Il senso di Corupe

30 Luglio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

La formula della serie A di hockey su ghiaccio, il cui campionato inizierà il prossimo 26 settembre, fa ridere o piangere? Le partecipanti saranno nove, con la solita equilibrata distribuzione sul territorio italiano: i campioni del Bolzano, poi Renon, Val Pusteria, Fassa, Asiago, Alleghe, Cortina, Pontebba e la neopromossa Valpellice (unica quindi al di fuori del Triveneto). La cosiddetta stagione regolare prevede cinque gironi: tre per così dire di andata e due per così dire di ritorno, mentre la qualificazione ai playoff sarà difficilissima: ci andranno solo otto squadre su nove. L’anno scorso i club del nostro massimo campionato erano otto, con Milano, Torino e Varese in A2. Come tutti gli sport, anche l’hockey ghiaccio viene gestito in perdita per i soliti motivi: non è colpa di nessuno se a Roma o Bologna non esiste un pazzo che ambisca a vincere lo scudetto di ‘disco su ghiaccio’ (per parlare anni Trenta) o qualche centinaio di appassionati che costringano i negozianti locali ad autotassarsi. Il discorso è sempre il solito: ha un senso, sia economico che etico, questo professionismo da sfigati? Senza offesa per l’hockey, perchè negli sfigati includiamo anche tutte le realtà calcistiche non in grado strutturalmente di autofinanziarsi (quindi dalla B in giù). La vera rivoluzione sarebbe lo sport nella scuola inteso non solo come pratica ma come agonismo, in modo da ancorare ogni comunita locale ad una realtà che non dipenda dai capricci o dai fallimenti del primo farabutto riciclatore che passa. Significherebbe ridimensionarsi in ogni senso, perchè non è che un trentenne canadese verrà mai a frequentare il liceo a Bolzano pagato sottobanco dal preside, e dare una connotazione amatoriale vera all’attività senior. Il professionismo dei ‘grandi’ potrebbe stare in piedi solo con un Club Italia che facesse tornei internazionali, mentre tutto il resto dipenderebbe dalla passione e dal territorio. Non cambierebbe molto a livello di nomi, probabilmente le valli dominerebbero ancora di più, ma come filosofia sportiva sarebbe una svolta vera. Non c’è alcun motivo per guardare la serie A di basket o di hockey quando hai a tua disposizione hai NBA ed NHL, a meno che quelli che vanno in campo non rappresentino qualcosa per te. Onore a Kenny Corupe e a Nicolas Corbeil, ma che senso hanno?
stefano@indiscreto.it
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