La pagliuzza della Roma

6 Marzo 2008 di Stefano Olivari

A Real Madrid-Roma Fabio Capello probabilmente riservava un sogno impossibile, quello di due squadre eliminate. Ma dovendo proprio scegliere, tutto sommato avrebbe preferito l’uscita di scena della squadra di Calderon e Schuster, avvenuta giocandosi bene l’andata e malissimo il ritorno, con un atteggiamento ben diverso da quello della Liga ed in definitiva molto capelliano: cioé attendismo aspettando il colpo risolutore. Che senza Van Nistelrooy, piuttosto che Trezeguet, Batistuta o Massaro (meglio: Van Basten), risulta più difficile che con un Raul che tiene prigioniero il Real in stile Del Piero. Ma la Roma ha pescato la pagliuzza della giornata di strapotenza atletica, per niente scontata, e al di là degli episodi con cui si può dimostrare qualsiasi tesi (anche se a parte la traversa di Julio Baptista quelli pro-Real sono stati davvero pochi) ha vinto sia nella realtà che ai punti un ottavo di finale che la lascerà probabilmente, anche se Moratti vagheggia scenari in bianco e nero, l’unica italiana in gara nella competizione più importante. Questo non significa che le 3/4 inglesi ed il Barcellona senza Messi stiano tremando, ma che è stato raggiunto uno status internazionale che avrà effetti positivi sia per i riconoscimenti individuali (magari i vituperati giurati albanesi o polacchi del Pallone d’Oro tengono più in considerazione chi nelle grandi manifestazioni arriva fino in fondo, azzardiamo un’ipotesi) che soprattutto per trattare l’inevitabile cessione della società con un potere contrattuale diverso.

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