Pericolo ammazzacaffé

28 Febbraio 2009 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

Ribellatevi sempre quando dopo una bella cena arriva in tavola l’ammazzacaffè, peggio se è una grappa stellina che diventa varechina quando a proporvela è il contadino che non la sa distillare. Questa settimana di basket, diciamo dalle giornate bolognesi a quelle dei tormenti europei, fino alla dolorosa riflessione sul caso Boniciolli, è andata più o meno così. Ci siamo illuminati d’immenso nelle partite di coppa Italia perché tutti, ma proprio tutti, ci hanno fatto credere che qualcosa è cambiato nel nostro basket: bravi i giocatori, bello e numeroso il pubblico, con festa finale per chi ha vinto in casa di chi ha perso senza doversi vergognare, eccellenti gli allenatori, decorosi persino gli arbitri nella disperata ricerca, non sempre riuscita, di una identità che non li facesse catalogare fra i vassalli dei potenti. Insomma si stava bene, eravamo pronti a brindare, ma ecco che arriva in tavola la varechina: prima la falange Tola, l’arbitro che non ti augureresti sempre di trovare, con la minaccia di sciopero sparata in faccia al presidente Meneghin che ancora non si era seduto per il primo consiglio, che ancora non capiva bene perché i sostenitori del Tola, dal Facchini tecnico fumante al Lamonica passi e accompagnate, passando dal Cicoria viperino, volessero una guerra santa per l’autonomia, pretendendo comunque che a pagare siano sempre gli stessi: Federazione e Società. Poi ci hanno portato altra grappa stellina per gli esami di Eurolega dove tre grandi favorite per la finale, Mosca, Taugres e Panathinaikos, hanno sistemato per bene le tre italiane rimaste in gioco. Scoramento generale, anche se Siena qualche scusa la poteva avere, ma adesso rischia tantissimo negli incroci delle ultime otto; anche se Milano le scuse le trova comunque persino quando prende Mo Taylor dalla naftalina e non si chiede, come farebbe l’Armani furioso con l’assessore, perché i Teletovic o i Barac vanno altrove; anche se Roma si salva sempre dando la colpa a Repesa, in questo caso per essersene andato. Europa crudele, ma, come dicono al bar, l’Europa è diversa, l’euro, come vi direbbe il vostro pizzicagnolo di sfiducia che raddoppia sul prosciutto, è un‘altra cosa. Chiedete pure a quelli del calcio che se va bene ne salveranno ancora una oltre all’Udinese. Chiedete al Charlie Recalcati che sull’Europeo deve costruire il futuro per tutti, amici e nemici. Per finire il tossico peggiore. Caso Boniciolli. Confusione nella ritirata, come se fosse la prima volta. Fare un dossier sulle multe incassate. Tutte per insulti. Non soltanto agli arbitri. Il tifoso è così. Si arrabbia se non è lui a mandarti a quel paese o in ritiro. Guai divorziare per incompatibilità di carattere o ambientale. Basket denudato dalla solita mossa “ brillante” del Sabatini virtussino? Certo, ma forse era ora e per favore registratevi i cori monotoni e stonati di ogni partita. Se sentite calore intorno a voi vuol dire che sedete su una stufa a kerosene. Se passerà la nuttata domani avremo basket di campionato e a mezzogiorno vedremo in TV Cantù, sul campo di Teramo, sorella nello stupire chi non crede al lavoro, alle scelte andando per campi e non per ristoranti, prima dell’innesto del Patricio Prato hombre vertical, un tipo di giocatore che è bello avere nella tua squadra, peccato che Rieti in questo modo ci faccia sapere di essere ormai in liquidazione.
Oscar Eleni
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