Lezioni da Basile

24 Ottobre 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
L’ego di Trinchieri, facce alla Stipanovic, i vecchi che servono, la quadrilla di Scariolo, il pubblico senza Bryant, la didattica di Bianchini e il Palaverde della Reyer. Voti a Datome, Linton Johnson, Cook, Sacripanti, Leunen e Vitucci.

Oscar Eleni dalla torre di Belem nella dolce Lisbona dove puoi sdraiarti al Rossio pensando che un tempo, su quella strada governava l’inquisizione, leggermente più dura dei quiz che hanno bocciato il migliore e promosso i putti alati che abbiamo visto mancare il fischio giusto sul campo di gara e della vita. Siamo saliti sulle carrozze delle favole nella piazza Alfonso di Albuquerque sicuri che avremmo trovato il sciur Aldo e i grandi della dinastia Cantuki pronti a frustare i cavalli per raggiungere il Trinchieri, combattuto fra lascelta di intepretare Icaro o Teseo, prima di lasciarlo andare verso la Basconia, il campo grande di Vitoria, il sole e i labirinti della stagione. Ci vorrà la saggezza Allievi per far volare lontano dal pericolo e dall’incenso, che ti dà un primo posto in classifica che mancava da trent’anni, questo allenatore a cui non manca il talento, l’arguzia, ma tutti sanno che il bravo attore è quello che, come il bravo arbitro, il bravo giocatore, il bravissimo generale, rinuncia all’ego personale e vive bene senza ripetersi il motto grilliano: io sono io e voi non siete un cazzo. Bisogna essere misurati quande le cose vanno bene, perché servirà nei giorni in cui potrebbero andare male.
Prendere per buona la crisi di Siena, alla solita terza giornata, anche se l’anno scorso perse in trasferta a Varese e questa volta le ha prese in casa dal canturino doc Sacripanti e dalla bella Caserta delle facce alla Stipanovic, un croato di Mostar trovato nelle miniere del basket belga, della Pepsi in angoscia economica se si dichiara pronta ad accettare lo sponsor (con o senza Bargnani?) che organizza tradimenti, un partner sconsigliato dalla Chiesa come ha subito capito persino Roma dove, finalmente, hanno trovato un pezzettino di carta per farci sapere che Bargnani non sarà l’aggiunta e Tanjevic non sarà più il saggio Merlino nella tavola distorta del canestro capitolino. A proposito di Roma, bisogna dire alleluja brava gente se fra i venti protagonisti della terza giornata c’è proprio uno uscito dalla nuova acqua della sponsorizzazione, il Gigi Datome unico italiano nella lista super, uno da 26 punti, uno che in Nazionale si era vestito di grigio per non dare nell’occhio, per non disturbare i tre cantori scambiati per tenori.
A proposito di Cantù, bisogna dire che se il primo posto arriva per una battuta a casa del canturino Sacripanti la festa può essere anche doppia. Faremmo festa anche noi se qualcuno riconoscesse che non era sbagliato puntare sul Ruvo Basile, così come non sarebbe sbagliato, persino per Siena, mettersi nella dispensa un tipo alla Fucka. CI sono giocatori che anche in vecchiaia aiutano a crescere meglio i giovani che sono intorno a loro. Basile sta accompagnando Cinciarini verso la quarta dimesione tecnica che viene dopo il tiro, il passaggio e lo stesso terzo tempo. Una bella cosa per il saggio Andrea, che sopporta il dolore e gioca anche se ha problemini ad un ginocchio.
Ammirato don Sergio Scariolo con la sua quadrilla di assistenti famosi mentre fa riscoprire a Milano il piacere di avere una squadra vera, un gruppo dove tutti sanno già la loro parte, dove nessuno ha voglia di gonfiarsi troppo soprattutto alla vigilia della settimana dove il peccato è dietro l’angolo: la trasferta a Madrid dirà moltissimo sulla consistenza europea dell’Emporio, dirà tanto anche al cuore di Sergio Scariolo che nella casa blanca ha vissuto fra altare e polvere; il viaggio verso Sassari per la notte televisiva contro Nureyev Sacchetti misurerà le voglie di un gruppo che a Pesaro aveva dato l’impressione di avere poca fama, poca rabbia lontano dalle luci della grande città. Erano impressioni che devono aver allarmato anche l’allenatore che ha fatto scavare nuove trincee, per isolare e isolarsi, perché nei mesi delicati della costruzione di una squadra nuova è la preparazione mentale di base che può decidere tutto.
Cari disfattisti che pensavate al basket ridotto così male da doversi inventare l’esibizione del super Bryant per avere stracci di pagine, cosa pensate di una giornata quasi anonima di campionato che porta in tribuna oltre 50 mila spettatori paganti fra le due leghe maggiori? Una goccia nel mare calcistico, rideranno i soliti noti. Un niente pensando alle vere grandi arene, ma lasciateci dire che quaggiù qualcosa si muove, come del resto negli Stati Uniti dove i sindaci di 15 città hanno chiesto ai giocatori (ai proprietari no?) di fare un passo indietro per scongelare una serrata imposta da chi pensa soltanto al profitto e se ne sbatte se tanta gente perde il lavoro, se i vasi di coccio si sfasceranno sbattendo sulle pretese dei miliardari dei due fronti.
Siamo contenti se gli ascolti televisivi salgono anche per la didattica sapiente del vate Bianchini che calamita 2 milioni di ascolti al venerdì sera sulla La7. Una gioia sentire voci nuove, coppie che maturano e cambiano, con Attilio Caja entrato nella squadra Rai insieme a Michelini, con iniziative che funzionano anche se poi sulle esclusive regionali alle private bisogna fare i conti con troppi dilettanti allo sbaraglio.
Strano davvero vedere al Palaverde di Treviso più spettatori per la Reyer che per la Benetton. Certo il progetto Lefebre per l’ultimo anno agonistico della gran casa del sor Gilberto sembra stimolare meno della sfida veneziana al mondo basket. Ci sarà da soffrire sulle due rive. La Benetton perché non riesce a convincere tutti che la stagione darà successo ai francescani del parquet e non ai pavoni, non ai ragazzi che danno valore minimo al pallone se non lo hanno in mano loro e Alessandro Gentile farebbe bene a pensarci sopra perché non si diventa grandi soltanto per 5 tiri da 3 punti azzeccati, serve tutto, la difesa dura, la dedizione al gioco di squadra. Certo che è il miglior giovane, che ha la fortuna di poter giocare tanto, cosa che forse non capiterà a Melli, Moraschini, Polonara e allo stesso De Nicolao, ma questo non deve fargli venire la strana idea, la pessima idea, che ci saranno offerte comunque anche se la sua squadra dovesse andare male e, per adesso, sta andando abbastanza male perché sul campo si vede ancora una nebulosa, mentre fuori manca sempre il terzo elemento per costruire una società che resti in piedi anche quando non ci sarà più il marchio Benetton.
Pagelle allo zenzero, perdendo tempo dietro ad un buon gelato di mango e pepe rosa che servono fra gli azulejos lusitani. 

