Pubblico di figuranti

25 Febbraio 2008 di Stefano Olivari

Con il calcio Sky, che sembra ormai una cosa naturale ma è pur sempre una tivù a pagamento (nel nostro caso 70 euro al mese), totalizza share ormai paragonabili a quelli dei canali Rai e Mediaset diversi da Rai Uno e Canale 5, sabato scorso se ne è avuta un’ennesima dimostrazione. In quello che fino alla noia è stato definito super-sabato Inter-Livorno delle 16 ha avuto 785.201 spettatori di media, con il 6,78% di share, Parma-Milan delle 18 709.820 spettatori con il 4,23%, mentre Juve-Roma delle 20 e 30 1.695.261 spettatori, 6,92% di share con la bellezza di 2.752.706 contatti. Numeri sottovalutati, per i motivi che abbiamo detto più volte (bar, gruppi di ascolto, schede taroccate, eccetera), ma comunque numeri da tivù generalista che andrebbero associati non tanto a quelli della Champions in chiaro quanto a quelli, ottimi, della pur triste Coppa Italia presa per la coda dalla Rai. Ricordando poi l’esistenza, per le stesse partite (Coppa Italia esclusa), del digitale terrestre di Mediaset e La7. Conclusione: il calcio in chiaro avrebbe ancora i numeri per funzionare, ma non viene programmato per la semplice ragione che i suoi diritti costano troppo. Quello degli stadi vuoti è un falso problema, visto che il botteghino è ormai vicino al 10% del fatturato e in molte società si sta parlando apertamente di concedere l’ingresso gratuito e continuo, cioè non legato a particolari promozioni (se ne discuterà in una delle prossime assemblee di Lega), a categorie di spettatori tipo Under 12, Over 65, eccetera. Non siamo ancora ai figuranti pagati o ai militari della vecchia Steaua, ma poco ci manca.

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