Quasi Berlusconi

6 Marzo 2013 di Stefano Olivari

Urbano Cairo ha da poco comprato LaSette da Telecom, pagandola un milione di euro. Detta così, sembra che il tasto numero sette (la vera ricchezza dell’emittente, a detta di chi vende pubblicità: nel caso di la Sette, Cairo stesso) dei telecomandi italiani valga una cifra alla portata del nostro dentista. Anche perché prima del trasferimento Telecom si è impegnata a ricapitalizzare La7 srl in modo che la sua posizione finanziaria netta sia non inferiore a 88 (perché 88? Ha una partecipazione anche Buffon?) milioni di euro. Insomma, un regalo. Al di là del fatto che magari nei prossimi anni il presidente del Torino ci perda soldi. Insomma, una cessione tutta politica, visti anche gli altri concorrenti (Sposito, cioè l’ex amministratore delegato di Fininvest, e Della Valle) che alla fine ha portato La Sette totalmente nelle braccia di uno che almeno fa l’editore. Siccome su Indiscreto rapportiamo quasi tutto allo sport e/o alle nostre fissazioni personali, parliamo anche del Cairo aspirante editore sportivo. Che qualche anno fa si mise in testa di fondare il quarto quotidiano sportivo italiano, con direttore Giancarlo Padovan, e che sul progetto investì parecchi soldi ed energie. Ovviamente un giornale di taglio popolare, come è nello stile di quasi tutte le pubblicazioni di Cairo (non solo di DiPiù) e con l’interessante idea di puntare su storie e personaggi più che su eventi che tutti gli interessati hanno visto in televisione. In altre parole, in questo quotidiano sportivo progettato da Cairo nei suoi uffici di corso Magenta (a Milano, infatti lo si incrocia spesso alla pasticceria San Carlo: cioè lo incrocia chi abita lì, non certo noi del Bronx) Federica Pellegrini avrebbe avuto lo stesso spazio di Messi. Per lavorare in questo quotidiano avevamo anche sostenuto un colloquio, ma prima che arrivasse la risposta la decisione di Cairo era stata presa: la pubblicità stava iniziando a calare, così come le vendite dei quotidiani sportivi, quindi il giornale non si sarebbe fatto. E pazienza per i soldi già investiti. Stop loss, per dirla come i trader che qualche giorno fa si sono arricchiti grazie a notizie in libera uscita (una anche twittata da Gad Lerner). Cosa volevamo dire, alla fine? Che mille volte Cairo, assistente di Berlusconi per anni prima che nel 1995 si mettesse in proprio (con le circostanze dell’addio mai realmente chiarite: scelta o licenziamento?), ha detto di non voler imitare Berlusconi (in effetti anche Berlusconi è un imitatore, di Ennio Doris), ma che i fatti lo smentiscono. L’editoria, la pubblicità, la squadra di calcio, adesso la televisione. E come leader di un partito non sarebbe meno credibile di Giannino o Crosetto, visto che una laurea vera lui (così come Berlusconi) ce l’ha. Detto questo, visto che Cairo guarda ai numeri vediamo molto male la nostra pallacanestro su La Sette.

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