Il cimitero di Peterson

7 Febbraio 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Il Cinzano di Faina, le risate di Hawkins, le bistecche di Cuccarolo, la rivalutazione di Bucchi, l’espressione di Crosariol, le ruote motrici di Sky, le ragnatele di Torino, l’alimentazione di Messina e il cuore con Rubini. Pagelle per Vitucci, Szewczyk, Sosa, Siena, Facchini, Bartocci, Pecherov e Packers.

Oscar Eleni da Stratford sul fiume Avon dove William Skakespeare, o perlomeno uno che gli assomiglia, si è fatto seppellire nel cimitero dove vorrebbe andare, alla fine del lungo viaggio, anche Daniel Lowell Peterson, nano ghiacciato con discendenze indiane, irlandesi, scozzesi, genovesi, perché gli sono sempre piaciuti i cespugli spinosi come l’Armani che voleva redimere e liberare, terre popolate da conigli e l’Olimpia di oggi ne ha di ogni tipo e capigliatura, felice di potersi mangiare una frittata con le primule come sapeva fare soltanto il Gianni Menichelli che andremo idealmente a trovare per le finali di Torino sull’eremo di Moncalieri dove adesso c’è Filippo Faina che, senza le fanfare degli amici della pizzarra, ha esordito battendo la prima in classifica nella città dove vinse la coppa delle coppe con lo stesso Cinzano che, senza Silvester, retrocesse in A2.

Intorno a quello che sarà il cimitero di Dan garofani selvatici come quel Melli che entra sempre con la faccia di chi sa le risposte, ma adesso non mi ricordo più, facendo diventare matti quelli che vorrebbero la botte societaria piena e la moglie allenatore ubriaco al punto da giocarsi per questi ragazzi prodigio tutto il resto. C’è molta senape gialla da spalmare su certe chiappette dorate fra Roma e Milano, ma anche la cicuta portata da un altro garofano selvaggio, quel Sosa che ha mandato nei matti, ma forse bastava una piccola spinta soltanto, Jaaber ed il tristissimo Greer, mentre Hawkins rideva ienicamente alle sue lune di giocatore incompleto che pretende, però, di essere un capo branco. Domani farà strage, ma ieri, eh, ieri, aveva altro a cui pensare mentre serviva il fior di cuculo a Pecherov e al suo stesso allenatore imbiancato fra la fumaria e il lolio.

Stratford sotto la foresta per cercare di capire questo paese: dunque Milano ha fatto il maggior numero di spettatori fra le società italiane nella 18esima giornata pur avendo perduto metà della gente per il blocco del traffico.
Quelli che c’erano, oltre 4000 (tutti con il permesso?), sono da ringraziare. Allora per il basket si può rischiare anche il multone, si può andare contro l’editto comunale che non ci salva dalle polveri sottili, i vigili che hanno liberato tutto, sarà un caso, per Inter- Roma, un sacrificio pagato male dall’Armani, benissimo da Biella che non vedeva l’ora di darci nuove lezioni gestionali e tecniche come succede sempre al gruppo Atripaldi quando fa grandi imprese e questa Angelico è così diabolica che anche nella coppa Italia contro Cantù, la migliore del momento, potrebbe fare cose sublimi, anche se la difesa del Trinchieri che trinca, ma non come certi sacrestani dalle mani secche, sarà certo diversa da quella ridicola che ha permesso libertà d’azione persino al Cuccarolo che è arrivato in serie A dopo essere partito da molto, molto lontano. Certo era anche su un cavallo naturale di oltre 2 metri e 20, ma all’inizio quelli che provavano a mettere qualche muscolo in quel ragazzone simpatico si fermavano domandandosi cosa si poteva sperare. Hanno fatto bene ad insistere e averlo mandato a mangiare bistecche di cinta senese gli ha certo fatto bene. Onore a Cuccarolo, ma accidenti dov’erano i presunti lunghi di Milano cominciando dal gladiatore Mason Rocca che davanti al concittadino Peterson si è dimenticato di ricordargli che lui andava bene soltanto con il Tom Tom di Piero Bucchi? Lui, come il Mordente mordace che soffre vedendo il ritardo nel rinnovo di un contratto oneroso, una situazione che già una volta lo fece emigrare da Milano dove Corbelli e la sua volpe natalizia preferirono spedire altrove lui e Michelori.

