Irresponsabile marketing

1 Dicembre 2008 di Stefano Olivari

Chi è il responsabile commerciale della Figc? Domanda da chissenefrega del vecchio Cuore, ma anche no. Perché la vicenda delle nuove maglie della Nazionale supera diversi confini, da quello del ridicolo a quello della decenza. In sostanza la squadra campione del mondo giocherà la prossima Confederations Cup, a giugno, con una divisa di questo tipo: maglia non più azzurra, ma blu chiaro (il cosiddetto light blue), pantaloncini e calze marroni. Con effetto evidenziato nel bel fotomontaggio creato dal Corriere dello Sport…Non ci sarebbe bisogno di commenti, tantomeno di tromboneggiamenti sulla sacralità della maglia, o di aggiunte (tipo quella sull’uniforme del portiere: marrone totale), ma non è per questo che la maggior parte dei media non ne ha fatti: il problema è che nel solito giro delle sette chiese i soldi alla Puma, sponsor dell’Italia almeno fino al 2014, vanno a chiederli tutti. Insomma, decisione già presa tanto è vero che la FIFA ha già ricevuto dai sottoposti di Abete la comunicazione del cambiamento. Speriamo non strutturale, perché in fondo una marcia indietro per il Mondiale sudafricano significherebbe una ulteriore casacca da spacciare. Salvando sia l’aspetto commerciale che la tradizione, cioé il motivo per cui milioni di persone tifano per una squadra anche quando la guidano personaggi come Lippi. Ah, la domanda iniziale: chi è il responsabile commerciale della Figc? Si chiama Luigi Fusaro, è il responsabile del settore nella federazione e vanta un ottimo passato da dirigente nel settore privato: un bel curriculum, dove spiccano dieci anni (dal 1997 al 2007) alla, avete indovinato, Puma, fino alla posizione di amministratore delegato. La competenza specifica sul marketing è invece di Benedetta Geronzi, proprio la figlia dell’ex (?) gestore del calcio italiano nel periodo meno credibile della sua storia e pupilla dell’indimenticato Franco Carraro. La risposta del popolo italiano sarà la solita, ferma ed inequivocabile: maglietta taroccata. Tanto valeva lasciarla azzurra…

Stefano Olivari
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