L’incomprensibile successo di Montalbano

8 Marzo 2017 di Stefano Olivari

Il successo del Commissario Montalbano ci è davvero incomprensibile, però è un fatto indiscutibile e ogni puntata inedita (siamo a quota 30 e una buona metà le abbiamo anche guardate come indennizzo per i troppi Frosinone-Cittadella che abbiamo imposto) riesce a sorprendere: ‘Come voleva la prassi’, trasmessa lunedì sera su Rai 1, è stata vista da 11 milioni e 268 mila telespettatori. Share del 44.1%: roba da Mondiali o da Sanremo ed in ogni caso qualcosa di pazzesco per una fiction, nel panorama frammentato di oggi fra mille canalini da zero virgola, Netflix, You Tube, eccetera. Abbastanza omogeneo il successo in tutta Italia, con una punta del 55% in Sicilia. E allora? Continuiamo a non capire. Forse tutto parte dai libri di Camilleri, che troviamo interessanti per le atmosfere ma illeggibili per il linguaggio. Il peggio è però senz’altro il macchiettismo: da Augello a Catarella, passando per l’eterna fidanzata Livia (adesso interpretata da Sonia Bergamasco), il dottor Pasquano, il pm Tommaseo e soprattutto i personaggi che durano una puntata, tutto sembra buttato lì per il pubblico di Rai 1 nel senso peggiore dell’espressione, quello dell’Italia eterna dove tutto si aggiusta, l’Italia dell’amico del cugino del cognato che ha da chiederti un favore. Sensazioni nostre. Che però non spiegano come mai Montalbano piaccia il doppio di altre fiction della rete. Punto a favore di Montalbano: una Sicilia relativamente normale, non da cartolina ma nemmeno da film militante antimafia, che dovrebbe quindi permettere alle storie di emergere. Altro punto a favore: il ristorante sulla spiaggia con il vino della casa. Terzo punto a favore: la totale identificazione di Zingaretti con il protagonista, che consente ai suoi gigionismi di superare qualsiasi vuoto di sceneggiatura. E allora? Rispettiamo il successo, che è meglio dell’insuccesso, ma preferiamo Frosinone-Cittadella.

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