La domanda di Vinicio

2 Marzo 2010 di Federico De Carolis

di Federico De Carolis
La secca sconfitta casalinga della Juventus con il Palermo ha riproposto, trattandosi di una (ex) grande, l’esame della situazione da parte di tutti i media. Tutti hanno il loro nome taumaturgico, pazienza se ci sarebbero contratti da rispettare e soprattutto scarsa volontà di venire a ricostruire in un ambiente al tempo stesso ridimensionato e pretenzioso.
Adesso c’è addirittura chi spera in Capello, ma Capello o meno, Lippi o Benitez, a non funzionare nella Juve sono le strutture societarie. Il ritorno di Bettega, con tutto il rispetto per la sua serietà (poi Moggi la pensa diversamente) e un’immagine quanto meno accettabile, era e resta solo un palliativo. Occorre ben altro per non continuare a aggrapparsi alle speranze che, inevitabilmente, muoiono nel pomeriggio di una partita vera. Si scopre adesso, in fondo, che la causa di tutti i mali, al di là di responsabilità che pure gli competono, non era proprio Ferrara, a meno che non sia stato lui a allestire la squadra (scherziamo). Un allenatore della serietà di Luis Vinicio, mai arrivato a guidare un grande club perché molto scomodo per vari motivi, ci raccontava qualche tempo fa che da tecnico poteva indicare ruoli e caratteristiche dei giocatori necessari per l’allestimento della squadra, ma mai si sarebbe sognato di farne i nomi, esclusi quelli di Maradona o Pelè. “Se sono per trenta partite in panca, come faccio a conoscere un giocatore che vedo due sole volte l’anno?”.
Viene naturale quindi, da domandarsi: ma chi l’ha allestita la Juve di questa stagione e, soprattutto, chi allestirà quella del futuro? Le risposte bisogna andarsele a cercare negli anfratti di una società che, nei suoi quadri tecnici, non ha un Direttore Sportivo capace di stare sul mercato e di soddisfare le esigenze di un tecnico, a meno che non abbia intenzione di regalargli una difesa come quella attuale che fa acqua da tutte le parti e che ha un’età veneranda, o un centrocampo lento, cui non basta la fantasia di Diego per competere con le squadre che mirano allo scudetto, per tacere di un attacco che punta su Amauri: bravo, per carità, ma incapace di assicurare 20 gol a stagione come era solito fare Trezeguet al meglio dei suoi anni e della sua forza. L’Inter è tornata grande, da quando, insieme a Oriali ha cominciato ad agire Branca, il Milan sta sempre lì perché può contare sulla perspicacia e l’esperienza di Ariedo Braida, che ultimamente sembra meno operativo ma che in realtà vive di calcio 24 ore al giorno. Cosa che non si può dire di dirigenti più celebrati e più presenti in televisione, gente che guarda svogliatamente due partite alla settimana. Ma la Juve con chi ha sostituito Moggi? E che assetto si è data per quel che riguarda osservatori in giro per il mondo a raccontare di giovani talenti o di gente già affermata e capace di inserirsi in un amen negli equilibri, pur sempre fragili, di una squadra che deve assolutamente vincere? Perchè poi tutti sono bravi a dire ‘Comprate Gerrard e Messi’.
Quasi per una sfida al popolo bianconero, ultranumeroso in tutta Italia e all’estero, i problemi che si vogliono risolvere riguardano figure che non hanno grande incidenza nell’allestimento di una squadra. Il problema è che se anche dovesse tornare Capello, che in questi anni ha visto molte partite e quindi potrebbe ben dire la sua su acquisti e cessioni, non va dimenticato che sarebbe comunque necessario un uomo esperto per trattare i giocatori eventualmente richiesti. Anche inseguendo un colpo improbabile, mettiamo Fernando Torres, chi andrebbe a colloquiare con i procuratori del campione e con il Liverpool avendo un po’ di credibilità? Secco che va in panchina ogni domenica e che non ha certo abbandonato il ruolo di team manager di qualche anno addietro? L’organizzazione dei quadri tecnici bianconeri è normale dalla cintola in giù, ma risulta fallimentare al di sopra di quella cintola in cui nessuno ha la personalità e la competenza che si richiederebbero a un grande club. E non è questione di soldi, visto quanto è stato pagato Felipe Melo.
Oltre a un grande direttore sportivo, servirebbe anche una proprietà che ci mettesse la faccia al di là di interviste e battute. Per questo John Elkann dovrebbe battere un colpo, diventando presidente operativo e dando un segnale forte. Non perchè capisca di calcio più di Blanc, ma per mostrare al mondo esterno che la Juventus è unita nell’inseguire i suoi obbiettivi. Il campione non si compra solo con i soldi, perchè quelli li hanno anche gli uzbeki, ma vendendogli un progetto e un’idea. Ecco, quale idea di Juve hanno gli Agnelli di oggi?
Federico De Carolis
(in esclusiva per Indiscreto)

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