10 A Gigi DATOME se ci promette di nascondere al mondo il suo ego remissivo, se cercherà nel progresso globale e non soltanto nel tiro la maturazione agognata.
9 A Linton JOHNSON e a chi è andato a trovarlo perché Avellino ha un giocatore dal buon passato NBA che può dire tantissime cose nella vecchia Europa e Vitucci sarà mago supremo se poi riuscirà ad adattare ad un vita da lupi anche il mirabolante Slay che alla prima partita incanta sempre.
8 Ad Omar COOK che ha ridato alla platea dell’Olimpia il gusto di vedere un vero regista, uno che prima apparecchia per gli altri e poi, se avanza qualcosa, si serve. Era dai tempi di Arsenio D’Antoni che non succedeva, anche se i due sono molto diversi come struttura, prova evidente che nella lunga transizione qualcuno si era confuso facendo venire in città
pistoleri che non erano sceriffi.
7 A Pino SACRIPANTI che ha portato la sua zona nel cuore della Siena ancora cantiere, che ha dato alla natia Cantù il primo posto in classifica dopo 30 anni, che ha ridato fuoco alla passione di Caserta scoprendo questo Stipanovic da Mostar, ridando un ruolo al canadese Doornekamp, e alla coppia italiana Maresca-Righetti che proprio non gli ricorda i ragazzi della under portati all’argento europeo.
6 Al LEUNEN canturino che si era scordato la criniera leonina in eurolega e che a Treviso stava litigando con il canestro anche più del Mazzarino di questi tempi. Alla fine, dopo aver visto Basile andare oltre il tiro ignorante, si è sbloccato e ha sbloccato la partita.  
5 Alla MILANO che scopre tardi di aver bisogno anche di una parte della tribuna superiore del Forum di Assago per il suo pubblico, che si accorge di avere più gente a vedere la Virtus che il Maccabi vicecampione d’Europa, a quella che non ha resistito alla voglia di insultare Sabatini e la sua chimera.  
4 Alla BENNET prima in classifica se non valuta bene tutti questi cori contro la canturinità. Vuol dire essere temuti davvero e se a Siena, come a Milano, Bologna saltano vantandosi di non essere brianzoli è venuto il momento di andare davvero all’attacco.  
3 Agli ARBITRI che hanno superato i test e poi sul campo sono affogati nel bicchiere d’acqua della compensazione e della fuga dalla scelte che contano, rimanendo al taglia e medica di chi teme la folgore di chi governa il settore molto più di Zancanella.  
2 Agli SCETTICI come noi che si domandavano che senso aveva la diretta da Siena in una giornata con Milano e Bologna in campo, con l’esordio di Venezia a Treviso. Siamo stati smentiti e per questo ci piacciono questi nuovi galli televisivi che la fanno franca anche quando sembrano sbagliare.
1 A Frank VITUCCI se non farà una lezione magistrale per tutti i suoi colleghi spiegando cosa serve per tenere insieme e moltiplicare il valore di squadre dove sembra sempre che ci sia aria di smobilitazione e penuria di cassa per due anni di seguito. Certo la motivazione della lotta contro tutto e tutti è forte, ma poi trovi anche i Troutman.  
0 Ai VENEZIANI che hanno imbrattato i muti del Palaverde di Treviso per far sapere che non la considereranno mai la loro casa. La Reyer ha provveduto a pulire, ma resta il mistero per una scelta così osteggiata quando Padova era addirittura disposta a pagare pur di riavere la vera serie A. Misteri che non giustificano il tifoso becero ed incivile.

Oscar Eleni
(24 ottobre 2011)

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