Ora e sempre Messina presidente

31 Ottobre 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in Valdarno, inginocchiato davanti a Santa Maddalena, non ridete, non è un santuario ma una residenza dove arte e bellezza accompagnano i ricordi nella casa aperta a veri artisti da Beatrice Monti Della Corte, amici  suoi e nel ricordo di Gregor von Rezzori, compagno di vita ed esplorazione dei mondi, scrittore, creatore di questa meraviglia strappata alle erbacce e alle macerie. Un posto per meditare aspettando che magari esca dal cancello Annie Ernaux, l’ultimo premio Nobel. Non chiedeteci perché uno zoppo, con carico esagerato di medicine, sostenuto da previsioni non lunghe di vita, cerchi rifugio lontano da curve svuotate o sboccate, da feste rumorose, da annunci  mai convincenti sulla pace, pensando alle bombe di Mogadiscio, ai morti dello Yemen, all’Europa lacerata, alle stragi della follia nei supermercati, nelle “feste” delle streghe in Corea, al ponte tibetano dove sono caduti  e morti tanti bambini.

Una tisana dove l’ironia aiuta a dimenticare una finale di boccette aspettando il basket in diretta per le partite mascherate della Nazionale che ha già un piede al Mondiale e cerca in Banchero il rinforzo che non troverà mai nei campetti deserti e fra società collassate. In attesa della novembrata e delle nuove encicliche del presidente Petrucci che fra tanti proclami, consigli, reprimende, ci suggerisce chi potrebbe sostituirlo alla presidenza delle federbasket quando lui lascerà dopo le Olimpiadi a Parigi: Messina o, magari, il Datome che in questo momento si accontenta di superare quota 3000 punti, scrivendo libri, cercando di guarire e,  ome sperano all’Armani, magari mettere qualcosa intorno alle ginocchiere.

Eravamo in estasi vedendo la stupenda coreografia inventata da Emanuela Maccarani per le sue farfalle in esibizione al teatro  Valli di Reggio Emilia, ma poi sui giornali ha preso spazio la denuncia di una ex che accusa allenatori crudeli di averla distrutta con la dieta delle ginnaste, poco o niente. Mai una felicità completa. Come direbbe il Pioli appena infilzato dal Toro o magari il Sarri beffato fra le erbacce dell’Olimpico della Salernitana. Eppure sembrava la loro settimana benedetta. Al milanista campione d’Italia la società offriva un prolungamento al 2024, al magico ciminiera che delizia Olimpia veniva riconosciuta la bellezza del sarrismo. Pum, paf. Succede ogni volta che si va in copertina, che in troppi ti lodano e sui giornali ti fanno santo, principe, eroe. Se sei un bomber non segni più, se sei Paola Egonu perdi la prima sfida importante con la tua nuova squadra a Istanbul.

Non siamo per le diete che affamano, non è vero che l’allenatore truce ottiene più di Pozzecco  e del suo inno alla gioia, al divertimento. Ma tenere a dieta sui social, negli spogliatoi, nei viaggi, campioni anche ben  pagati per un lavoro che altri possono soltanto sognare, dovrebbe essere il comandamento principale per credere nella fatica e nella sofferenza gioiosa dello sport. Il verbo che è costato a Baldini due posti di lavoro in un anno. La colpa? Be’, non faceva miracoli a Perugia dopo averne fatti a Palermo. In tutti e due i casi se ne è andato lui perché, come ha detto nella bella Domenica sportiva di Rai Due, se la gente guarda per terra, mentre la inviti a cercare armonia nella comunità squadra, allora è inutile andare avanti.

