L’illusione delle favorite in trasferta

18 Febbraio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Il manuale del bookmaker prudente consiglia di indurre la massa degli scommettitori ad una ripartizione proporzionale delle giocate, in modo che il banco non tema alcun risultato.
Esempio: la settimana scorsa l’Inter a Parma era data a 1,75, con il pari a 3,40 e la vittoria della squadra di Guidolin a 4,75. Significa che si sono modulate le quote in modo che (teoricamente) sugli uomini di Mourinho confluisse il 57,1% (100 diviso 1,75) del gioco, sul pari il 29,4% (100 diviso 3,40) e sul Parma il 21% (100 diviso 4,75). La somma delle tre percentuali dà 107,5: l’aggio del banco era quindi del 7,5 ed è quindi all’interno di questo margine che potevano avvenire gli scostamenti fra i volumi senza rischio che il banco saltasse. Infatti non è saltato, nemmeno con il ‘sorprendente’ pareggio.
La pratica dice invece che i comportamenti del pubblico sono imprevedibili e che inevitabilmente le quote devono essere in grado di fronteggiare il peggio (il peggio dal punto di vista del bookmaker). Nel suo ‘Freakonomics’ Steven Levitt ha analizzato le statistiche personali di oltre ventimila giocatori su scommesse del tipo vittoria-sconfitta (anche calcistiche, ma espresse con l’handicap), notando che quando la squadra di casa viene data per favorita convergono su di lei il 56,1% delle giocate, mentre la squadra in trasferta con i favori del pronostico attira il 68,2% del denaro in campo. La conclusione è che quindi il bookmaker si tenga un maggior margine di sicurezza per l’Inter in trasferta che per l’Inter in casa: in altre parole, considerazioni solo sportive avrebbero portato i nerazzurri intorno all’1,90. Attenzione quindi a non far dipendere le nostre valutazioni tecniche da quelle del bookmaker, che vuole solo annullare il rischio.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale)

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