Il paese dei patrioti

25 Febbraio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Il nazionalismo può essere al tempo stesso una qualità ed un difetto, a seconda dell’intelligenza di chi lo interiorizza, ma di sicuro il novanta per cento degli italiani non è toccato da questo problema. C’è però un paese dove i patrioti abbondano, si chiama Potenza Picena: ne abbiamo parlato su Indiscreto qualche mese fa ed è stato onorato di una inchiesta sul numero del Guerin Sportivo attualmente in edicola. La località in provincia di Macerata vanta un primato mondiale: un calciatore professionista in attività ogni tremila abitanti. Roba che nemmeno in certi quartieri di Rio o di Buenos Aires…Merito di Gabriela Sabatini, che nel 2003 prese qui la cittadinanza italiana (per motivi non certo sportivi, essendosi ritirata molti anni prima dall’attività tennistica) grazie a parenti di suo padre e che tracciò la strada per altri campioni alla riscoperta delle radici marchigiane: Renan, Paulo Cesar, ed i più noti Cicinho e Camoranesi. L’avo di Camoranesi sarebbe il bisnonno Luigi, nato a Potenza Picena nel 1873 e poi emigrato in Argentina. Ogni caso ha comunque una sua storia, magari qualcuno ha davvero uno spirito alla Silvio Pellico e non per forza deve essere considerato un volgare taroccatore. A noi sembra solo interessante il fatto che nello sport professionistico le limitazioni in base al passaporto non abbiano più senso: come provano anche la vicenda Amauri, quasi italiano ma per merito dei parenti della moglie, o nel basket mille casi grotteschi (gli uomini chiave della Montepaschi, Stonerook ed Eze, sono diventati italiani per matrimonio: in particolare quella di Stonerook è una storia istruttiva). Senza fare discriminazioni, per evitare un mercato di livello infimo sarebbero più onesti i criteri della formazione e soprattutto della residenza: gioca da italiano chi, anche se nato in Congo da genitori australiani, risiede (sul serio) da almeno dieci anni in Italia. In un colpo solo si distruggerebbero il sottobosco dei taroccatori e si premierebbero i giocatori veramente onesti. Evitando di ascoltare termini come ‘passaportati’, ‘assimilati’, ‘naturalizzati’, ‘oriundi’. Ma in generale tutte le discipline sembra stiano scivolando verso la strada oscena del calcio a cinque.
stefano@indiscreto.it

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