Il tempo fermato da Tim

27 Giugno 2007 di Stefano Olivari

RACCHETTATE – Tra le varie cose che ha detto Roger Federer dopo aver asfaltato in scioltezza Gabashvili al primo turno di Wimbledon, una è sicuramente una notizia o, più che altro, un’ammissione: “Sono un cattivo perdente”. Questo insomma spiega perché vince tanto e perché, comunque, non è ancora riuscito a digerire la seconda sconfitta consecutiva contro Nadal a Parigi. E in pratica spiega anche che, se una volta Roger spaccava racchette in campo facendo vergognare mamma e papà, adesso continua a spaccare racchette ad ogni punto perso. Solo che lo fa col pensiero.
GENTLEMAN – E’ stato bello rivedere sul Centrale di Wimbledon il pugnetto di Tim Henman, la sua esultanza gentile ma decisa nei punti importanti, la folla in delirio sulla Henman Hill, i “c’mon Tin”, la moglie Lucy con i lucciconi agli occhi. E’ stato bello, in una partita contro Moya, contro un terraiolo che di erba ne mastica poco ma che a più di 30 anni, come Henman, ha saputo dare ancora spettacolo. Così è stato anche giusto che lunedì il match si sia fermato sul 5-5 al quinto set: così, come se il tempo non dovesse passare mai, per noi e per Tim. Lì, sul suo giardino, la partita oggi è poi ripresa ed è stata bellissima ancora. E il fatto che poi Henman abbia vinto ha importanza, ma forse non è la cosa principale.
L’EROE – I primi giorni di Wimbledon hanno già un eroe: è Aisam-ul-Haq Qureshi, il primo pakistano a raggiungere il secondo turno (trentun anni dopo Haroon Rahim, il compagno di università di Jimmy Connors che Haroon battè giusto la settimana dopo la vittoria di Jimbo sul’erba) dopo aver passato tre turni delle qualificazioni e poi battuto il britannico Lee Childs. Nomi che ai più, cioè a tutti, dicono niente, ma Qureshi ha fatto in qualche modo la storia del tennis del suo Paese e ora vorrebbe fare il miracolo, cioè andare perfino al terzo turno. Impresa impossibile, visto che incontrerà Marat Safin. Ma visto che si tratta proprio di Safin: voi 5 euro non li puntereste?
DIO SALVI LE FRAGOLE – Per motivi che non possono essere noti a persone con un minimo di senno, Wimbledon ha rischiato che la sua tradizione più antica e conosciuta saltasse. Macché tetto, macché occhio di falco: si tratta delle fragole, quelle da servire con la panna, che quest’anno erano in grave penuria. La compagnia che da più di 10 anni garantisce la fornitura ai Championships aveva lanciato l’allarme qualche settimana fa: mancavano i lavoratori disposti a garantire un raccolto sufficiente. Ed è qui che non capiamo interamente: l’Unione Europea infatti prevede che nel settore agricolo debbano operare quote fisse di lavoratori provenienti da Romania e Bulgaria. Senza di loro, insomma, niente fragole. Alla fine pare si sia deciso di reperire in extremis di 400 addetti che sono subito entrati in azione nelle campagne del Kent meridionale. E più che all’inglese è sembrata una soluzione all’italiana.
BUONE VACANZE – Il tennis non si ferma, chi scrive a volte sì. Insomma, questa rubrica si prende un po’ di vacanza: non tanto, ma giusto per rifiatare. Torneremo a metà luglio per parlare ancora di Wimbledon e della stagione americana preludio degli US open. Torneremo, insomma, in tempo per nuove storie e magari con qualche idea nuova. Ci stiamo lavorando, ma è meglio non fare promesse.

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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