L’ex impero dei Sensi

21 Aprile 2009 di Stefano Olivari

1. Quale futuro nel calcio per Rosella Sensi? Un ruolo di grande visibilità, sotto la supervisione di Unicredit e Galliani, magari ancora nella Roma. Ma non più della ‘sua’ Roma, quella per cui suo padre ha bruciato soldi e patrimonio vero (soprattutto negli anni a cavallo dello scudetto, dai 70 miliardi cash per Batistuta in giù). Nella capitale si sta facendo un gran parlare di cordate: ieri a ‘Cuore di Calcio’ (la trasmissione di Fabio Alescio) si è data per fatta, fattissima, la cessione ad un gruppo franco-svizzero, con il 28 aprile come data di ufficializzazione, secondo altre fonti i tempi sarebbero un mese più lunghi e l’acquirente sarebbe un fondo di private equity americano. In entrambi i casi le facce sarebbero italiane e ben note, dalla Sensi in giù. Quella presentabile sarebbe proprio lei, mentre per i ruoli da pelo sullo stomaco siamo alle autocandidature.
2. Per essere considerati mediaticamente ‘morti di calcio’ occorrono due requisiti: essere morti ed avere giocato a calcio. Per questo passato il momento del cordoglio e dei ricordi dolci (Scoglio lo aveva definito ‘uno dei centrocampisti più forti d’Europa’, per stupire i giornalisti adoranti ma anche per rendere omaggio ad un grande lavoratore) Franco Rotella sarà buttato nella fornace del sospetto. E pazienza se dopo essere cresciuto nel Genoa ha giocato e vissuto in ambienti diversi (Pisa, Atalanta, Triestina, Spal, Imperia), al di là del fatto che la leucemia tocchi anche gli impiegati. Giusto che Guariniello indaghi (ha già richiesto le cartelle cliniche di Rotella), se questo può servire ad andare al di là delle correlazioni statistiche o a punire eventuali responsabili, ma la sensazione è che si stia recitando stancamente lo stesso copione.
3. Sul tema Balotelli-cori abbiamo, tutti noi, scritto di tutto e anche di più. Facendo passare per il ‘buono’ della situazione Cobolli Gigli, che nel dopopartita ci era sembrato l’unico equilibrato. Poi il penoso ricorso contro una squalifica soft, credendo di guadagnare benemerenze tifose in questo modo oltre che con il reingaggio di difensori in declino. Per avere Tuttosport dalla sua parte basterebbe cacciare Ranieri, colpevole di essere arrivato in Champions League da secondo (forse) con una rosa che sulla carta era da terzo.
4. Ma cosa dice esattamente il regolamento che tutti citano senza nemmeno fare la fatica di leggerlo sul sito Figc? Ieri sera dibattiti televisivi tremendi, per i postulati ignoranti su cui si basavano e le stime sul numero degli urlatori (c’è chi ha sostenuto che 5mila sarebbero una minoranza trascurabile)…La norma che punisce i cori razzisti è l’articolo 11 comma 3 del nuovo codice di giustizia. Ritiene discriminatorio, e quindi sanzionabile, ogni comportamento offensivo, tra cui in particolare gli insulti per ragioni di razza. La sanzione non deve essere inferiore ai 20mila euro. In caso di pluralità di violazioni (così hanno segnalato gli ispettori federali presenti a Torino) oltre all’ammenda si possono applicare congiuntamente o disgiuntamente le sanzioni dell’articolo 18. Nostra sintesi: una o più partite a porte chiuse, la chiusura di settori (come è accaduto alla curva interista per gli striscioni anti-napoletani), squalifica fino a due anni del terreno di gioco. Al di là del fatto che secondo noi le squalifiche contro i fenomeni di massa, per quanto beceri siano, servono a poco e mettono nelle mani degli ultras un’arma di ricatto notevole (meglio una multa da 300mila euro da destinare a campagne di sensibilizzazione che giocare con il Lecce a porte chiuse), il provvedimento non è stato dei più duri.
5. E’ interessante anche il discorso sulla sospendibilità della partita, volendo imitare il mito Hiddink o qualche caso spagnolo ed olandese affidato alla sensibilità ed alle orecchie dell’arbitro. In Italia la legge sportiva prevede che a decidere lo stop possa essere solo il responsabile dell’ordine pubblico allo stadio, non certo la coscienza anti-razzista di Farina, Ranieri, eccetera. Meglio come funziona da noi con un responsabile (che sabato sera evidentemente dormiva) ed una casistica chiari. Poi nessuna norma può cambiare il razzismo da stadio (di odiosità uguale ma strutturalmente diverso da quello quotidiano) ed altre forme di discriminazione secondo noi ugualmente gravi: nei confronti dei vecchi, dei disabili, di chi non rispetta certi parametri estetici, culturali o politici, degli animali (il modo in cui milioni di polli furono soppressi, nella nostra civile Italia, sulla base di semplici voci avrebbe imbarazzato Himmler), di chi non ha conoscenze, di chi non è furbo. Lo spirito di fazione è più forte di tutto, ma dal punto di vista dell’ordine pubblico è meglio riservarlo a Juventus ed Inter che ad altro. Adesso ci procuriamo qualche testo da scopiazzare, su controllo sociale e dintorni.

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