La sentenza dei macachi

29 Gennaio 2021 di Stefano Olivari

Il Consiglio di Stato con una sentenza ha di nuovo permesso la sperimentazione sui macachi, confermando l’autorizzazione del Ministero della Salute per il progetto Lightup delle università di Torino e Parma, riguardante la cecità. Saltiamo tutta la storia di ricorsi delle associazioni animaliste e di pronunciamenti contraddittori della giustizia amministrativa, visto che ci sono sul web 10.000 articoli sul tema, per arrivare alla sostanza: per studiare la cecità i macachi saranno resi parzialmente ciechi (i ricercatori parlano eufemisticamente di ‘zone d’ombra’, gli animalisti di cecità totale), per studiare forme di cecità dovute a lesioni al cervello.

Insomma, la solita sfida fra la ricerca scientifica, con la necessità di sperimentare, e la vita di esseri senzienti, dalla vita non più insulsa di quella del 99% di noi. La domanda è chiaramente etica: l’eventuale salvezza di un essere umano vale la morte o la menomazione di migliaia (in questo caso ci pare fossero sei) di animali? Non esiste una risposta buona per tutte le annate, per tutte le zone del mondo e nemmeno per tutte le malattie: negli ultimi tempi ci siamo dimenticati del cancro e di tutto il resto, ma cosa diremmo della sperimentazione su animali se potesse servire a trovare un rimedio contro il Covid?

Noi saremo sempre e per sempre dalla parte dei macachi, pur con l’asterisco dell’ipocrisia delle molte medicine che abbiamo preso e che magari, anzi senza magari, erano state testate su animali. Ma la risposta tanto chiara non è, se Consiglio di Stato e TAR si sono palleggiati la vicenda per così tanto tempo. Ci sembra però di poter dire che bisogna smetterla con la sudditanza politica nei confronti della scienza, non è che uno scienziato o un ricercatore siano al di sopra dell’etica corrente o delle semplici leggi. In altre parole, non è che gli scienziati possano essere giudicati soltanto da scienziati, cioè da gente con il loro sistema di valori, senza nemmeno entrare nel merito di consulenze e marchette con case farmaceutiche. Se no potrebbero chiedere lo stesso diritto i giornalisti, i panettieri, i trafficanti di droga, i dentisti, gli usurai.

Ma al di là del nostro dolore per i macachi, sperando esista una giustizia divina in cui purtroppo non crediamo, cosa volevamo dire? Che questo anno da lobotomizzati, impauriti, imbolsiti, fedeli al pensiero unico del ‘Prima la salute’ (Ma chi l’ha detto? Parole sante quelle di Schauble, fra l’altro sulla sedia a rotelle da oltre trent’anni), ha prodotto tanto egoismo ed anche una minore sensibilità nei confronti dei problemi non diciamo dei macachi ma anche degli altri esseri umani, come testimonia il crollo delle donazioni di denaro a enti benefici e di volontariato, il crollo delle donazioni di sangue, il crollo dei consensi alla donazione degli organi. Insomma, meglio i macachi. Non stiamo dicendo che nel 2019 eravamo buoni e nel 2021 siamo cattivi, ma che se eravamo buoni 90 adesso lo siamo 65, se lo eravamo 40 adesso 10. Compresi i presenti.

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