La rivoluzione di Coccia

9 Febbraio 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Gli stranieri che ci hanno fatto crescere, la sfortuna mediatica del basket, i pronostici per Torino e i farisei che aspettano Peterson.  

Caro Indiscreto, visto che staremo insieme per tutta la coppa Italia voglio spiegarti come si sente il cuore di chi ha sofferto un distacco quasi paterno e di chi piange anche la scomparsa di Claudio Coccia, avvocato romano, presidente federale illuminato, che proprio con Rubini sposò il concetto della rivoluzione per andare oltre la siepe di casa anche se il sodalizio non fu sempre una rosa senza spine, anche se la rivolta contro l’oscurantismo fece sparlare chi non aveva idee e pensava che gli stranieri fossero soltanto il male. Lo diventeranno dopo quando invece di formare giocatori ci siamo seduti aspettando la manna da altre scuole, ma in quel tempo furono l’unico mezzo per far diventare più bello un campionato autoarchico e super scontato. Vero che poi c’è stato il dominio di due squadre al massimo, ma non mancarono le grandi sorprese e il Petrarca di Nikolic e Moe fu una di queste. Chi sono? Ma, accidenti, sono Oscar Eleni, piviere di Sant’Eustorgio dove saluteremo Cesare Bruto Benito Rubini, anche se gli amici veri lo chiamavano soltanto Rino.  
Ti disturbo, o sito mio, per chiarire due cose: un concetto espresso male sull’addio al Principe, un altro sulla “sfortuna” del basket quando ha bisogno di maggiore visibilità. La prima. Abbiamo scritto che il Rubini tanto amato doveva andarsene alle Termopili dello sport, in piena battaglia e non in un letto d’ospedale. Banalità affettiva, ma il leone non deve sdraiarsi sul bordo del bosco con una spina nel piede che nessuno gli toglierà mai. Chiaro che quasi tutti, prima o poi, se non ci sarà infarto o ictus, lasceranno questo mondo da un letto di dolore. Il concetto era diverso. Volevamo dire che non meritava, questo leone giuliano dalmata, di passare così tanto tempo nel buio della sua memoria che poi è diventato, purtroppo, il buio della memoria di tutti noi. Sulla sfortuna mediatica bisogna dire che il caso del ciclista Riccò, una vita perduta e salvata per caso, ha tolto l’apertura su molti giornali per l’addio al migliore. Così come la vittoria di Innerhofer, oro per un‘Italia dello sci che era vicina al collasso e alla crisi, nel supergigante mondiale ha in pratica bruciato qualsiasi presentazione della coppa Italia.  
Servono le presentazioni? Valutando tutto direi di no. Servono i pronostici. Valutando tutto diremmo di no anche se la cosa stuzzica sempre. Chi vince a Torino? Speriamo il basket in generale, stretto nell’abbraccio del ricordo. Poi è facile dire ancora una volta Montepaschi Siena, anche se i campioni non stanno bene e saranno giustamente interessati al trofeo tanto quanto alla qualificazione per la terza fase dell’Eurolega. La loro difesa sconsiglia qualsiasi pronostico contro anche se la Bennet Cantù, ammesso che sia al completo perché tre partite da vincere in tre giorni sono difficilissime se non stai al meglio, potrebbe davvero farla soffrire.  
Dunque ecco la previsione del Vostro Damus dalle lacrime di piazza Vetra, piazza nobile di Milano, piazza diventata fortino per gente malata.
Siena- Pesaro: il Monte ha tutto, ma Pesaro ha l’animo leggero. Dico Siena.
Montegranaro- Bologna: sarà una sfida fino all’ultimo respiro. Dico Bologna per tradizione di coppa, ma Pilla è mago.  
Milano-Avellino: quale Armani ci si può aspettare dopo due docce scozzesi? Avellino avrà recuperato fisicamente, ridotta all’ osso, in tutti i sensi, come si trova oggi, dalle fatiche del supplementare con la Virtus? Dico Milano per non vedere maltrattare ancora Peterson dai farisei del sistema, ma non sono tanto sicuro.  
Cantù- Biella: possono darci il basket migliore. La Bennet ha tutto per arrivare in fondo, l’Angelico ha molto per sorprendere, partendo dal fatto che in pratica giocherà in casa anche se nella sua casa, spesso, ha peccato.
Vai avanti. No. Anche se prevediamo una finale Siena-Cantù. Fate voi.

Oscar Eleni
(In esclusiva per Indiscreto)

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