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Il cuneo fra mercato e ragione

Stefano Olivari 04/01/2010

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di Stefano Olivari
Il periodo in cui si vendono più sistemi di ‘vincita sicura’ alle scommesse è quello da metà dicembre a metà gennaio, per motivi facilmente intuibili: tante spese familiari e più tempo per pensare.
Dal punto di vista matematico si tratta di truffe, perché nella migliore delle ipotesi ci si attacca a meccanismi di arbitraggio possibili solo quando la quota cambia nel modo ‘giusto’ (esempio: una scommessa su un favorito che poi rispetta il pronostico) o nei rari casi di disparità di vedute fra bookmaker. Situazioni teoriche, visto che la tassa sulle vincite dei principali exchange (di solito vicina al 4%) si mangia quasi sempre gli effetti della nostra prontezza di riflessi. Il miglior augurio per il 2010 è quindi quello di credere nelle quote ‘personali’, da confrontare con le quote offerte in modo da scegliere solo quelle che danno un vantaggio nei confronti della previsione dei bookmaker. Che è necessariamente sbagliata, visto che l’allibraggio tiene conto di tifo, bacino di utenza e accesso alle informazioni. E’ quindi possibile vincere solo in due casi: a) conoscere in anticipo i risultati (in questa logica anche l’1,01 della squadra del dopolavoro contro l’Inter sarebbe una buona quota); b) avere una idea sportiva chiara riguardo agli eventi in cui sono coinvolti personaggi o squadre che mettono in moto i meccanismi distorsivi dell’offerta. Perché se oggi Adriano Panatta giocasse contro  Volandri, qualcuno che punterebbe su Panatta lo si troverebbe. E’ in questo cuneo fra mercato e ragione che anche  nel 2010 dovremo inserirci.
(pubblicato sul Giornale di martedì scorso)

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