Il vero Jack Nicholson

13 Novembre 2012 di Oscar Eleni

Pagelle per farvi sputare sul sito.

10 Alla LUREUS per il campetto di basket nel parco vivibile di Quarto Oggiaro, per le notte cestistiche che scacciano fantasmi e mascalzoni.  La campagna 5 stelle per un basket diverso comincia dai campetti, ricordatevelo, anche se poi nessuno va a dare un‘occhiata.

9 Al CITTADINI pilone della nazionale di rugby che è nato settimino, poco più di un chilo e adesso è  un colosso. Messaggio per gli allenatori delle giovanili che non sanno vedere oltre la fragilità della creatura  ricevuta in prestito dalle famiglie, dalle società. Se ci dai dentro qualcosa viene fuori.

8 Al CALVANI che non si è mai piegato davanti ai colpi della Siena purificata in parte, non ancora feroce come  ai tempi di El Saladin Pianigiani, ma sulla strada buona, anche senza  Minucci a bordo campo a duellare in occhiate con chi sa che gli arbitri sono creature miti e facili da suggestionare come direbbero anche quelli della Reyer di Reggio pur reduci dal sacco di Milano.

7 A DUNSTON e LAWAL che hanno  scoperchiato i soffitti bassi delle nostre arene saltando sulla fantasia della gente di Varese e di Roma. L’importante è che alla fine del volo pensino anche ai compagni  dove giocano e il Polonara invitato a volare dai compagni si diverta pure, ma poi non scappi dalla partita.

6 A SACRIPANTI e ai giocatori di Caserta che ripetono il miracolo del cuore, in situazione societaria difficile, come avveniva a Reggio Calabria  e Rieti con Lardo, ad Avellino con Vitucci. C’è del buono nella Danimarca del basket italiano anche se il suo primo sindacalista è stato Renato Villalta che tutto ci potrà raccontare, ma non certo che in vita sua ha sempre pensato più agli altri, ai compagni, che a se stesso.  Bravo sul campo, ma fuori era più difficile innamorarsi di lui. Caserta tomba dei virgulti virtussini che come la panna montata finiscono affogati da chi usa la cannella.

5 Alla FIBA che vorrebbe riportare le Nazionali all’onore della cronaca anche durante  la stagione degli amori per il trofeo nazionale. Scelta interessante per far lavorare  gli allenatori, decisioni che potrebbero servire se lo sport professionistico non fosse prigioniero di streghe che certo non hanno piacere di vedere queste mammelle munte da chi poi non paga.

4  Al MERCENARIO che non si preoccupa se Armani si arrabbia, se Sabatini o il presidente di Venezia diventano furiosi, se il coro di Avellino brucia un bravo allenatore e ne promuoive un altro, se il Cancellieri biellese scopre di avere una squadra che perde la testa sotto pressione, ohibò. Questi sono giocatori che non servono ai progressi, per un tifoso guadagnato cento persi. Meglio la Roma di oggi di quella scintillante di ieri, meglio i Thomas Ress di  tipi che gli arbitri spiaggiano volentieri perché tanto capiscono che quelli non vedono l’ora di avere una scusa per andare a sedersi.

3 Alla LEGA se non interviene subito dopo il pasticcio della bidiretta da Roma su La 7 digitale e  Sport Italia. Certo la colpa non è di chi affitta, ma resta lo sconcerto perché  se dopo il silenzio di SI senti finalmente la voce e la tosse di Peterson non puoi poi  sentire arrivare dal mare la voce dei commentatori del circuito mentaniano antibasket. Una comica, una farsa, un sospetto di amanti delusi e dispettosi.

2  Al CONCETTO di PALLA PERSA che sembra non preoccupare i santoni dell’antro dove ogni avversario dei loro cari ragazzi viene presentato con il mantello di Mandrake. Non dite che se vogliamo vedere correre ci dobbiamo adattare anche a questa fase del regalo incartato. No. Se il lavoro fosse adeguato e la testa sul lavoro, allora avremmo gente che corre e non se la tira in faccia.

1 A MESSINA e PIANIGIANI che ci hanno fatto prendere in giro da chi non li  ha mai considerati fuori categoria, anche se poi i ribelli hanno fatto figure pari alle loro, perché se vai a rieducare il CSKA e ad emancipare il Fenerbahce non puoi allargare le braccia e dire che sono i giocatori a non aver capito. Troppo comodo, dicevano i soldati a Napoleone nel fango di Waterloo.

0 Ai PALAZZI che restano visioni. Il Palalido di Milano sventrato  adesso è fermo per bonifica da amianto. Consegna? Boh, anche se i poitici, come tanti allenatori gridano: vogliamo vederci chiaro. Quello di Cantù è una babele multisala e non sa dove andare a sbattere. Si parla di palazzi nuovi, ma sui vecchi si lavora poco davvero. Siamo nella fase dove basta avere fede come a Reggio Emilia per creare almeno una situazione piacevole,  anche perché il tempo ci ha spiegato che dove nascono regge nuove poi c’è sindrome del deserto del Gobi come spiegano a Livorno, persino a Pesaro, a Vigevano, al Madison di piazza Azzarita dopo l’aria condizionata, a Reggio Calabria e in posti dove la pianta si è inaridita e l’appassionato è fuggito.

Oscar Eleni, 13 novembre 2012

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