La formula della credibilità

23 Gennaio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
L’esperienza dei bookmaker insegna che il gioco a più alto rischio di adulterazione è quello che non influisce sul risultato sportivo principale. In altri termini, per lo scommettitore ‘fuori dal giro’ è molto più penalizzante scommettere sulla squadra Tizia vincente con uno scarto di tre gol (per non dire i calci d’angolo o le ammonizioni) che sulla semplice vittoria con qualsiasi punteggio. A sostenere questa tesi c’è anche la matematica, con la teoria del professor Justin Wolfers della Wharton School (Pennsylvania).
Prendiamo le giocate sulla vittoria della squadra di basket Caia con handicap S (mettiamo 9): quindi soldi incassati con vittoria sul campo di 10 o più punti, soldi persi con vittoria da meno di 9 punti o sconfitta, situazione neutra con vittoria di 9 punti esatti della favorita. Prendendo in considerazione migliaia di situazioni di questo genere, una distribuzione simmetrica dei risultati vorrebbe che le partite chiuse con vittoria della Caia con punteggio da 1 a S meno 1 (cioè 8) fossero simili come numero a quelle con punteggio da S più 1 (cioè 10) a 2S meno 1, cioè 17. Quando le vittorie del primo tipo in un campionato sono molto più numerose di quelle del secondo significa che quel campionato è probabilmente finto. Traduzione: è un torneo in cui i giocatori delle squadre favorite tendono a salvare al tempo stesso classifica, incolumità fisica e proprie puntate personali. Un motivo in più per stare alla larga dalle proposte cervellotiche o troppo creative del banco.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale di martedì scorso)

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