La percentuale del consigliere

12 Gennaio 2011 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Ammettere la propria incompetenza è difficile, ma quando ci sono di mezzo i soldi conviene. Possiamo infatti saperne come i quotisti su campionati specifici ma non su tutto, in ogni caso non abbiamo accesso a una serie di informazioni (giocate strane, volumi, distribuzione territoriale) che il bookmaker ha in tempo reale. E quindi?
Meglio affidarsi ai professionisti, se non si ha la freddezza di giocare solo su quel poco che si conosce. Di consiglieri ‘pay’ ne esistono migliaia, con un’impostazione ideologica prevalente: cercare il giusto trade-off fra rischio e valore, giocando quasi sempre sulle favorite. Siamo abbonati a tre di questi servizi, unendo i loro alert (ed evitando le duplicazioni) siamo in grado di citare le statistiche 2010 senza fare pubblicità ad alcuno. Sul calcio ci sono state consigliate 474 giocate delle quali 248, cioè il 52,3 % (il cosiddetto strike rate) sono risultate vincenti. Scommettendo sempre la stessa massa abbiamo a fine anno avuto un ritorno sull’investimento del 14%, dimensionando la puntata sulla quota invece avremmo vinto l’11,6%: questo significa che l’insieme degli advisor non ha valutato bene le partite facili mentre è stato bravo su quelle medie. Negli ultimi 4 anni mai il ROI è stato sotto il 7%. Cosa vogliamo dire? Che chi propone record miracolistici, dal 20% in su, è di solito un cialtrone. E che l’advisor, che non costa meno di 500 euro l’anno, conviene solo quando si ha intenzione di giocare pesante. Se il vostro teorico 7% sul capitale è più di 500 euro allora fatevi consigliare, se no perdete i 500 euro con la vostra testa.

stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale di ieri)


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