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La testa di Ronaldo

Stefano Olivari 14/02/2008

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Se Ronaldo è stato il più grande attaccante di tutti i tempi, giocando al cento per cento dell’efficienza fisica solo per due anni (l’unico al Barcellona ed il primo nei cinque interisti), questo è stato dovuto non solo alla qualità tecniche ma anche ad un cervello che gli ha consentito da diciottenne di resistere alle due operazioni di Eindhoven, al doppio crack della stagione 1999-2000, ad anni di inattività e soprattutto di rientri pieni di aspettative che avrebbero schiacciato chiunque. E’ quindi presto per i coccodrilli, dopo la rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro ieri sera in Milan-Livorno. Non è invece presto per chiedersi del suo futuro in rossonero. Il contratto gli scade a giugno e fino all’altroieri l’orientamento di Galliani era quello di andare verso una separazione morbida lasciando al brasiliano l’onore e l’onere della prima mossa (tipo ‘Vado ai Red Bull’), con Berlusconi invece tentato (ma non convintissimo) dall’ipotesi di Kakà dietro a lui e Pato. Adesso scommetteremmo invece su un prolungamento alla Van Basten, o più modestamente alla Inzaghi, del contratto di un campione ad alto rischio fin dalla sua discesa dalla scaletta dell’aereo dopo Francia ’98. Non sarà un problema finanziario, perché l’ingaggio Ronaldo se l’è sempre strapagato da solo, e nemmeno tattico perché ottimisticamente lo rivedremo in campo fra un anno. Per il Milan attuale, cinicamente, nessun danno: Ancelotti le partite verissime le avrebbe in ogni caso giocate con una punta sola. Quanto alle motivazioni del giocatore, a chi lo frequenta dice di voler chiudere con il Mondiale brasiliano del 2014, a quasi 38 anni: per questo non lo vedremo fra emiri e cammelli, nonostante il fisico appesantito ed una vita alla Adriano vissuta però con cervello ed autostima da Ronaldo. Insomma, la campagna elettorale è lunga e se fossimo bookmaker non accetteremmo puntate su un prolungamento almeno biennale. Magari con foto di famiglia.

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