Non scambiate quelle maglie

13 Luglio 2007 di Stefano Olivari

La partita più sporca del Mondiale più sporco, secondo i giornalisti argentini o quelli che fanno gli anti-britannici perché sono convinti che il calcio sia una metafora della vita e coincida quindi con la furbizia. A dire il vero, di partite e Mondiali più sporchi ne vengono in mente di peggiori, ma non è che in poche righe si possa ricordarli tutti. Mentre invece si può raccontare Inghilterra-Argentina 1966. Quasi superfluo premettere che in una partita di tale violenza, nonostante la leggenda più verbale e psicologica che fisica, la prospettiva cambia radicalmente a seconda di chi racconta. Partendo dal famoso ‘Animals’ di Alf Ramsey per arrivare alle mille teorie complottistiche partorite a Baires e dintorni, senza entrare nel discorso Falkland visto che a metà anni Sessanta la questione non era sentita da nessuno. Rivedendo i quasi centodieci minuti di quel quarto di finale si rimane prima di tutto rapiti dal fascino eterno delle partite senza domani e poi da una quantità di provocazioni che difficilmente si sono viste a livello così alto, con molte porcherie entrate nell’oblio grazie alla mancanza di inquadrature strette.
Tutto parte dalla rivelazione di Pelé, infortunatosi con la Bulgaria (da solo, con uno scatto senza senso nel finale di una partita già vinta con un gol suo ed uno di Garrincha) e massacrato dal portoghese Morais al punto di uscire dal campo trascinato a braccia, che asserisce di essere a conoscenza di un piano segreto della Fifa, il cui presidente è dal 1961 l’inglese Stanley Rous, per favorire le squadre europee ed una finale fra i padroni di casa e la Germania Ovest. Piano segreto o no, di sicuro per il quarto di finale dell’Inghilterra viene designato un arbitro tedesco, Rudolf Kreitlein, mentre per quello dei tedeschi, contro l’Uruguay l’inglese Jim Finney. Le partite sono previste per il 23 luglio, ma non tutte allo stesso orario: tre quarti su quattro alle 15 e la partita dell’Inghilterra alle 19 e 30. La logica di questa designazione incrociata è comunque chiara, a metà fra il messaggio e la mutua assicurazione. Con un colpo da maestro Rous manda come delegato FIFA a Wembley l’irlandese Harry Cavan, presidente della federazione nordirlandese e casualmente suo fedelissimo. A questo va aggiunto il fatto che l’Argentina si è già fatta una cattivissima fama nel girone, chiuso a pari punti con Germania Ovest ma al secondo posto per la differenza reti: in particolare la partita con gli uomini di Schoen è stata segnata da entrate assassine (di entrambi, con prevalenza tedesca), da proteste infinite e dall’espulsione dell’argentino più esagitato, Rafael Albrecht, per una plateale ginocchiata a Weber. Insomma, con un arbitro tedesco il terreno al vittimismo preventivo ed al sospetto è preparato alla perfezione: non occorre essere italiani o argentini per calarsi fin da subito in questa logica.
Volendo parlare anche di calcio, bisogna ricordare le due grandi scelte di formazione fatte da Ramsey: Alan Ball al posto di Ian Callaghan (che giocherà la sua successiva partita con i Leoni…undici anni dopo) e Geoff Hurst al posto di Jimmy Greaves. Scelta tecnico-difensivistica la prima: secondo il selezionatore Ball è l’ideale per fermare le avanzate sulla fascia destra inglese da parte di Silvio Marzolini, uno dei giocatori più amati della storia del Boca. Scelta medica la seconda, perché contro la Francia Greaves si è fatto male: il Mondiale dell’attaccante del Tottenham finisce qui, Ramsey i suoi undici non li toccherà fino all’alzata della Coppa. Davanti ai 90854 spettatori di Wembley per l’Inghilterra scendono in campo Banks, Cohen, Wilson, Stiles, Jack Charlton, Moore, Ball, Hurst, Bobby Charlton, Hunt e Peters. Il selezionatore argentino Juan Carlos Lorenzo (proprio lui, allenatore di tanti grandi club del suo paese, oltre che di Roma e Lazio in epoche lontanissime fra loro) mette invece in campo Roma, Ferreiro, Marzolini, Albrecht, Rattin, Solari, Perfumo, Gonzales, Artimé, Onega, Mas. L’Inghilterra parte al massimo e nei primi minuti si perde il conto dei corner battuti, la palla è sempre al limite dell’area argentina e ad un certo punto dentro la medesima area con una spallata il temuto Marzolini butta giù Ball. Proteste inglesi, ma il magrolino Kreitlein, nella vita sarto a Stoccarda, fa giocare. Partita con grande ritmo e non particolarmente dura, con luoghi comuni ribaltati: l’Inghilterra cerca di giocare palla a terra, mentre l’Argentina va di lanci lunghi e cross dalla tre quarti. Il primo pericolo per Banks arriva quasi per caso: su una respinta di testa di Jack Charlton non molto precisa l’esplosivo Mas colpisce al volo costringendo Banks a fare Banks, volando verso la sua sinistra. Si vedono tanti falli duri a metà campo, ma quasi tutti alla ricerca della palla: le fonti più credibili citano statistiche di fine partita con 33 falli commessi dall’Inghilterra e 19 dall’Argentina, maniacalmente abbiamo verificato ed il gap risulta minore (31 a 20) anche se forse siamo stati ingannati dalle inquadrature. Comunque nella prima mezzora Kreitlein tiene in pugno la situazione, distribuendo rimproveri e ammonizioni soprattutto agli argentini: in particolare a Roberto Perfumo e Jorge Solari, zio dell’attuale interista Santiago.