Quesito dalla curva svuotata: meglio volare con Poz verso le stelle ridendo di noi stessi o è meglio essere clienti fissi dei medici per problemi al cuore e al fegato come capita al Messina che dopo il bagno di Barcellona ha dovuto agitare la sedia davanti a gente che guardava sicuramente le stringhe delle scarpe anche mentre sbriciolava la neo promossa Verona? Lo fanno in tanti  cosiddetti professionisti. Il problema vero è che certi digiuni  servirebbero davvero, come arbitri e giudici imparziali, in modo che Campedelli e il Chievo non siano trattati in maniera diversa da una  Juventus, unendosi per convincere chi racconta le partite che non basta aver spiegato  agli allenatori che la festa era finita per simulatori del calcio, portatori insani di blocchi liberatori nel basket, perché sull’idea dell’urlo da evirato, del tuffo disperato, sul concetto di movimento bloccante si fa ancora molta confusione, vera ipocrisia in movimento anche se, posteggiando in seconda fila, ci lamentiamo come tutti i giocatori che giurano di non aver sfiorato l’avversario appena colpito.

Prima  di rubarvi al lungo ponte, sperando che i prezzi non facciano cadere anche queste giornate nel pentolone diabolico dell’inflazione galoppante, fermiamoci un attimo al Petrucci più tonante che mai nella settimana in cui ha chiesto al ministro dello sport (?) Abodi fatti e non parole. Prima un messaggio a Banchero che andrà a trovare insieme all’amato Pozzecco e al Trainotti vero motore del momento: “Non so se sceglierà il dream team USA, ma ricordi che noi non siamo terzo mondo”. Come spiegare a Banchero questa gita sperando  di poter dire che l’uva è matura. Certo dovrà essere una missione ben preparata perché ad Orlando non saranno così disponibili e non temono neppure di poter essere minacciati come  le società italiane che non daranno azzurri alla Patria.Vedremo, intanto il ragazzo spopola,  acendo surf sulle speranze altrui: un giorno dubbioso, come scritto su Repubblica, un altro, come in questa domenica, gli fa giurare che all’Italia ci tiene davvero. Vedremo se questa ricerca del talento cresciuto altrove terrà banco almeno fino a fine stagione, anche se nelle dirette Rai se ne parlerà tanto.

Non siamo contrari al viaggio che certo non costerà poco, ma, come dice Guerini sul Tuttosport, forse ci sarebbero tante cose da fare anche qui, senza prendersela con Trinchieri accusato dal presidente di sparare banalità quando dice il vero sul metodo volley, raccontato un’altra volta così bene da Velasco e De Giorgi, perché certo il basket ha problemi enormi creati dal professionismo, ma non è che nel volley siano davvero dei dilettanti come giureranno società che hanno perso campioni per ingaggi migliori in altre squadre o nazioni.

Aspettando l’anticiclone vorremmo confessare che vedere Tortona in testa al campionato di basket con 0 sconfitte come la Virtus Segafredo ci fa credere  che non tuttto è scritto come diceva il colonello Lawrence nel deserto ai bedù scettici, Qui gli scettici sembrano altri e si stupiscono se il Rossato che arriva dalla A2 fa cose buone anche in A1 per Scafati in lotta fino all’ultimo con Trento, se l’avellinese Ramondino, guida illuminata nel regno Gavio, tiene in campo contro la Reyer, gasata dal successo sui resti dell’Armani, nella volata finale dopo essersi ritrovato a più 4 quando aveva un vantaggio di 18, Severini o il capitano Tavernelli. Insomma sarebbe ora di dire  qualche verità se gente come Forray o Filloy li vorremmo sempre con noi pronti invece a mandare oltre confine i troppi mercenari che girano nei palazzi, dalla prossima settimana persino in quello di Scafati dedicato al nostro amico Mangano e ridato alla società dopo troppo tempo.

Voti senza segreti per salvare la nostra Amazzonia cestistica disboscata aspettando Banchero, genuflessi davanti alla RAI per questo abbraccio al basket azzurro, felici che nel primo successo dell’anno per Trieste e il giovane Legovich uno dei protagonisti sia stato il ventiduenne Lodovico Deangeli.