Ci soffermiano su Milano perché sarebbe anche l’emblema dei pasticci che si fanno cambiando allenatori e non chiamando in sede i giocatori per spiegare che da fuori si vede benissimo chi è troppo geloso,
chi è troppo molle, chi è troppo scadente, chi fa flanella e chi finge di fare gruppo soltanto al ristorante dove si mangia pesce crudo, convinto che se chiedesse un branzino lesso si potrebbe scoprire che il povero pesciolone ha un occhio più vivace di quello di certi giullari del parquet. Il disastro petersoniano fra Benetton ed Angelico eccita le gonadi delle Terese inaridite e vessate da certe virago da bosco e riviera, provoca un coraggio mai misurato oltre il primo pollice, il primo tasto e allora eccoci davanti alle richieste più strane: ridateci i giochi d’attacco del predecessore. Quali? Quelli del meno 30 di Siena, quelli del meno 20 di Cantù, quelli del disastro in Eurolega con Valencia. No, dice Teresa. Quelli della super vittoria di Mosca contro il peggior CSKA degli ultimi 10 anni, una ricca banda esclusa dal secondo turno europeo; quelli del successone di Valencia dove stavano cucinando l’allenatore e non vedevano l’ora di passare sotto il torchio del feroce Pesic. Insomma si vive di rimpianti in attesa del rogo a Campo dei fiori, o in via Fiori Chiari dove a Milano c’era uno dei casini più raffinati.

Peterson come ministro della simpatia per tutti gli allenatori che sono subentrati senza poter cambiare molto e già la setta romana che brucia allenatori come cerini si domanda se la durezza di Filipovski
il genio non dovrebbe intervenire su certe facce da schiaffi. Certo che dovrebbe, ma chi lo caspisce uno come Djedovic che dopo la figuraccia di Barcellona pretendeva ancora di avere fiducia. Chi può entrare nella testa della sfinge Crosariol che non cambia mai espressione, salvo cercare con gli occhi chi lo giustifica se non prende rimbalzi, se manca un canestro facile, se perde la palla banalmente, se rientra troppo lentamente in difesa nella squadra più pigra nelle coperture. Difficile anche farsi confessare la verità da Washington che è pieno d’arie, ma anche di aria fritta nel suo gioco scontato, o farsi sussurrare da Smith, come succede a Milano con tristezza Greer, che il tempo delle mele e delle rose è passato e ora sono imbucati dove hanno trovato pane e companatico che altrove non avrebbero mai avuto.

Roma, come Milano, con i suoi malati cronici, testa e o fisico importa poco, due squadroni che non hanno nessun suggerimento da regalare a Brindisi
che ha mandato via Perdichizzi sperando nel fuoco di Bechi, a Teramo che lasciato andare alla deriva Capobianco sperando che un altro livornese, il Ramagli svezzato come il Bechi dalla Biella cortese, potesse fare miracoli che in campo sportivo non sono proprio all’ordine del giorno come potrebbero giurare tutti quelli che ringraziano i loro dei ogni volta che fanno gol o fanno canestro restando confusi quando la divinità, succede anche in guerra se ci fate caso, risponde che deve tutelare tutti quelli che giocano e si battono nel nome di Dio e della Patria. In viaggio verso Torino portandoci dietro la maledizione scespiriana che ci mandano i petersoniani per aver smosso le ossa del grande comunicatore, dell’allenatore che doveva capire subito cosa sarebbe successo il giorno in cui la sua squadra si fosse concessa il lusso di sputare soltanto mentine e acqua colorata affidandosi al tiro da tre punti di Hawkins che non ha mai capito questo suo limite avendo quattro ruote motrici come dicono i discepoli Sky, ma tutto questo sotto, perché sopra non si sa ancora, o, magari, al Mancinelli super di questo campionato, super, però, dentro o vicino all’area perché il suo tiro non è sicuro, le sue scelte, da lontano, sono lontanissime da un equilibrio di squadra sul campo visto che è anche l’unico, come dice il Pedrazzi, che converte e diverte.

Torino per una coppa Italia che tolga le ragnatele ai palazzi della città ol

impica, quelli che una Lega sana e lungimirante doveva occupare spedendo ambasciatori e dobloni per avere una squadra come ai tempi dell’Auxilim di De Stefano e del professor Guerrieri di cui ci mancano le arguzie, le meraviglie lessicali alla ricerca del nano che è in tutti noi. A Torino ci sarà Milano che in quella città, Peterson imperante, vinse con Carroll una partita chiave per lo scudetto quando ormai sembrava spacciata e il marchese Della Valle danzava sui corpi inanimati dei futuri campioni; che sotto quella AntonMole vinse una coppa delle coppe contro il Tours e poi andò a festeggiare al Cambio facendo inorridire il maestro delle sale cavouriane perché Silvester, afflitto dalla tendinite e dalla petulanza della moglie, era entrato sotto il sacro tetto con ciabatte. Questa volta arriva per sfidare Siena, come era nei sogni del Proli che ancora non ha capito che gli allenatori vanno protetti da loro stessi, e che i giocatori vanno trattati un po’ peggio quando fingono di essere soldatini ubbidienti senza cuore. Prima dovrà vedersela con Avellino che è molto di più della squadra dell’anno e poi, se le andrà bene, contro Biella che si è appena mangiata il suo fegato, o, quasi certamente, con Cantù, altra bella realtà della stagione.

