La prossima puntata

L’utilità dei superficiali

Stefano Olivari 19/01/2011

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di Stefano Olivari
Qualunque scommettitore ha bisogno di una strategia di gioco, a prescindere dalla propria competenza sportiva. Lo dice la logica ma lo dicono anche i numeri, quelli sul gioco ‘cieco’ che raramente vengono pubblicizzati.
Una statistica è credibile anche con poche centinaia di gare, ma esageriamo e prendiamo in considerazione le circa 13.800 partite all’anno che vengono disputate nei trenta più importanti campionati calcistici d’Europa. Giocando a massa uguale la quota dello stesso bookmaker su ognuno dei 3 segni dell’ormai defunto Totocalcio, si nota un andamento sinusoidale nel corso delle stagioni: mai si sarebbe perso più del 4,1% (è successo una volta con il pari), mai si sarebbe vinto più del 1% (successo con il 2), con bilanci quasi sempre compresi fra il più e il meno 1,5%. Siccome i bookmaker non hanno certo margini così risicati, visto che mediamente di ogni 10 euro giocati gliene rimangono in cassa 2, la conclusione è scontata: la massa degli scommettitori gioca peggio di quanto ci si potrebbe aspettare in termini matematici. Questo significa che abuso di multiple, puntate tifose, suggestione del grande nome, evento trasmesso in diretta televisiva, carenza di informazioni, emulazione di altri giocatori e altri fattori portano il 20% del nostro capitale nella casse del banco. Che del resto con le percentualine del gioco sistematico non esisterebbe, costringendoci a giocare a tombola in salotto. Conclusione: chi scommette in maniera superficiale è necessario a chi scommette con la testa.

(pubblicato sul Giornale)

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