama di fustigatore del malcostume. Laureato in legge, i suoi interventi sono sempre divertenti e al tempo stesso molto pesanti. E qualche fonte di informazione più dei giornalisti e degli ex calciatori ce l’ha, visto che come quasi tutti i giocatori della Dinamo Bucarest dei suoi tempi era inquadrato nella Securitate e dai servizi segreti non è che uno si possa dimettere come si potrebbe dimettere da una pizzeria. 

Veniamo al punto, cioè all’intervista rilasciata da Dinu alla Gazeta Sporturilor, incentrata sui 40 anni di Adrian Mutu, suo ex giocatore alla Dinamo, prima che si trasferisse all’Inter nel dicembre del 1999. Non vi ammorbiamo con i dettagli, viva la sintesi: Dinu racconta che la somma totale pagata dall’Inter fu di 6,5 milioni di dollari, ma che in Romania ne arrivarono soltanto 2,1. Il resto si è evidentemente perso per strada: stiamo parlando di due terzi del costo del giocatore, non di monetine. Su chi si sia intascato la differenza ci sono varie ipotesi: Dinu parla di un dirigente della Dinamo Bucarest, frequentatore (a pagamento) di una ex di Gullit, ma probabilmente i percettori di questi soldi di Moratti sono stati più di uno. Quando le autorità rumene hanno indagato seriamente sui fondi neri del calcio (l’inchiesta che ha mandato in carcere i fratelli Becali e Cristi Borcea) avrebbero voluto chiedere una rogatoria internazionale per indagare anche sull’Inter, ma imprecisate autorità italiane (viene citato il SISDE, ma ci sembra inverosimile) avrebbero sconsigliato di proseguire nell’indagine. Questo almeno dice Dinu: non la verità assoluta, ma una fonte autorevole sì. Un buon punto di partenza, lo diciamo da ignoranti, sarebbe stato guardare il bilancio 1999-2000 dell’Inter che è pubblico, e confrontarlo con le cifre ufficiose oltre che con quelle ufficiali risultanti dal bilancio della Dinamo (2,1 milioni, come detto).

Di nostro possiamo aggiungere una testimonianza personale, risalente alla fine di novembre del 1999, quando Giovanni Becali, Borcea (vicepresidente Dinamo) e un Mutu vestito tutto di nero salirono le scale di via Durini, allora sede nerazzurra, per incontrare Gabriele Oriali che da qualche mese era tornato dal Parma e all’Inter aveva quasi pieni poteri, non essendo ancora iniziata l’era di Branca. Dopo qualche ora scesero tutti soddisfatti per pranzare al ristorante lì sotto, il Cocopazzo, posto dove spesso si incrociavano gli addetti ai lavori del calcio. La felicità fu tale che si dimenticarono dentro una valigetta e se ne accorsero soltanto quando il ristorante era già chiuso, dopo le 15, mentre stavano parlando con giornalisti e fotografi. Nei loro volti vedemmo il terrore autentico, magari avevano paura di aver perso le agende e le penne. Telefonata a Oriali, mezzo mondo messo in moto per rintracciare il proprietario del locale (e di altri tre in centro a Milano), che visti i rapporti con l’Inter (tutti i dipendenti mangiavano lì) venne sollecitato a tirare su la saracinesca e a recuperare la valigetta. Che in effetti c’era ancora, nessuno l’aveva rubata.

Al di là di questo divertente episodio, siamo andati a controllare i giornali dell’epoca, che parlano di una spesa interista di 3 miliardi e 600 milioni di lire, quindi, 1,8 milioni di euro circa, più l’ingaggio quadriennale di Mutu. Addirittura meno (nel novembre 1999 l’euro era quasi esattamente pari al dollaro) di quanto scritto nel bilancio della Dinamo, per non parlare dei 6,5 milioni di cui parlavano gli addetti ai lavori rumeni, citati da Dinu nell’intervista. Insomma, qualcuno sparava cifre a caso. Conclusione? I veri conti del calcio sono sconosciuti a quasi tutti, valeva nel 1999 e a maggior ragione vale nell’era del fair play finanziario. Parlando in generale: se in una squadra non vedete campioni è semplicemente perché i suoi proprietari non hanno i soldi per pagarli, in bianco o in nero. Quanto a Mutu, oggi improbabile allenatore della squadra riserve dell’Al Wahda, negli Emirati Arabi, con Lippi iniziò molto bene segnando anche in un derby di Coppa Italia, per essere ceduto dopo pochi mesi al Verona ed avere una carriera ricca di guadagni ma anche di contenziosi legali, una carriera comunque molto inferiore al suo talento. Lontana dall’Inter, in ogni caso. Di sicuro all’amata Dinamo la sua cessione fruttò 2,1 milioni di dollari.

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