Maggiolini e mosche

27 Luglio 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni da località segreta in attesa che cominci davvero la sagra della trippa, posto meraviglioso dove si beve, si mangia e non si riesce a trovare una risposta al dilemma di Azzurra, di Recalcati, di Minucci, del Petrucci che a Madrid, in visita pastorale nella mattinata senese dei rimpianti europei, si era dichiarato d’accordo sulle nuova strada intrapresa in Lega e adesso si finge feroce annunciando da palazzo Venezia, va bene anche una delle sale CONI dedicate a quando c’era lui caro lei, che se Lega, Federazione ed Associazione Giocatori (accidenti che salto di qualità!) non si metteranno d’accordo ci penserà il sommo pontefice, ammesso che si salvi nell’agrodolce pechinese dove senza le medaglie desiderate rischierà di essere involtino primavera per i caicchi che puntano al ministero con ricco portafoglio del CONI.
Pasticcio brutto brutto brutto, come diceva Aldo nelle storie che inventava sulla polizia ticinese insieme a Giovanni e Giacomo, perché come ti muovi sarai fulminato. Voce del coro giocatori: fateci giocare, riempiremo i palazzi e ritroverete la passione della gente. Risposta del coro dirigenziale: cominciate con il farci vedere la buona volontà riducendo le richieste perché se oggi sei obbligato a prendere l’italiano e pagarlo, facciamo un caso, centomila dollari in più, vedi Zacchetti-Stonerook (stiamo parlando di stipendi a Cantù), allora qualcosa non quadra. Voce del coro: dipende da voi abbassare i prezzi, basta creare concorrenza vera fra i giocatori. Risposta del coro dirigenti: Magari fosse così semplice. Per creare concorrenza quanto tempo dovremo aspettare sulla porta delle grandi manifestazioni europee? Il CSKA ha vinto senza un vero russo protagonista a meno di non considerare Holden vero russo. Poi le Gazze degli orgasmi ci attaccherebbero dicendo che siamo in coda all’Europa, che siamo scarsi, che facciamo pena. Si potrebbe andare avanti mesi come nel teatro giapponese, teatro No e non per caso. Il tipo spiaggia frigge dicendo che il nodo impossibile da sciogliere è quello della formazione giocatori. L’altro replica che il nodo sarebbe risolto se in queste estati da torneo dei Giardini gli italiani che vogliono un posto lavorassero almeno come i precari nelle varie leghe estive, ma sappiamo tutti che non lo fanno e a settembre lo vedremo. Saltare da una teglia all’altra, trippa al sugo, trippa in brodo, labirintite e grande dilemma esistenziale: se salvi dieci maggiolini dall’annegamento e uccidi cento mosche sei un benefattore o un barbaro? Ecco come ci appare questa battaglia che dovrebbe aprire lo scenario sulle elezioni dopo Pechino ed è strano che la guerra interna, nella federazione, parta proprio dalla contrapposizione fra i progetti del Faraoni e quelli del Mattioli, fra la squadra Recalcati e quella degli altri dove c’è sicuramente anche Minucci.
Mercato estivo senza l’enfasi del calcio, con le tre finestre mercato che sono una quasi comica perché in pratica si cambiano le regole per non cambiare nulla, ritardando, in qualche caso, i traffici di chi ama queste squadre con porta girevole, soluzione ideale per società che non hanno tante idee. Dicono che Siena troverà avversarie più equilibrate, solide. Ci sembra un inganno, anche se Roma nella sua rivoluzione solita sembra scegliere almeno elementi che possano essere allenati bene da un grande allenatore. Dicono che Milano si sta muovendo bene. Si sta muovendo in maniera scontata, senza una luce come accadeva ai tempi di Iggino. Ci vuole il grande colpo perché va bene fare passi secondo la gambetta, ma sempre di Milano stiamo parlando e non di succursali miracolose come potevano essere Montegranaro o Avellino. In pratica si sta tornando alla normalità se Treviso mantiene questo equilibrio dopo aver ritrovato almeno la pace interiore senza voglia esagerata di vendetta, se a Bologna, oltre alle parole, si arriverà ai fatti, ricreando il campionato per sei sorelle.