10 A POZZECCO che per dire cose intelligenti e divertenti alla Domenica Sportiva di RAI2 ha guidato alla grande per arrivare in tempo da Tortona dove ha visto  i probabili azzurri per la sfida a mezza Spagna dell’11 novembre nella bella Pesaro.

9 Al CHRISTON che rappresenta bene l’anima di questa Tortona capoclassifica, braccio armato in una squadra dove anche Candi sta maturando bene.

8 Al PILLASTRINI, fortitudino doc, che con la sua CIVIDALE, in A2, ha battuto proprio la Effe del caro DALMONTE. Guardare questo campionato, dove Cremona e Forlì fanno così bene, purifica e ci fa ritrovare vecchi leoni.

7 Al MENETTI che ha saputo resistere a tutto, anche alla tentazione di mandare al diavolo chi pretendeva bambini coi baffi in una culla non proprio ricca, per aver anche sconfitto con la sua Reggio Emilia  la maledizione che sembrava aver stregato il Palabigi restituito al basket dopo l’esilio bolognese.

6 Al CORDINIER selvaggio che fra Barcellona e Sassari ha fatto capire a Scariolo e alla Virtus  che serve anche un D’Artagnan  in mezzo a tanti artisti acclamati, purtroppo, invece, non è riuscito a sconsigliare Pajola quando lo ha imitato  con le treccine rinunciando alla sua bella criniera leonina. Speriamo che per una settimana nessuna ragazza gli chieda l’autografo o, peggio, l’appuntamento.

5 Al Chacho RODRIGUEZ atteso con affetto dal popolo Armani e da chi ama il basket dove il cervello vale più dei muscoli, se oltre alla nostalgia farà capire al pubblico del Forum che al momento la sua ex squadra non ha davvero un regista decente e non lo sarà neppure il bomber Mitrou-Long se recupererà in uno sport dove la lungodegenza sembra ormai normale spiegando bene come i calendari affollati avvelenano e non arricchiscono.

4 A quel satanasso di REPESA che a Brescia ha costretto Magro, per la prima volta, dopo due stagioni bellissime, a chiedere a se stesso e alla squadra più rispetto per società e pubblico. Quando ci vuole bisogna dirle certe cose.

3 A BANCHERO che ci tiene così in ansia, che “costringerà” la triade azzurra ad andare nella sua Canossa a Orlando, che forse ci illude. Sia buono e dica agli Stati Uniti, dove è nato e cresciuto, che preferisce Azzurra nel nome di un padre con origini liguri. Se lo farà sui giornali che danno al basket le brevi continueranno a dedicargli dei bei paginoni.

2 A TRINCHIERI e non tanto perché non ha ancora vinto in Eurolega, ma per aver irritato il presidente Petrucci avendo detto una cosa sensata tirando sotto rete la pallavolo. Si goda la Baviera e lasci perdere. Qui sono convinti che i campioni nascano nelle notti sante, non servano allenatori e società, soprattutto non servano progetti per tornare magari al 2004, al 1999, al 1982, al 1980.

1 A BRINDISI perché ci fa capire con i suoi bassi, molto più frequenti degli alti, che la doppia vita fra campionato ed Europa esaurisce giocatori che sembrano caricati con le pile comperate al mercatino, senza garanzie.

0 A SCAFATI,TREVISO, TRIESTE e VERONA se dovessero smettere di credere di non poter lottare in un campionato dove persino le regine tossiscono e fanno venire il nervoso, come l’Armani a Barcellona e la Segafredo in casa Obradovic a Belgrado.

SOTTO ZERO: a chi pubblica le cifre modeste del basket visto in televisione facendo ridere chi  ha sbattuto la porta in faccia ad una Lega che al momento deve ringraziare POZZECCO e MAGIC JOHNSON, chez FAZIO, se trova spazio fra i birilli del calcio così diverso prima e dopo la cura delle partite.

Share this article