Il cammino di Schwazer

4 Novembre 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

La passione della DDS,gli attributi di Guardiola, i danzatori di Milano, l’involuzione di Gallinari, la palla prigioniera di Bertomeu, gli affamati di Prealpina, la risposta di Vitolo e la gloria di Sabonis.

 

Oscar Eleni da Settimo Milanese, la casa della DDS, Dimensione dello Sport per il grande nuoto e non soltanto per chi vive bene nell’acqua, dal bellissimo municipio nel palazzo dell’Adda dove, dopo tanto tempo, era possibile riscoprire la faccia vera dello sport per l’iniziativa United Nations to London, un sogno, una stupenda fantasia interdisciplinare che coinvolge atletica, triathlon, sport paraolimpici, un gruppo che nel laboratorio di Luca e Remo Sacchi, di allenatori che guardano sempre avanti come Giorgio Rondelli e i suoi miler, come Didoni che dovrà far camminare Schwazer fino ai giochi londinesi, ridandogli la gioia di fare sport, proverà a scalare la montagna che porta ai giochi olimpici. Di questo vi parleremo un altro giorno perché merita scoprire come si si arriva all’evoluzione del grande campione imparando dagli altri.
Adesso dobbiamo fermarci un attimo, invece, su chi non sembra proprio imparare mai certe lezioni, tipo i giocatori dell’Olimpia Milano che nella partitaccia perduta contro l’Efes Istanbul ci hanno fatto venire in mente che troppo spesso i figli, come le squadre, sono come i padri che li hanno generati, come gli uomini che li hanno messi insieme: se manca calore te ne accorgi subito, come del resto fai presto a capire chi può aver ragione fra Ibrahimovic e Guardiola che proprio ieri, senza pensare al libro dove lo svedese gli dice che è un allenatore senza attributi, senza riferimenti a chi lo attacca anche se senza di lui ha vinto tutto, si è incantenato per ricordarci i “dimenticati dei dimenticati”, i malati di mente che ancora, spesso in paesi africani, vengono incatenati. Lo stesso ragionamento che si può fare pensando al libro di Shaquille O’Neal dove ci racconta il vero Bryant, quello che va in elicottero agli allenamenti e al quale, come ha confessato Messina, non è davvero facile dire certe cose, tipo abbassarsi un po’ di più in difesa, tipo vivi con gli altri e non nel tuo cielo.
Dicevamo dell’Olimpia Armani che ha tanto talento, ma pochi giocatori da combattimento se dopo due difficili rimonte si fanno scappare una squadra che pure la settimana scorsa aveva perso in casa con lo Charleroi, anche quello un gruppo costruito spendendo tanto, ma non facile da tenere insieme e su quello Milano doveva puntare. Non ci è riuscita e allora è venuto in mente come venivano costruite le squadre ai tempi del Cesare Rubini entrato nel famedio al Cimitero Monumentale, come sono venute quelle dopo nel decennio di Peterson. Le squadre in costruzione hanno questi problemi, lo riconosciamo, per cui vedremo dei cambiamenti anche gestionali di squadra dai prossimi giorni, nella speranza che lo spirito di gruppo sia costruito senza dover ricorrere al preparatore mentale, ma puntando su concetti più semplici perché la gente si emoziona se vede giocatori che anche in serate balorde si mettono a graffiare e non a danzare.
Il fatto che al Forum ci fossero 1000 spettatori in meno rispetto ai 4500 che hanno accompagnato la Bennet nella vittoria contro Bilbao sul campo di Desio potrebbe spiegare tante cose e veder svanire così in fretta l’effetto Gallinari dovrebbe far meditare su tutto il resto e sui vedovi Mamba. Danilo si è involuto, la sua mente è sicuramente più a Denver che a Milano, lo vedi come gioca, come perde l’attimo anche in difesa e se in nazionale la scusa per entrate sempre rischiose, più per la salute che per la difesa avversaria, poteva essere quella dell’adattamento ad un gioco di squadra dove Bargnani e Belinelli tiravano sempre, a prescindere, qui all’Olimpia non può dire di essere stato messo nelle condizioni per giocare contro il suo istinto e il suo talento cestistico.