Letto del preolimpico dopo aver scaraventato tutto giù dalla rupe per la rabbia. Dentro Croazia, Grecia e Germania. L’Italia poteva esserci al posto dei tedeschi, poteva esserci al posto dei croati, doveva esserci e, invece, stiamo ancora qui a discutere sul povero fantaccino italiano che non ha davvero spazio perché Siena campione d’Italia, pensando all’Europa, non sembra tanto intenzionata a tenersi i Datome o i Lechthaler che lei ha costruito. Esempi. Milano si riprende Mordente a 600 mila euro e si domanda quanto risparmiò Corbelli mandando via lui e Michelori. Diteci quando verrebbe a costare Gigli? Insomma il cinema paradiso è solo per gli agenti. Strano che Recalcati ancora non ci abbia fatto una paternale sull’ingaggio di Boni e Sconochini, veterani accidenti, veterani con passione, forse, per la gloria di Piacenza. Ci sarà tempo, ci saranno regole per fare confusione, perché siamo nel paese dove ti propongono tutto il rosa della vita, viaggiano, viaggiano, ma sembrano non vedere mai un posto nuovo e ti raccontano le stesse baggianate statistiche da Capo d’Orlando come dal Garden o da Las Vegas. Pagelle prima di essere rapito dal brindisi, prima di dare appuntamento in zona Olimpiadi per una rubrica agrodolce che forse ci farà capire se vale più la pena salvare i maggiolini italiani o uccidere le mosche americane.
10 A Jasmin REPESA perché ultimamente non lo avevamo visto sorridere felice come nel torneo preolimpico di Atene che gli ha dato un meritato posto a Pechino per l’angoscia del suo presidente che lo vorrebbe bello lucido per l’inizio del campionato. Lo sarà. Basta che siano lucidi anche in società.
9 Alle lacrime del tedesco Dirk NOWITZKI che alla sua nazionale dedica tutto, oltre al tempo e al talento. Da noi basta che la tua scuola Elettra ti richiami a casa e salta tutto. Meglio così. Avere scuse ha sempre aiutato.
8 A Filippo FAINA che torna in pista con il progetto Verona. Dopo BONICIOLLI un altro che accetta la tonnara di B2, anche se le storie professionali e l’età sono molto differenti.
7 Ad Attilio CAJA perché non era davvero giusto che rimanesse senza lavoro uno che ha fatto il mezzo capolavoro con quella Milano sgangherata che gli avevano servito su un letto d’ortiche. Bravo Snaidero a non mollare, a credere nel potere salvifico del Corbelli che, come pensavamo, non ha lasciato il mondo dei canestri.
6 A RAI SAT che in un giorno solo ci ha servito due interviste interessanti con gente del basket. Lauro, Bonamico, Mascolo, i tre moschettieri che aiutano il sistema a non sentirsi prigioniero di SKY con l’angoscia di fare la fine del rugby.
5 Al simpatico HACKETT che sarà costretto a disertare le partite della Nazionale perché il suo allenatore lo rivuole indietro metà agosto. Nessuno protesta. Tutti a capo chino. Mondo cane. Eppure il regista ci manca.
4 A Piero BUCCHI che deve aver trovato una soluzione per ripresentare Bulleri al pubblico di Milano. Quando presentarono lui in via Caltanisetta ci fece sapere che poteva essere impresa difficile riproporre il famoso capitan fumoso, benedetto sia il suo nome e chi lo sostiene.
3 A Jason KIDD perché eravamo così abituati ai grandi sbruffoni NBA che ci ha lasciato senza parole quando ha parlato di squadra, orgoglio e squadre famiglia. Ci ha fatto venire il dubbio che da noi si parli soltanto dei cialtroni e mai della gente davvero in gamba.
2 A PORTORICO e SLOVENIA rimaste fuori dalle Olimpiadi per motivi diversi: i primi hanno avuto la punizione giusta, perché non hanno mai fatto più di una buona partita a torneo, i secondi perché non riescono davvero a diventare squadra ed è giusto che se ne stiano a casa, certo se ci avessero pensato prima, diciamo all’Europeo dove Lakovic ci mandò all’inferno, forse tante cose sarebbero cambiate.
1 A Valentino RENZI se non blocca subito quelli che ne parlano troppo bene. Gente brava come lui è già in purgatorio, gente con il suo stile è già fuori gioco. Questi ti dicono bravo, ma poi prendono paura e invece di proporti per la salvezza della A1 vorrebbero persino farti cacciare dalla A2.
0 Ai SEPOLCRI FEDERALI in gue

rra con Camaleonte Maifredi. Vengano allo scoperto, dicano chiaro perché stanno dalla parte della GIBA e degli agenti, perché vogliono al tavolo così tanta gente come se non bastassero loro a fare disastri.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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