L’unico che all’inizio sembra fuori dalla battaglia è il capitano Antonio Rattin, che prova a giocare palloni di precisione ed a rallentare un ritmo che sta favorendo gli avversari. Minuto dopo minuto la stella del Boca diventa però sempre più nervosa, reclamando con qualsiasi pretesto. Alla mezzora dopo un doppio contrasto con Charlton e Hunt, per cui chiede il fallo, se la prende contro l’arbitro che sta per ammonire Artimé a causa di un intervento precedente. Le immagini sono chiare: una classica intimidazione del giocatore in breve degenera in una quasi aggressione. Rattin impedisce all’arbitro di far riprendere il gioco, standogli davanti e continuando a protestare. Ad un certo punto indica platealmente a Kreitlein la sua fascia di capitano, come a dire ‘Io ho titolo per parlare’. Intorno a Kreitlein si forma un capannello di argentini, la scena è surreale: il gruppo è vicino alla linea laterale, Rattin ed Albrecht minacciano di ritirare la squadra. Lorenzo prova a fare da paciere, mentre a bordo campo aggiungono confusione Cavan e nientemeno che Ken Aston, capo della commissione arbitrale. In quel momento, secondo la leggenda (in realtà la scintilla sembra sia arrivata sempre in quella partita, ma per una ammonizione a Jack Charlton), proprio al protagonista di Cile-Italia 1962 viene un’idea meravigliosa, quella di rendere pubbliche le ammonizioni e le espulsioni con i cartellini gialli e rossi che si vedranno per la prima volta a Messico 1970. In assenza di cartellini riusciamo ad intuire che Kreitlein ha prima ammonito Rattin per proteste e solo dopo altri numeri del centrocampista prende la decisione di espellerlo. A questo punto entrano in scena i poliziotti, che provano a separare Rattin dagli altri giocatori, facendolo imbestialire ancor di più. Il futuro deputato del Parlamento argentino esce dal campo con una camminata lentissima e provocatoria, rimasta nella memoria di chi era a Wembley e per fortuna anche nella nostra cassetta, riversamento del solito spacciatore. Dopo undici minuti si torna a giocare.
Adesso i falli vengono fatti un po’ meno per cercare la palla: secondo canoni di oggi un’entrata di Hurst su Ferreiro dovrebbe essere da espulsione diretta, ma Kreitlein, ormai in confusione, tira a campare fino alla fine del tempo. La seconda metà della partita è bellissima e dura, piena di piccole e grandi porcherie ma non certo una guerra: si parte con una grande parata di Roma su una botta di Hurst diretta sotto la traversa. L’Argentina ritrova lucidità ed il migliore in campo è nettamente Ermindo Onega: il trequartista del River che arretra, si rimbocca metaforicamente le maniche ed inizia quasi tutte le azioni, ispirando Mas ed Artimé. Tanti capovolgimenti, ma poche vere occasioni, fino al 77’, quando Wilson trova Martin Peters sulla sini

stra. Il centrocampista crossa sul primo palo e perfetto è il colpo di testa del compagno di club Hurst (la terza stella del West Ham dell’epoca è ovviamente Bobby Moore). La reazione argentina allo svantaggio è rabbiosa ma ordinata, l’Inghilterra non esce dalla sua metà campo e subisce tante situazioni potenzialmente pericolose: Banks non deve però fare miracoli e la semifinale è conquistata. A fine partita un episodio che dice tutto: nonostante i falli e le mille provocazioni, fra tirate di capelli, pestoni sui piedi e sputi, Gorge Cohen sta per scambiare la maglia con Alberto Gonzalez, ma Ramsey entra in campo e glielo impedisce fisicamente gridandogli ‘’Non si scambia la maglia con gli animali’’. A mente fredda cercherà di rettificare, ma il concetto rimane quello. Intanto a Hillsborough la Germania Ovest ha buttato fuori quattro a zero l’Uruguay, con due uruguayani, Troche e Silva, espulsi da Finney. Le semifinali, padroni di casa contro il Portogallo di Eusebio e tedeschi contro l’Unione Sovietica di Jascin, non saranno certo una formalità, ma la finale è quella prevista non solo da Pelé.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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