Il salto in alto di Simeoni

30 Giugno 2008 di Stefano Olivari

1. Bergamo. Lance Armstrong, ha temuto arrivasse da dietro Lance Armstrong. Filippo Simeoni davanti a Giovanni Visconti e Filippo Pozzato, in un Campionato italiano deciso sulla Circonvallazione Mugazzone, anziché sulla Boccola. Un Ceramica Flaminia-Bossini Docce che anticipa i Quick Step e i Liquigas. Un trentaseienne che prende il tempo a un venticinquenne e a un ventiseienne, perdipiù al caldo del primo pomeriggio, senza starsene chiuso in casa a bere molto e a mangiar frutta. Scherzi dell’afa, del ciclismo, del destino. Vince l’inseguito dalla maglia gialla, con le peggiori intenzioni, nell’Annemasse-Lons-le-Saunier del Tour de France 2004. Rivince l’inseguito dall’ostracismo di mezzo gruppo (cliente del miglior preparatore sportivo su piazza) da almeno sette anni a questa parte, dalla diffusione di quel Gq dell’agosto 2001, fuori Paola e Chiara dentro altri nomi e cognomi, citati dal corridore in una deposizione alla magistratura ordinaria. Stravince “l’inseguito dalla malasorte”, dice lui alla Settimana Sportiva, “fortuna che adesso è tutto finito, anzi si ricomincia”.
2. Primo Damiano Cunego, secondo Matteo Carrara, terzo Vincenzo Nibali. La classifica degli italiani da classifica, alla partenza della Grande Boucle, è presto fatta. S’intende giudicando inclassificabile Riccardo Riccò, che espatria “con l’obiettivo di vincere una tappa, magari quella dell’Alpe d’Huez”. Dichiarazione d’intenti molto meno convincente della sua prestazione in salita verso Bergamo Alta, ultimo passaggio, primo alla ruota di Davide Rebellin. Non si crederà mica un Giuseppe Guerini o un Roberto Conti qualsiasi, il modesto capitano Saunier Duval-Scott? Endorsement scimmiottando il Direttore: 10 Euro su Frank Schleck vincente a 33 (quota Snai al 29/6). Nessun calcolo ragionieristico, solo una sensazione da diploma psico-socio-pedagogico. Cadel Evans ha tante virtù: costanza, potenza, resistenza. Ma pure il vizio del secondo posto, praticato anche nel fuoristrada. Yaroslav Popovych e Dario David Cioni, tra gli altri Silence-Lotto, faranno l’impossibile perché non ricada nella tentazione. L’Avenue des Champs-Élysées si apprezza un po’ meglio, dal gradino più alto del podio di Parigi.
3. Thomas Dekker chi, il grande drammaturgo elisabettiano o il piccolo interprete di serial e miniserie? Né l’uno né l’altro. Thomas Dekker il ciclista, l’olandese volente o nolente – suo malgrado, soffre di problemi di pressione – più atteso e considerato, dal movimento fermo a ‘Joop’ Zoetemelk, quanto a vittorie nelle grandi corse a tappe. Certo il giovane più seguito dall’ammiraglia Rabobank, prima della promozione in prima squadra (formazione ProTour) del connazionale Robert Gesink, ’86 dallo stesso fisico, centimetro più chilogrammo meno. Dopodiché, nessuno dei due risulta convocato da Erik Breukink per la trasferta di Brest. Ma per motivi opposti: mentre Dekker non ritrova la forma dal Romandia dell’anno passato, Gesink la condizione non l’ha mai persa, dalla Parigi-Nizza dello scorso marzo al recente Delfinato. Il moro marca male, ed è in castigo dopo una lavata di capo. Il biondo promette bene, e sarebbe un delitto bruciarlo, fumantino com’è all’infiammarsi di ogni gara. Nel frattempo l’ultima velina dà Lars Boom tricolore (nederlandese) su strada, lui già iridato del ciclocross. Dopo il calcio, il ciclismo totale.
4. “Biciclette per tutti. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha inaugurato nel centro della capitale il servizio di noleggio biciclette. 200 mezzi in 19 postazioni. Abbiamo quindi iniziato un tour tra le capitali europee per vedere dove e come funziona il bike sharing. Se tutti gli altri sì, perché Roma no?”. La bicicleide europea del Foglio.it ha già fatto tappa a Parigi, Vienna, Monaco di Baviera, Barcellona, Copenaghen, Tallinn, Tel Aviv. Là dove, per esempio in Germania, quando serve una bici la si ordina per telefono alle ferrovie dello stato: risponde un centralino, pronto ad indicare l’ubicazione del primo mezzo raggiungibile. In seconda battuta, un sms riferisce il codice di sblocco del fermaruota, da riattivare a fine uso con una terza e ultima chiamata. Costo del servizio: 6 Cent al minuto. Retrospettiva. L’8/4/1987, un azzardo storico del sindaco Paolo Pillitteri. 500 bici gialle per tutti, anche sotto la Madonnina. “È una scommessa sul senso civico dei milanesi, sulla loro capacità di difendere l’interesse comune”. E le bici andarono a ruba, letteralmente. Perché Milano no.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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