Al Pala Isozaki ci sarà anche Siena che ha la splendida mentalità cannibale, ma l’unica speranza per le rivali, prima Pesaro e poi la vincente fra le vedove della Montegranaro gioiosa e della Virtus gloriosa, è che il Montepaschi faccia anche qualche conto sulle energie fisiche che servirebbero per 3 partite in 4 giorni avendo subito dopo i tornanti dell’eurolega da risalire per arrivare alla terza meritatissima fase: meritatissima perché se giochi in difesa come a Belgrado, mascherando le tue anemie offensive, o come quando hai dominato le partite del girone iniziale, allora devi andare più avanti di tutti, anche dell’Ettorre Messina che per convincerci di non essere sul treno veloce per Milano si è fatto trovare persino allegro davanti a tapas imperiali madrilene e ci ha fatto sapere sulla rosea degli orgasmi telematici che il cibo spagnolo batte quello italiano 4 a 2 almeno nelle sfide base: chuleton meglio della bistecca, paella meglio del risotto, vino di Rioja meglio di molti dei nostri. Siena insorge con la sua ciccia e i suoi Brunelli, Milano ammicca perché ti fa trovare di tutto anche in tempi cupi come questi. Non è mai stata la gola la sua debolezza. Per cui diamo tempo alle attuali franchigie per far saltare i tappi perché un Peterson umiliato come a Treviso o da Biella non può reggere neppure per i playoff secondo le nostre Terese, perché un Real senza in progresso, ma senza trofei, potrebbe non bastare ancora.

Pagelle per noialtri pochi, noi pochi ma felici dell’infelicità visiva, noi schiera di fratelli baskettari. Pagelle con il cuore vicino a quello del Principe Rubini, ricoverato in ospedale per una polmonite. La notizia peggiore sul fronte Olimpia alla fine è questa.


10 Al doge VITUCCI
che ha mescolato scampi e fagioli e con il Paron Zorzi ci ha presentato un piatto che ad Avellino avevano mangiato con un altro principe incompreso, col Boniciolli che aveva come tutor, non sembra più un caso, proprio il goriziano do mundo Zorzi peloso.
9 Al polacco di Stettino, il terribile Szewczyk che ascoltando il violino di Marques Green ha fatto strage di rose virtussine come l’uomo di Transilvania.
8 Al giovane e peccaminoso SOSA che incanta nelle fiere italiane perché anche quando perde palloni banali poi fa vibrare Biella e i dintorni del villaggio Atripaldi togliendo l’aria da Mortimer della bagna cauda all’abruzzese Cancellieri.
7 Alla DIFESA di Siena che ha incantato l’Europa. Caro Pianigiani parti da questa idea anche con Azzurra e lascia casa tutti quelli che sembrano dotati. Meglio vincere di poco e segnare poco, ma essere fieri di se stessi come voi del Montepaschi.  
6 Al magnifico arbitro FACCHINI perché lo abbiamo visto in due partite importanti senza frenesie speciali, senza voglia di dare bastonate e anche in Europa lui, Sahin e Lamonica hanno fatto un figurone rispetto a certi malvedenti della scuola aiuto chi mi pare.  
5 Al BARTOCCI allenatore di San Severo dove soffre il nostro amato Filini Crovetti perché vorrebbe smontarci la teoria che il cambio degli allenatori porta pochi vantaggi.  
4 Agli ALLENATORI che maltrattano Peterson pensando di potersela cavare quando le Terese li chiameranno alla sbarra accusandoli di circonvenzione d’incapace.  
3 Al PECHEROV che ha cercato di spiegarci a parole perché non ha sfondato nella NBA. Bastava che ci invitasse a qualche partita dove lui arriva con cuscino e pantofole.  
2 Agli ARBITRI che sembrano sadicamente attirati dall’infrazione di passi facendo venire una crisi a chi danza soltanto per questi voli sopra i tre metri e zero cinque. Lasciate perdere, quelli di SKY vi vorranno ancora più bene e Casalini, nel suo convento dove tutti sono proprio buoni buoni, vi terrà aperta un celletta piena di miele.  
1 Alle SOCIETA’ che non sono nelle finali di coppa Italia se daranno il permesso di vacanza al di fuori dell’Italia per gli stranieri. Poi vi toccherebbe darli in prestito in Turchia.  
0 Ai GREEN BAY PACKERS vincitori del Super Bowl di football americano perché se da noi si scopre, come ha fatto per ora soltanto Varese, che l’azionariato popolare porta anche a titoli assoluti, qualche finto mecenate verrebbe preso da distrubi gastrici.

Oscar Eleni

Share this article