Qatar il meno peggio

18 Giugno 2009 di Stefano Olivari

Visto che il declino arriva per tutti, anche per chi come noi mai ha goduto di un’ascesa, meglio che sia ben pagato oltre che lontano da riflettori e compatimento. Ma fa lo stesso impressione leggere che Juninho Pernambucano ha firmato un contratto biennale con l’Al Gharafa, la squadra campione del Qatar, dove andrà a raggiungere i connazionali Fernandao (incrociato da avversario in Francia) e Clemerson, ex stella della J-League. Va detto che quando una grande stella va a chiudere con i petrodollari (che non sono quelli di Florentino Perez, come aveva detto il premier da Vespa), entra in una sorta di buco nero mediatico in cui i nomi si confondono al punto che sembra che tutti si chiamino Al-Ittihad (che significa ‘L’Unità’: curiosamente molti giornali di sinistra del mondo islamico hanno questa testata, uguale a quella del quotidiano lasciato al suo destino dallo sceicco Soru subito la trombatura) o Al-Ahly (in spagnolo si direbbe ‘El Nacional de…’). Però bisogna dire con dolore, vista la nostra passione per il Kuwait, che quello del Qatar è nettamente il migliore di tutti i campionati della penisola arabica: superiore a quello degli Emirati, di molto superiore a quello saudita (ricco ma quasi autarchico), di moltissimo superiore a quelli di Bahrein e Kuwait. Oman e Yemen viaggiano ovviamente su altri binari, con capolinea il Medioevo. La lega del Qatar è però ambiziosa, visto che è l’unica ad avere un progetto di miglioramento tecnico dei locali, non potendoli tutti comprare come fa nell’atletica con i keniani: in questo senso i vari Guardiola, Batistuta, Romario, Caniggia sono serviti ad attirare interesse ed a rendere il campionato più appetibile anche per gli stranieri medi e non decrepiti, alcuni esplosi o rigeneratisi proprio lì: facili gli esempi di Mauro Zarate, Olembé-Olembé, Carlos Tenorio o per stare sulla stretta attualità di Nashat Akram, presente con l’Iraq alla Confederations Cup e fresco sottoscrittore di un triennale con gli olandesi del Twente. Non è un caso che quasi mai siano del Qatar gli sceicchi che a torto vengono dati per acquirenti delle nostre società.

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