Molto meglio di venti anni fa

18 Dicembre 2008 di Stefano Olivari

1. Nemmeno il tempo di annunciare un argomento da bar natalizio e subito bruciati. Amauri a Sky: ”Sono orgoglioso e molto onorato di sapere che tutti i tifosi italiani tifano per me, che io possa indossare la maglia della Nazionale. Non potete neanche immaginare, per me è un orgoglio immenso”. Traduzione: Dunga non mi vuole, anche se sono forte in Brasile non mi conosce nessuno e non ci saranno campagne per me. Insomma, un altro patriota. A questo punto può tornare anche Totti. Kobe Bryant in azzurro, riuscito pesce d’aprile Gazzetta di qualche anno fa, aveva senz’altro più fondamento etico.
2. Qualcuno deve avere rapito Adriano Galliani, per sostituirlo con un sosia che cerca il ridicolo con ostinazione feroce. Si era mai vista la presentazione in mondovisione di un calciatore che arriva per andarsene dopo due mesi, come se Milanello fosse una beauty farm? Invece questo triste evento si materializzerà sabato alle 19 nella sala executive di San Siro, in diretta su Sky, Milan Channel e forse non solo, con telecronisti che lo prenderanno (e si prenderanno) sul serio. L’orario è stato scelto infatti non a caso: a quell’ora sono finite quasi tutte (tranne West Ham-Astpn Villa) le partite della giornata di Premier League e forse si spera di vendere qualche maglietta anche sul mercato inglese. Il bello è che Beckham, al quale l’umiltà tattica non è mai mancata, per due mesi potrebbe anche funzionare.
3. La serie B ha meno di due anni di vita, ma ancora non si può dire. Però il blocco dei ripescaggi per la stagione 2009-2010 è molto più di un annuncio, anche se penosamente la Figc ha spiegato ieri sera che il format dei campionati non cambierà. Quindi i club da 22 rischiano di diventare 17 (solo contando le situazioni peggiori), ma la serie B ufficialmente sarà sempre la stessa serie B. Non è chiaro con quali soldi, visto che dal 2010 dopo l’accantonamento della legge Melandri ne vedranno pochissimi. Di questa categoria ci mancheranno soprattutto i ‘punti’ di Alfredo Pedullà su Sportitalia: analisi ipnotiche e piene di nomi antichi, con una competenza che non solo in televisione è una rarità. Della B non ci mancheranno invece i voti di scambio cha hanno rovinato anche la categoria superiore.
4. A molti tifosi da stadio non è ancora chiaro che il loro ruolo nello spettacolo è marginale, i dati ufficiosi sui bilanci di A (gli esercizi chiudono in genere a giugno, alcuni a dicembre) dicono che il ricavo delle partite dal vivo, considerando anche il miserabile merchandising locale (questo sì ufficioso vero: come fanno Nike ed Adidas ad accettare di essere turlupinate dai club che finanziano?), è ormai al 10% del fatturato totale. Quindi sono, siamo, poco più che figuranti nello spettacolo Sky-Mediaset. Il punto è che i figuranti vengono di solito pagati, mentre ai tifosi si continuano a chiedere soldi. Protestano tutti, dai milanisti (anche ieri durante la partita con il Wolfsburg, dopo la presa di Controcampo) a quelli interisti (che citano il Milan come esempio positivo, terzo anello a 17 euro contro i 27 chiesti da Moratti e Ghelfi), passando per tutti quelli dalla mobilità limitata dal Viminale e dalle Ferrovie cattive che, pensate, non applicano un prezzo ridotto per le trasferte di chi gli spacca i treni: Napoli, Roma, Atalanta, eccetera. Ci permettiamo però di dire che lo spettatore medio del 2008 della serie A, non parliamo di idioti ma di persone normali, sta molto meglio rispetto a quello di 20 anni fa: stadi coperti, posti numerati, nessun obbligo di presentarsi tre ore prima del fischio d’inizio né litigi (a parte in casi particolari) con il vicino di posto arrivato all’ultimo secondo che vuole infilarsi a tutti i costi insieme al bambino con il panino grondante maionese e l’asta della bandiera vicino al tuo occhio, più servizi igienici, alla faccia della nostalgia canaglia anche una qualità tecnica e tattica migliore. Sì, certo, adesso ci sono più sbattimenti (parliamo come i dAri, siamo i più vecchi emo del mondo) per i documenti-card e cedere il biglietto ad un amico è operazione difficile, ma in generale non c’è paragone. Se il calcio interessa meno, o non è più rappresentativo della nostra identità al punto di perdere una giornata invece di sole due ore sul divano, non è colpa di qualche euro che comunque butteremmo via in altri modi.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
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