Il racket dell’usura

1 Febbraio 2010 di Libeccio

di Libeccio
Settimana Milan: i duri giudizi su Beckham e Ronaldinho, l’analisi in stile Mediaset, il nuovo salvatore Nesta, la normalità dei giocatori normali e il modello Cosmos.

1. Il Milan dimostra di non avere ancora elaborato la sconfitta del derby e perde con il Livorno l’ennesima occasione di mettere pressione all’Inter, subendo anche l’aggancio al secondo posto da parte della Roma. Da spettatori delle partite non solo rossonere rimaniamo sempre colpiti di quanto il risultato (comunque ottenuto) cambi i giudizi anche su singoli il cui rendimento nel bene o nel male è costante. Nei resoconti giornalistici su Milan-Livorno leggiamo pareri disarmanti su David Beckham e Ronaldinho: “L’inglese trotterella per il campo”, “Il brasiliano a parte il palo non incide mai”. Con un due a uno scaturito magari da una papera dell’ottimo Benussi non ci sarebbe stata traccia di niente del genere, con qualche lodevole eccezione. A cosa serve il giornalismo se si limita a giustificare il risultato?
2. Il derby è stato analizzato solo in base agli episodi, comunque importanti, mentre era già evidente che tante cose nella squadra guidata da Leonardo che non andavano. Alcune specifiche e contingenti, come la gara medesima e il modo di condurla (un assetto tattico troppo rinunciatario e prudente ad esempio, che denotava una sorta di inspiegabile timore reverenziale nei confronti dell’Inter: incredibili i quattro difensori in linea lasciati per quasi un’ora contro il solo Milito). Altre invece legate a decisioni societarie precedenti, delle quali durante la partita sono emersi chiaramente i limiti maggiori. Di tutti questi motivi emersi, i commentatori (Piccinini e Serena: ebbene sì, il direttore di Indiscreto conosce anche qualcuno abbonato a Mediaset Premium) non facevano parola, mentre rimarcavano continuamente l’atteggiamento di Mario Balotelli, a loro dire stralunato e polemico contro i compagni e l’allenatore. Anche i commenti successivi alla partita restavano sulle generali e non azzardavano analisi: solo un elenco di episodi, noti a ogni telespettatore. Primo vivere, diceva quel tale (Aristotele): ecco, come tutti noi anche Piccinini e Serena devono vivere. Ma la prossima volta mettiamo l’audio sulla telecronaca tifosa, almeno si ride.
3. Sarebbe ora che la stampa che conta in Italia (quasi nessuno, quindi) si soffermasse sulla bontà di certe campagne acquisti e sul fumo che scientificamente viene buttato in faccia ai tifosi. Per anni ci si è attaccati a Maldini come salvatore della patria, ora questo ruolo anche mediatico è di Nesta: e pazienza se si mette una pressione insopportabile addosso a un campione infortunato, l’importante è la retorica del ‘miracoloso recupero’. Per anni si è fatto finta che l’età media della squadra non fosse un limite ma anzi una risorsa.  Per anni si è pensato che Gattuso potesse essere inesauribile, ora sembra chiaro che Gattuso bene che vada possa correre per uno e non per due.
4 -Per anni si è pensato (auspicato) che giocatori normali (Bonera, Abate, Flamini, Huntelaar, lo stesso Oddo) arrivando al Milan diventassero fenomeni (la forza di Milan Lab, il carisma di Galliani e Berlusconi, la visita alla sala delle coppe, eccetera) ed in realtà non è andata proprio così e giocatori normali hanno garantito prestazioni del tutto normali: gli scudetti e le Champions del Milan sono stati non a caso vinti da campioni. Per anni è stato detto che il Milan poteva permettersi di snobbare Campionato e Coppa Italia perché poi era in grado di vincere la Coppa dei Campioni. Questo è stato vero nelle stagioni con la coppa alzata, nelle altre non si è spiegato bene il motivo per cui recarsi a San Siro in un contesto diverso dalla Champions. Per anni si è glissato su un ruolo delicatissimo che è quello del portiere, frutto nel Milan di marce e retromarce come raramente si è veduto nella serie A italiana, almeno per le squadre che contano davvero. Dida prima magnifico, poi scarsissimo, poi Abbiati, poi Storari salvatore della patria, poi Storari ceduto e di nuovo Dida.
5. E il sistematico ricorso all’acquisto di giocatori usurati? Favalli, Ronaldo, Flamini, Ronaldinho, Bonera, Oddo (prima strappato a suon di milioni a Lotito e poi spedito a giocare all’estero), Zambrotta.
Merita un discorso a parte David Beckham per il quale il Milan ha inaugurato la serie mai praticata nel campionato italiano di giocatore a mezzo servizio. Metà anno a giocare negli Stati Uniti (un tempo negli States non svernavano i giocatori che avevano chiuso la carriera?) e metà stagione nel Milan, il tutto condito da toni trionfalistici e mediatici quasi si fosse preso Lionel Messi o Cristiano Ronaldo. Le fanfare mediatiche di famiglia sono indiscutibilmente una risorsa (asset) anche per il Milan e anche noi siamo troppo avanti con gli anni per non capirlo pienamente. Ma siamo proprio sicuri che alla fine sia proprio così? Siamo proprio sicuri l’assenza di critiche sia per il Milan un vantaggio? 
Libeccio
(in esclusiva per Indiscreto)

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