Principe del Foro

3 Maggio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Nadal meglio di Borg, polvere di stelle, la voglia di Volandri e il disinteresse di Panatta.

1. Nadal è tornato quasi lui, il problema sono gli altri. Che almeno sulla terra battuta sono lontani dal loro miglior livello, un po’ per imborghesimento (primo segnale i game di risposta buttati via appena si è sotto di trenta, secondo segnale l’abuso di palle corte per uscire dalla ragnatela: qualcuno sta pensando a Djokovic e Murray?) e molto per limiti oggettivi sulla superficie. Gli ultimi internazionali d’Italia solo maschili hanno offerto tante partite un po’ così, anche se bisogna resistere alla tentazione di dire che quando Federer viene eliminato subito il torneo interessa meno, ma anche la conferma ad altissimo livello di un Gulbis che ha fatto il salto di qualità come testa e che ha come orizzonte l’elìte mondiale entro gli Us Open. Lo si è visto nella straordinaria semifinale contro Nadal più ancora che contro Federer, nel secondo e nel terzo set per niente centrato: avere esordito così tardi sulla terra non si è rivelata una grande idea, anche se solo dopo un Roland Garros vinto su Nadal e non su Soderling si potrà pontificare sul tema. Di sicuro Nadal con i suoi quinti Internazionali ha riconquistato la fiducia cieca nei suoi mezzi che aveva nel 2008, al punto che il paragone con Borg (indotto dai record, più che dal gioco) comincia a stargli stretto. In tutto il torneo ha perso solo un game sul suo servizio…
2. A proposito di Borg, nel nostro cuore non si è mai ritirato ma anche nella realtà continua a vivere di tennis. A 54 anni ha giocato infatti a Boston in un torneo del circuito Champions Series, affrontando il connazionale Mikael Pernfors (indimenticabili i suoi diritti ‘accettati’ in recupero): il derby svedese è stato vinto dal più grande, nonostante gli otto anni di vita in più, 10 a 8 al terzo set. Nella semifinale del torneo Borg ha poi perso da…McEnroe (di tre anni più giovane), 6-4 7-6. Comprensibile come l’Atp cerchi di ‘tenere bassi’ i vari circuiti master, cercando di proporre il proprio (il Champions Tour, il cui attuale leader è Ivanisevic) ma sempre slegato dal carro dei tornei veri. Anche nel tennis una volta era tutto meglio.
3. A Roma gli italiani hanno fatto meglio del previsto, questo va detto uscendo dalla solita autoflagellazione che in uno sport basato sulle motiovazioni individuali è assurda. A 29 anni Volandri ha dimostrato che nei tornei medi sulla terra può dare fastidio anche ai più forti, Lorenzi si è guadagnato la convocazione in Coppa Davis come premio alla carriera, Bolelli ha ritrovato il tempo sulla palla anche se la sua resurrezione dovrà passare da una preparzione atletica vera. Non c’è dubbio che il match del torneo in chiave ‘orticello’ sia stato il Volandri-Gulbis ottavo di finale di giovedì, con vittoria del lettone in un tie break del terzo set che il livornese avrebbe potuto far suo se solo avesse eseguito in maniera scolastica una volée di rovescio. L’importante è crederci, il fatto che voglia fare le qualificazioni di Madrid è un buon segnale anche se il Volandri del Foro Italico 2007 (quando battè in sequenza Gasquet, Federer e Berdych, venendo fermato solo in semifinale da Fernando Gonzalez) non tornerà più.
4. Venerdì mattina a Milano siamo andati a sbattere contro Adriano Panatta, uno dei due poster (per niente metaforici) nella nostra cameretta. Qualche giorno prima era a Roma, ma non al Foro: presentazione di un’iniziativa alla Canottieri Aniene, altri affari, qualche intervista. Pochi i retroscena di questo suo sbandierato disinteresse per il torneo che nel 1976 gli ha dato gloria eterna insieme al Roland Garros: lì adesso Panatta è sgradito, punto. Sgradito all’organizzazione, che sa di non poterlo trattare come un pupazzo-vecchia gloria, alla federazione che lo detesta, a chiunque si senta oscurato dalla sua personalità. Perchè il tennis in Italia, nell’immaginario collettivo, è sempre lui.
stefanolivari@gmail.com

Share this article