Il calibro di Beretta

22 Aprile 2009 di Stefano Olivari

1. Anche se dovesse essere un tagliatore di nastri in abito manageriale, come sembra avviato a diventare, Maurizio Beretta presidente di Lega è una vittoria politica della Juventus e delle società medie (dalla Fiorentina in giù). Nella riunione informale di ieri 19 società di A su 20 hanno detto sì o almeno fatto buon viso a cattivo gioco, rispondendo poi più volentieri a domande di calciomercato (anche gli squalificati e i pregiudicati) che a quelle di politica sportiva. Sconfitta relativa per il fronte capeggiato da Galliani (con silenzio assenso di Moratti, silenzio obbligato della Sensi e vassallaggio di qualche mantenuto), che puntava tutto sul casino in modo da far gestire tutta la vicenda televisiva post 2010 ad una azienda terza (che tanto terza non è, come abbiamo più volte scritto). Vedremo all’assemblea del 30 aprile, che si giocherà sui poteri del consiglio ‘allargato’ e sulla mutualità per la B (che mendica 20 milioni all’anno in più): una specie di superdirettorio con i fili tirati da chi di solito è presente piuttosto di occuparsi dei fatti suoi. I trombettieri della situazione hanno comunque già scaricato Matarrese, vantandosene anche. Va detto che le certezze manifestate oggi dai giornali sono esagerate, volendo sentire anche qualche campana di B: Beretta il 30 aprile potrebbe essere bruciato o comunque rimandato, se i cadetti sobillati da Matarrese daranno battaglia. Scenario verosimile: la Lega fra esattamente 13 giorni viene commissariata (Carraro?) e le due serie sotto la regia del braccio morbido di Geronzi (quello violento è squalificato) si scindono in maniera morbida eleggendo due presidenti diversi.
2. Perchè un giorno sì e l’altro anche il Milan o Carlo Ancelotti fanno a gara nell’affermare che la panchina rossonera 2009-2010 non avrà nomi nuovi? C’è un contratto firmato, un secondo posto più che probabile che con questa rosa rappresenta in campionato il risultato massimo, soprattutto l’assenza reale di alternative. E allora perché questo continuo ribadire mediatico? Agli amici della discoteca risulta che negli ultimi giorni in casa Milan siano accadute due cose: la ‘scoperta’ di una situazione finanziaria ben diversa da quella magnificata nei workshop con giornalisti spesati di tutto ed il piccolo rifiuto di Leonardo. La prima situazione imporrà un mercato senza ribaltoni, con pochi colpi mirati, la seconda ha preso un po’ in contropiede Berlusconi ma soprattutto Galliani, che per far digerire al popolo rossonero un mercato medio hanno bisogno di una faccia amata. Cosa che ha messo Ancelotti in una posizione di forza: il canale con il Chelsea è sempre aperto e per rimanere da garante-badante le pretese sarebbero fondamentalmente due. Intanto se gli acquisti saranno mirati questa volta almeno dovranno essere a lui graditi, bloccando il solito circo: un difensore su cui lavorare (al di là di Thiago Silva credibili, secondo noi, i nomi di Rami, del Lille, e del palermitano Kjaer) e Adebayor, come minimo. La seconda: prolungamento fino al 2011. Tutte cose che costerebbero molto meno di Spalletti e del suo mercato (con lui non si gioca al trotto) e che sarebbero meno rischiose del Costacurta della situazione.
3. Forse in Italia c’è ancora qualcosa da salvare, ma in linea di massima sembrerebbe di no. Invitiamo a leggere i post di questi due gruppi su Facebook (come siamo moderni, signora mia): Balotelli buffone e Io odio Balotelli . Non diamo peso ideologico a quanto c’è scritto, invece concentriamoci sul numero degli iscritti: nel primo caso, mentre stiamo scrivendo queste righe 19.529 (con 3.349 messaggi), nel secondo 10.556 (1.211 messaggi). Numeri da residenti in città medio-piccole, città evidentemente popolate da cretini. La lezione di marketing è sempre la stessa: i grandi numeri si fanno solo con i tifosi (quelli di calcio non sono nemmeno i peggiori, almeno sono mediamente in buona fede) e schierandosi. Cercheremo di ricordarcene, quando dovremo investire soldi in un progetto vero al posto del nostro stream of consciousness per quarantenni (o ex quarantenni, o futuri quarantenni).
4. Coca Cola e Fernet. L’assurdo cocktail che troppo piace al Pocho Lavezzi è anche il preferito del connazionale Angel Cabrera, fresco vincitore del Masters di Augusta: lo ha raccontato lui stesso in un’intervista intercettata a notte fonda durante le estenuanti pause di Nba Tv (‘The Shot’ di Jordan con fallo clamoroso, secondo noi, su Brian Russell ormai ce lo sognamo), mentre nel caso del giocatore del Napoli la cosa ha scandalizzato i tifosi del genere ‘Lo sai che ieri sera ho visto’. Un differenza non da poco è che Cabrera può stracciare i migliori golfisti del mondo anche con una pancia debordante, mentre lo sport di Lavezzi richiederebbe un fisico più tonico. Però confessiamo che questi connubi ci fanno impazzire. Come il doping dei poveri, che chiunque giochi da scoppiato con altri scoppiati conosce almeno per sentito dire: pastiglia di Aulin ingerita insiema ad una lattina di Red Bull, per non parlare del Viagra che ormai non viene più usato per lo scopo originale.
stefano@indiscreto.it

(appuntamento a domani, forse)
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