Le tribune vuote del Forum avranno anche allarmato Jordi Bertomeu che dirige l’Eurolega con chiarezza, che sa dire le cose senza arrampicarsi nel politichese. Le grandi città sono importanti, ma se in quelle città si lavora a fondo per fidelizzare il pubblico, non per isolarsi, per chiudere tutte le porte, per far cadere le cose dall’alto con quello stile un po’ così di quelli che sono venuti per spiegarci cose che sapevamo già e che avevamo visto realizzate molto meglio. Siamo con Bertomeu quando al Corsport dichiara che un campionato a 17 che diventerà a 18 squadre è una tonteria nata per paura di annunciare che davanti all’imposizione dei giudici ci si arrendeva, ma proponendo subito 3 retrocessioni mandando a quel paese chi non avrebbe capito. Siamo con lui quando fa sapere che il progetto grande Europa andrà a vanti senza soffocare i campionati nazionali, ma certo se una Celtic League di rugby porta all’evoluzione rendendo meno interessanate il campionato nazionale non si potrà fare diversamente nel basket di questo Continente che con l’Eurolega già propone il più bel campionato del mondo dopo la NBA, garantendo anche la qualità del gioco che spesso è trascurata nel modo delle cose eccezionali, quello dove, per adesso, l’unica cosa sensazionale è questo disprezzo dei miliardari proprietari in guerra con i milionari giocatori per la gente che li mantiene, per i peones che vivono della luce riflessa del grande barnum. Non siamo con lui quando accetta la visione palla prigioniera degli arbitri, delle partite al passo per andare da un tiro libero all’altro, più di 25 falli per 20’ di gioco, quando ancora si fa confusione sui contatti veramente fallosi e sulle carezze che diventano un peso nella gestione falli senza riuscire a spiegare ai giocatori tutti quegli esercizi per gli scivolamenti.
Spigolature aspettando la quinta giornata del basket che apre su La7 con Siena-Roma e chiuderà domenica sera con Treviso-Cantù su Raisport. A proposito di televisione, c’è già allarme per il calo degli ascolti. Siamo alle solite e non è colpa dei telecronisti, che ci sembrano tutti belli carichi e veri credenti in quello che commentano, ma fa parte dei misteri negli indici di ascolto che ci hanno sempre lasciato perplessi anche quando a SKY siu giustificavano per il divorzio dicendo che nelle famiglie dei 5 milioni di abbonati non c’erano abbastanza fedeli per la palla al cesto. Parlare di sport chiuso nella sua nicchia fa venire il nervoso se, ad esempio, un giornale come la Prealpina, edito a Varese, vende tantissime copie a Milano dove gli edicolanti devono pregare in ginocchio per avere più copie perché il popolo delle minors, per basket e calcio, la considera una bibbia da acquistare sempre.
Anche la rivista settimanale Superbasket potrebbe dire che i fedeli hanno uno strano concetto di attaccamento all’unica rivista specializzata se ci sono continui cambi di proprietà, comunque sia il SB che va in edicola adesso meriterebbe di essere acquistato anche soltanto per la rubrica televsiva di Valenti e per i pezzi del Turconi varesino che ci racconta dove sono finiti i campioni a cui un tempo davamo tutto il nostro affetto. Nell’ultimo numero l’aneddoto di Flowers con l’arbitro Vitolo è un capolavoro perchè l’astuto direttore di gara toscano davanti al biondo che si lamentava per aver dovuto schivare tanti accendini che arrivavano dalle tribune rispose da vero campione del mondo: ”Pensa a giocare, non metterla giù tanto dura, non erano nemmeno accesi”. Una classe superiore che non s
copri certo facendo dei quiz per abilitare gli arbitri dove viene fuori che Facchini deve stare fermo e certi incapaci vanno sul campo convinti di essere bravi per non aver scambiato le righe per terra con il triangolo di rimbalzo.
Siamo sbalorditi dopo aver scoperto che fra i giocatori disoccupati c’è qualcuno che rinuncia all’ingaggio perché deve terminare un lavoro tecnico che forse andava bene in estate e non in piena stagione agonistica. Siamo già allarmati per questa ricerca dei sostituti allenatori andando al ribasso dei compensi. Non siamo stupiti scoprendo che a Roma hanno cominciato a discutere il rendimento di Crosariol, non siamo convinti che il male nella squadra di Lardo sia tutto nei giocatori di scuola slava, anche se immaginiamo cosa si potrebbe fare, seguendo gli esempi dei mal di pancia calcistici, per arrivare a transazioni. Ha ragione Vitucci quando dice che Avellino esiste non soltanto per miracoli al di fuori del campo. Non esistono commenti per il pugno sferrato da Jared Homan all’allenatore Finelli. Giusto sospenderlo e non scherzare su una cosa dele genere. Gloria alla Lituania che ha scelto come presidente Arvidas Sabonis nelle stesse settimane in cui si fa così fatica a capire quale sarà il futuro presidenziale di Meneghin che dovrebbe esssere rieletto all’unanimità, facendo tacere, una volta per sempre, i ramarri rintanati nei comitati regionali.

Oscar Eleni (4 novembre 2011)

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